Brasile & Sud America
 
 
PARAGUAY  
Paraguay: un vescovo come Presidente?
di Iravol Otrebor
Secondo i sondaggi di una ricerca fatta per conto di radio Caritas l’ex vescovo cattolico Fernando Lugo vincerebbe con il 57 per cento dei voti le elezioni presidenziali del prossimo anno.
Per quasi cento anni, pur con piccoli intervalli, il partito Colorado, ora con dittatori come Stroessner, ora con democrazie autoritarie, ha governato questo paese stretto tra i due grandi del Sudamerica, il Brasile e L’Argentina. Paesi con i quali sostenne la guerra più sanguinosa della storia delle Americhe nel secolo diciannovesimo e dei quali continua a subire tuttora una pesante egemonia economica e forti condizionamenti politici.
Così anche il Paraguay sembra destinato a grandi cambiamenti per mezzo di un religioso cattolico. Nessuno ha dimenticato il singolare esperimento dai Gesuiti tre secoli or sono con lo “stato”delle “Missiones” con le popolazioni indigene Guarany.
Fino al 25 di dicembre del 2006 monsignor Fernando Armindo Lugo Mendez è stato vescovo cattolico di San Pedro Ycumandyu, in questo giorno si è dimesso per candidarsi alle elezioni presidenziali fissate per l’11 di maggio del 2008. Nel lasciare l’incarico chiede alle gerarchie religiose di ridurlo allo stato laicale. Il canone della Chiesa di Roma 285 vieta al clero di assumere cariche pubbliche ed in più l’articolo 235 della costituzione del Paraguay dice che “sono inidonei ad essere candidati alla presidenza della repubblica o alla vicepresidenza i ministri di qualsiasi religione o culto”. La Chiesa prima lo ammonisce ricordandogli che nel 994 fu nominato vescovo per sempre, ma di fronte alla volontà di Lugo di continuare nella sua scelta, dopo gli avvertimenti, arriva una lettera dal prefetto della Congregazione dei Vescovi Giovan Battista Re con la sospensione “a divinis”ovvero la proibizione ad esercitare tutte le funzioni inerenti all‘ufficio episcopale. In poco tempo, dopo le centomila firme raccolte per spingerlo a candidarsi, nasce un movimento politico per sostenerlo dal nome “Tekojaja”, eguaglianza in lingua guarany. Si tratta di un ventaglio di organizzazioni politiche e sociali ideologicamente trasversali (si passa dal Partito liberale radicale autentico, all’Unione dei cittadini etici, per arrivare alla Democrazia Cristiana, per non parlare di decine di organizzazioni sindacali ed indigene). Il programma sottoscritto prevede 21 punti definiti storici ed innovativi. Si va dalla rivoluzione agraria, alla sovranità sulle risorse energetiche e naturali del paese, alla politica monetaria e creditizia per lo sviluppo sociale, per giungere al nodo della giustizia, da sempre tallone d’Achille del Paraguay. L’ex vescovo annuncia una dura guerra alla corruzione.
 Se verrà eletto porrà fine alla “divisione del Paraguay tra coloro che rubano e coloro che sono vittime delle ruberie, tra coloro che calpestano e coloro che sono calpestati”. Alla domanda dove si colloca politicamente risponde ”di non essere né di sinistra né di destra, ma neppure di centro”, sottolineando come occorra mettere nella politica una “grande dose di etica e di morale”. Ma Lugo non porta avanti solamente una battaglia di moralizzazione molto sentita, data l’onda di scandali anche recenti dei massimi vertici del paese, ma anche la questione di rivedere i trattati di Itaipu. Nei primi anni ottanta viene costruito il più grande complesso idroelettrico del mondo, Itaipu, “ la pietra che canta “ in lingua guarany, con grandi finanziamenti brasiliani. Il dittatore Stroessner in cambio dei finanziamenti e di alcuni grandi lavori ad imprese paraguaine, concede prezzi molto bassi per l’enorme quantità di energia elettrica prodotta ed un diritto di intervento di Brasilia in caso di disordini. Questa volontà di Lugo di rinegoziare i prezzi ha creato subito grandi preoccupazioni nel vicino stato di S.Paulo, grande importatore dell’energia elettrica paraguaiana.
L’assieme delle posizioni e delle dichiarazioni hanno scatenato forti reazioni nelle forze di governo e in alcune organizzazioni di imprenditori. Subito il Partito Colorado ha gridato al pericolo di avere un Chavez in salsa guarany al potere.
La Conferenza Episcopale del paese non ha tardato molto a dichiarare la sua condivisione delle scelte del Vaticano. Ogni giorno giornali e ogni mezzo di informazione e uomini politici fanno riferimento alla incostituzionalità della candidatura di Lugo che rimarrebbe sempre un religioso e quindi non candidabile. Nei prossimi mesi il nodo dovrà essere sciolto.

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