Brasile & Sud America
 
 
SUD AMERICA E LATINA  
Colombo divide ancora Venezuela e Spagna
di Roberto Lovari – Secolo d'Italia 18/11/2010
Come ci dicono i libri d storia, il 12 di ottobre arriva in America una flottiglia di tre navi, vengono dalla Spagna e le guida un ligure dal nome di Cristoforo Colombo, per il mondo ispanico Cristobal Colon. In questa data, non solo gli storici fanno terminare il Medio Evo ed iniziare l’Era Moderna, ma comincia la scoperta e la conquista dell’America. Attraverso fasi lunghe e complesse nasce una realtà geografica con 42 milioni di chilometri quadrati e circa un miliardo di abitanti. Un avvenimento storico salutato positivamente per aver dilatato enormemente la civiltà europea ad aree poco popolate, salvo gli imperi Atzechi ed Incas. Per secoli europei derelitti, poveri e perseguitati per vari motivi hanno trovato nelle Americhe un rifugio e una casa dove poter sfuggire alla fame e poter vivere secondo le loro convinzioni religiose.
Come noto, non mancano certo le pagine oscure, come le persecuzioni delle popolazioni che già vivevano in quei luoghi e, in alcune parti delle Americhe, lo sfruttamento e la rapina delle risorse locali. Le pagine nere ci sono e sono consistenti, pur tuttavia il processo storico presenta un saldo positivo per l’uomo e per la sua civiltà. Questo fino a qualche anno fa, quando la scoperta dell’America è stata vista da intellettuali e politici di varia origine, marxista, indigenista, cattolici della teologia della Liberazione, massimalisti di sinistra di varia origine, come una conquista e solo l’inizio di una colonizzazione. Una conquista brutale, che ha visto comparire splendide civiltà, come quella Atzeca e Inca, insieme ad un vero e proprio genocidio degli Amerindi, passati, secondo i critici, da circa 90 milioni a sette milioni in totale nelle tre Americhe, oltre che un brutale saccheggio di oro ed argento portati nelle lontane Spagna e Portogallo per sostenere il lusso e lo spreco delle classi aristocratiche. È sulla base di questa visione storica che il 12 di ottobre è stato dichiarato, dal paese capofila della sinistra radicale sudamericana, il Venezuela di Chavez, giorno della Resistenza Indigena, un momento per sostenere anche le rivendicazioni di coloro che furono oppressi con l’arrivo degli europei nelle terre americane. In Venezuela il giorno della Resistenza Indigena è diventato festa nazionale nel 2002 con una decisione dell’Assemblea Nazionale. A Caracas vi è la splendida e grande piazza Venezuela, vi è anche la base di un monumento dove, fino al 2003, vi era una secolare statua di Cristobal Colon. La sua figura non merita, secondo Chavez, alcuna statua, essendo il navigatore ligure il responsabile del genocidio e delle rapine alle Americhe. Certamente il Venezuela non trova seguaci nel mondo latino americano al di fuori della Bolivia presieduta dall’amerindo Aymara.
Il 12 ottobre non è ricordato solo negli Stati Uniti con il Columbus Day, particolarmente celebrato dagli americani di origine italiana, ma anche da quasi tutti gli stati latino americani come il “Dia de la Raza”, per ricordare l’avvistamento da parte del marinaio Rodrigo de Triana di terre che sarebbero poi diventate le Americhe. L’idea di chiamare il 12 ottobre “Dia de la Raza” fu di un ministro spagnolo, Faustino Rodriguez San Pedro, presidente nel 1913 dell’Unione Ibero Americana, per celebrare l’unione tra Spagna e il mondo ibero americano. L’omaggio alla memoria immortale di Cristoforo Colombo doveva servire per esprimere l’unione spirituale esistente tra la nazione scopritrice e civilizzatrice e quelle formate in suolo americano, oggi prosperi stati, come scritto nella motivazione della nascita del “Dia de la Raza”. In Spagna poi la festa è stata denominata “Festa de la Hispanidad”, per diventare oggi festa nazionale. A Madrid, mezzo milioni di spagnoli e di immigrati latino americani hanno partecipato, circa un mese fa, ad una grande festa per ricordare il 12 di ottobre e Cristoforo Colombo, o, se si preferisce, Cristobal Colon che, con il suo operato, non solo ha scoperto l’America, ma ha fatto nascere una comunità, la “Hispanidad”, ricca di centinaia di milioni di uomini, parlanti la stessa lingua e con gli stessi valori ideali e religiosi.

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