Brasile & Sud America
 
 
SUD AMERICA E LATINA  
2012: un buon anno per l'America Latina
di Roberto Lovari
Senza ombra di dubbio l’anno 2012 è stato un anno positivo per l’America Latina. Questa vasta area che dal Rio Grande, che fa da confine tra USA e Messico, si estende fino alle fredde terre della Terra del Fuoco, comprende 20 milioni di chilometri quadrati e circa 400 milioni di abitanti (Europa 10 milioni di chilometri e 700 milioni di abitanti). Tradizionalmente l’area era associata a situazioni di sottosviluppo economico, instabilità politica e scarso rispetto per i diritti civili. Questi dati stando cambiando profondamente. È sul piano economico che si hanno i dati migliori. Anche se al suo interno vi sono differenze anche notevoli, l’America Latina è cresciuta nell’anno passato del 3,2%, certamente inferiore al 4,5% del 2011, ma positivo se messo a confronto con il 2% scarso degli USA e la crescita zero della vecchia Europa.
Accanto ai dati economici vi sono quelli sociali, anch’essi decisamente positivi. La CEPAL (Commissione dell’ONU per l’America Latina e i Caraibi) ci dice che la povertà si è ridotta dal 31% al 29,4%, la più bassa delle ultime tre decadi e anche quella che viene definita “estrema povertà” è scesa dal 12 all’11,5%, sono dati freddi, ma dicono che ben tre milioni di persone sono uscite da questa terribile condizione economica. L’organismo dell’ONU ci dice che l’indice di disoccupazione scenderà dal 7,3% al 6,7%, per poi stabilizzarsi a fine 2012 al 6,4%. Un altro dato molto importante è quello della mortalità infantile. L’organizzazione della Sanità Panamericana ci dice che nelle ultime tre decadi la mortalità infantile si è ridotta della metà, passando da 54 a 23 bimbi morti ogni 1000 nati, se si manterrà la diminuzione a questi livelli l’America Latina vedrà ridotta la mortalità infantile ai livelli previsti negli Obiettivi del Millennio per il 2015.
Altro dato di indubbio interesse è la crescita della classe media che ha raggiunto in pochi anni la cifra significativa di 150 milioni di persone, secondo quanto scritto nella relazione della Banca Mondiale per il 2012. Nel buon risultato economico si vede anche la capacità di non farsi coinvolgere più di tanto dalla crisi del 2011 dei paesi sviluppati come USA ed Europa. Certamente nell’area vi sono sostanziali differenze, passando da Panama che cresce anche del 10% al Paraguay che vede il suo PIL scendere di 1,5%, ma vi sono due grandi aree di vincitori e di perdenti, vi sono paesi che sono cresciuti più della media del 3,2% e altri sotto la media. Nel primo gruppo di paesi con economia che cresce rapidamente, anche se anche loro hanno frenato un poco, ci sono il Perù, il Cile, la Colombia, il Messico e la Bolivia, nell’altro gruppo principalmente paesi del “MERSUL”, come Brasile, Argentina, Uruguay. Il Brasile, con il suo debole 1% di crescita, ha abbassato la media della regione avendone il 45% del PIL.
Ma, se l’economia è positiva, alcune nubi ci sono sul piano politico, frequenti sono le denunce di organismi internazionali sugli attacchi alla libertà di stampa in alcuni paesi dell’area quali Argentina, Ecuador e Bolivia. Sempre più complessa la situazione in Venezuela, dove la malattia di Chavez crea una grande incognita sul futuro del paese. La crisi del Paraguay derivata dalla troppo rapida sostituzione del suo presidente si sta lentamente superando. Fatto che va salutato positivamente è stata la transizione avvenuta in Messico con limitate difficoltà con il ritorno al potere del PRI con Enrique Pena Nieto. Anche in Ecuador si è aperta la campagna elettorale per eleggere il nuovo presidente. Il 2012 ha visto nascere un nuovo tentativo di mettere fine attraverso trattative alla più vecchia guerriglia del Sudamerica tra le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (FARC) e la Colombia, a gennaio riprenderanno ad incontrarsi le due delegazioni a Cuba.

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