Brasile & Sud America
 
 
SUD AMERICA E LATINA  
L'America Latina e la difficile unità
di Roberto Lovari L'Avanti 03/03/2010
Quest’anno inizieranno le celebrazioni del bicentenario dell’indipendenza delle colonie spagnole e di quella portoghese. Una lotta iniziata nel 1810 e terminata dopo un decennio di guerre tra i latinoamericani favorevoli all’indipendenza e la Spagna sostenuta dai latinoamericani lealisti. Il Brasile diventa indipendente per mano di un principe della stessa famiglia reale portoghese.
È in questo scenario che lunedì 22 e martedì 23 febbraio si sono riuniti a Cancun in Messico il Gruppo di Rio e il secondo vertice dei Paesi Latino Americani e del Caribe (CALC), ovvero i rappresentanti dei 32 stati delle tre Americhe, esclusi gli Stati Uniti e il Canada, manca ancora l’Honduras ancora in castigo per le sue recenti vicende interne. La riunione dei due organismi aveva l’obiettivo di creare la “Comunità degli Stati Latino Americani e dei Caraibi”, organismo che andrà ad aggiungersi a quelli già esistenti che non sono pochi. Per citarne il più importante l’Organizzazione degli Stati Americani, OSA, di cui fanno parte i 34 stati delle Americhe , tranne Cuba esclusa nel 1962 e alla quale è stata riaperta la porta a patto che rispetti alcune condizioni richieste dalla carta costitutiva dell’organizzazione. Certamente non si possono annoverare grandi risultati nella soluzione delle crisi che periodicamente investono gli stati che ne fanno parte.
La più recente di queste organizzazioni è l’Unione delle Nazioni dell’America del Sud, UNASUL, voluta fortemente dal Brasile come strumento per esercitare la sua leadership regionale. Dopo molte riunioni, molte dichiarazioni e dopo il tentativo di darle anche una struttura militare da usare in funzione di peace-keeping, per adesso continua a vivere solo sulla carta.
Si potrebbe pensare che le unioni economiche siano più fortunate di quelle politiche. Purtroppo non è così, il MERCOSUL, il patto che unisce Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay funziona solo come una grande unione economica agitata da crisi periodiche, specialmente tra i due “fratelli maggiori”, l’Argentina e il Brasile. Certamente le dichiarazioni di tutti i capi di stato o loro rappresentanti erano animate da uno spirito fortemente unitario: “creare un nuovo spazio di dialogo, concertazione e coordinamento regionale”. Raoul Castro e Lula insieme al presidente del paese ospitante hanno definito “storico” l’inizio della creazione del nuovo organismo che si rivedrà l’anno prossimo in Venezuela e nel 2012 in Cile, ma dopo le dichiarazioni iniziali e formali, quando l’incontro è entrato nel vivo, è apparso il copione classico dei vertici latino americani, con i rituali litigi violenti tra i suoi partecipanti. Nell’ultimo vertice di questi paesi nel 2007 a Santiago del Cile è rimasto famoso l’imperioso invito a tacere rivolto dal re di Spagna al polemico Chavez, ed è proprio uno scontro tra il colombiano Uribe e il presidente venezuelano che ha mandato all’aria l’atmosfera unitaria del vertice. Uribe senza mezzi termini ha risposto all’intervento di Chavez invitandolo con grande enfasi a fare la persona seria. La risposta del venezuelano non è riportabile sulla stampa.
Ma i latino americani quando litigano hanno un terreno su cui ritrovano subito l’unità, la condanna del blocco commerciale degli USA contro Cuba, a questa, in questi giorni in cui è riapparso il problema della Falkland – Malvinas, si è aggiunta una incondizionata solidarietà alle rivendicazioni dell’Argentina e una ferma condanna del colonialismo britannico.
Certamente vi sono letture diverse del ruolo e del futuro della costruenda Comunità degli Stati Latino Americani e dei Caraibi. Per Chavez e Cuba deve sostituire OSA emarginando gli USA e il Canada. Per il presidente del Messico Calderon, e la sua pare essere opinione prevalente, l’organismo dovrà essere flessibile, si riunirà annualmente o ogni due anni, non avrà né sede né personale che saranno forniti ogni volta dal paese ospitante. Qualche osservatore ha ricordato che molti dei 32 paesi partecipanti hanno molte annualità da pagare all’ONU, all’OSA e ad altre organizzazioni internazionali, pertanto chiedono tutto fuorché altre spese per organismi la cui funzionalità al momento è difficile da intravedere.

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