Brasile & Sud America
 
 
SUD AMERICA E LATINA  
La latina Italia non conosce l’America Latina
di Roberto Lovari – pubblicato da Agenzia Fuoritutto
Guardando l’Italia dal Brasile viene voglia di dire, in questi giorni della elezione del nuovo Papa, che l’America Latina è un oggetto sconosciuto. Da tempo nessun giornale italiano ha corrispondenti in questo vasto continente. Certo quasi tutti i giornali hanno un loro esperto dell’area, ma quante sciocchezze! Rocco Cotroneo, che abita in Brasile, l’altra settimana ha scritto sul Corriere: “L’Argentina, un paese di immigrati, la maggior parte di origine italiana”, storicamente falso, certo il 30 o 40% degli argentini è di origine italiana, ma non la maggioranza. L’altro mese il sociologo Domenico De Masi ha invitato a guardare al Brasile perché lì vi sono le cinque migliori università del mondo. Le statistiche autorevoli ci dicono che tra le 200 migliori università del mondo nessuna si trova in Brasile né in Sudamerica. Non è un caso che il governo brasiliano, consapevole di questo ritardo, abbia programmato di mandare 100.000 dei suoi studenti nelle università estere. Questo vuoto di conoscenza si è anche trasferito ai “vaticanisti” che hanno strascritto e straparlato senza prenderci mai. I grandi fenomeni economici, politici e religiosi di questa regione di 20 milioni di chilometri quadrati e di cinquecento milioni di abitanti, sono rimasti lontani dagli “exit poll” sui papabili. Nessuno dei vaticanisti aveva dato attenzione ad un fenomeno forse determinante nella scelta del nuovo Papa, quello della perdita di fedeli da parte della Chiesa Cattolica in favore degli Evangelici, nella versione pentecostale e neo-pentecostale. Da decenni, nelle due Americhe, quella Centrale e quella del Sud, è in atto un passaggio di massa di fedeli cattolici nelle file delle molte chiese Evangeliche e Neopentecostali. Dei 565 milioni di riformati esistenti nel mondo, 107 sono in America Latina e nei Caraibi. L’unico tra i tanti esperti che ha parlato di questo fenomeno è stato lo scrittore cattolico Vittorio Messori. In anticipo aveva parlato di Bergoglio come Papa per tentare di frenare la crisi del Cattolicesimo latino americano a favore degli evangelici neopentecostali. Ma dopo questa affermazione lucida, lo scrittore Messori, per spiegare il successo di questi cristiani “born again”, si abbandona ad affermazioni totalmente inesatte. Dice testualmente: “Occorre dire che i grandi mezzi economici di cui questi missionari dispongono attirano i molti diseredati di quelle terre e li inducono ad entrare in comunità dove tutti sono sorretti anche economicamente”. Prima aveva definito questo movimento religioso: “Nelle comunità, sette, chiesuole degli evangelicals, i pentecostali che inviati e sostenuti da grandi finanziatori nordamericani”. Avrà pure scritto un libro con un Papa, ma Messori non sa proprio nulla del Sudamerica. Mentre la Chiesa Cattolica si chiudeva nelle sue belle chiese, divisa tra teologia della liberazione e conservatori, i pastori degli evangelici andavano nelle più desolate periferie delle grandi città del Sudamerica a portare il loro messaggio di fede di un cristianesimo certamente aggressivo, ma anche coinvolgente e creativo. Certo anche qui ci sono imbroglioni, come quella setta frequentata dal calciatore Kaka i cui fondatori, marito e moglie, si facevano chiamare lei la”vescova” e lui “l’apostolo”. Alcune volte si può rimanere perplessi dalla aggressività dei neo-pentecostali, ma hanno ridato dignità e speranza a decine di milioni di persone. Il cristianesimo di taglio francescano del nuovo Papa dovrà competere duramente con loro.

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