Brasile & Sud America
 
 
SUD AMERICA E LATINA  
Grazie ai colloqui con la chiesa spiragli nel regime cubano sulle condizioni dei detenuti.
di Roberto Lovari Secolo d’Italia 05/06/2010
Prima di cercare di capire cosa stia accadendo e perché è necessario parlare del fatto: il governo cubano da mercoledì 2 giugno comincia ad attuare la promessa fatta durante le trattative con la chiesa cattolica cubana nel mese passato di attenuare le condizioni carcerarie dei prigionieri politici, ovvero il trasferimento in carcere in località vicine alle famiglie, e forse il trasferimento in ospedale dei 26 prigionieri politici in gravi condizioni di salute. Lungo e travagliato il rapporto tra Chiesa cattolica e regime castrista, salito al potere nel lontano 1959. Fino alla visita di Giovanni Paolo II nel paese nel 1998, il regime ha seguito il copione classico di tutti i regimi comunisti del mondo, professione di ateismo di Stato con conseguente repressione di ogni forma di religiosità cattolica, con chiusura delle scuole religiose ed espulsione o carcere per centinaia di religiosi. Dopo la venuta del Papa le cose hanno lentamente cominciato a cambiare. La chiesa ha potuto riaprire chiese e seminari e addirittura ottenere spazi nelle radio e in televisione. Il tutto con grande prudenza, forse eccessiva per alcuni ambienti dell'esilio e della dissidenza Cubana. Clamorosa è stata la "gaffe" del leader della Chiesa a Cuba cardinale Jaime Ortega . Nella rivista ufficiale del cattolicesimo nell'isola “Palavra Nueva” il cardinale, in relazione alla morte del dissidente Orlando Zapata, ha dichiarato: "il fatto tragico della morte del prigioniero per sciopero della fame ha dato luogo ad una guerra verbale dei mezzi di comunicazione degli Stati Uniti, della Spagna e di altri. Questa forte campagna mediatica contribuisce ad esacerbare ancora di più la crisi. Si tratta di una forma di violenza mediatica, alla quale il governo cubano risponde secondo il suo metodo".A Miami i mezzi di informazione hanno reagito dicendo che il cardinale stava accusando la stampa perché faceva sapere che a Cuba ci sono più di duecento prigionieri politici oppure perché, a differenza di quello che fanno gli Stati Uniti a Guantanamo, il regime castrista non accetta le visite della Croce Rossa. Il dissidente Farinas, in sciopero della fame da mesi, senza mezzi termini ha invitato la Chiesa ad avere più coraggio, senza paura di perdere alcuni dei privilegi che il regime le ha concesso di recente. Quando si tratta di Chiesa cattolica o di regimi comunisti capire o ricostruire il perché degli avvenimenti è notoriamente cosa non facile. La crisi economica crescente, quest'anno c'è stato il raccolto di zucchero più basso della storia di Cuba, la crescente forza dei cattolici nel paese, forse qualche sollecitazione del "duro" di Città del Vaticano. Difficile dirlo, quello che però è certo è che Raul Castro e il cardinale Ortega si sono seduti uno di fronte all'altro con tanto di foto nei due soli giornali del paese. Condizioni migliori per i prigionieri politici malati, fermo dei galoppini castristi che aggredivano le "Damas de Blanco", ovvero le mogli e i parenti dei 75 imprigionati nel 2003 per reati politici e che ogni domenica marciano per chiedere la loro liberazione. Il governo ha cominciato a trattare diversamente Farinas alimentandolo per via endovena. Certamente è poco, ma il poco nei regimi autoritari è sicuramente meglio del niente, ricordiamoci che parliamo di persone fisiche che soffrono. Purtroppo la buona notizia quando vengono da Cuba richiamano alla mente Gianni Minà che scrive nella rivista Latinoamerica numero106-107 pagina 14: "Parlare di "dissidenti”, come per esempio l'associazione delle "Damas de Blancos". Bene, recentemente si è saputo che la leader di questo gruppo di opposizione alla Rivoluzione Martha Beatriz Roque, prendeva una ricca prebenda mensile da Santiago Alvarez, un terrorista al servizio della parte più retriva degli anticastristi di Miami”. Per dovere di cronaca la vecchia cariatide di Fidel castro invece di aspettare quando farà felice il mondo con la sua scomparsa sproloquia anche questa domenica con un articolo dal titolo “EL Imperio y la guerra”. Per il vecchio dittatore assassino di Cuba il mondo si è fermato agli anni ’50.

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