Brasile & Sud America
 
 
SUD AMERICA E LATINA  
Sudamerica, aspettando Obama
di Roberto Lovari da L’Opinione del 31/03/09
Attese forse eccessive per la partecipazione del presidente USA al vertice dell’OSA
Dal 17 al 19 di aprile si terrà a Trinidad e Tobago il vertice degli Stati Americani (OSA), Cuba esclusa. Obama ha cominciato a lavorare con alacrità per trovarsi in una situazione diversa da quella affrontata da Bush nel 2005 nella città argentina di Mar del Plata. Il solito provocatore Chavez con l’incredibile sostegno dell’anfitrione Kirchner organizzarono manifestazioni di massa contro il Presidente americano e gli USA. È storica l’ostilità e la diffidenza dei latinoamericani verso il ricco e a volte prepotente vicino del Nord. Si badi bene che nessun presidente nordamericano aveva ricevuto tanti leaders latinoamericani come Bush, ma la guerra dell’Iraq aveva dato nuove spinte all’avversione verso gli USA.
Obama, consapevole di tutto questo, ma anche di una grande aspettativa nei suoi confronti di tutto il mondo degli stati del Centro e del Sud America, ha cominciato subito a muoversi. Prima del suo insediamento aveva ricevuto il Presidente del Messico, Calderon, stato di vitale importanza per molti aspetti della stessa vita degli USA. L’esplosione di violenza criminale per la droga, più di 7000 morti nel 2008, si ripercuote al di là del fiume Rio Grande, confine storico tra i due stati.
Certamente Obama avrà rassicurato il preoccupato Calderon su alcune dichiarazioni da lui fatte in campagna elettorale circa la possibilità di rivedere il NAFTA, gli accordi commerciali con Canada e Messico del 1992.
Ma la grande mossa del Presidente USA è stata quella di ricevere Lula il 15 marzo. Fino ad oggi Obama aveva ricevuto solo lo storico alleato inglese Brown e il primo ministro del Giappone che, con i suoi 5000 miliardi di dollari, è il secondo PIL del mondo e grande partner economico dei nordamericani.
Per Lula essere il primo uomo di stato dell’America Latina ad essere ricevuto ufficialmente è una specie di riconoscimento di una leadership nell’America Meridionale. Il Brasile, con il suo 40% della superficie di tutta l’America del Sud e i suoi 1300 miliardi di dollari di PIL, è, di fatto, la grande potenza di quest’area e Lula negli ultimi anni la ha esercitata con capacità ed intelligenza gestendo, non senza difficoltà e alcuni dicono anche per conto degli USA, le turbolenze della sinistra radicale.
Nell’incontro di più di un’ora, i due americani più potenti del continente si sono detti molte cose., Obama ha ricoperto di elogi Lula mostrando grande attenzione per le grandi capacità di produzione di biocombustibili, leggi alcol, del Brasile, pur dicendo che a breve non sono prevedibili abbassamenti delle tariffe come richiesto del Brasile da anni. Lula ha esposte le sue posizioni sul protezionismo degli USA e ha chiesto ad Obama forti decisioni per affrontare la crisi economica e di non perdere la possibilità di migliorare le relazioni storiche degli Stati Uniti con l’America Latina.
Il lunedì successivo, in una riunione organizzata dal Wall Street Journal, Lula ha fatto la rituale richiesta del mondo latino americano agli USA di por fine all’embargo e di ristabilire le relazioni diplomatiche con Cuba. Generalmente positive sono state le valutazioni dell’incontro.
A rafforzare l’idea dell’attenzione di Obama verso l’America Latine è il viaggio che il vice presidente Biden farà a fine marzo in Costarica e in Cile dove incontrerà vari capi di stato dell’America Centrale e del Sud. Biden visiterà anche il Messico al suo ritorno.
Ma il fatto che ha più interessato le popolazioni e la classe dirigente del mondo latinoamericano sono state le dichiarazioni di Obama sugli immigrati illegali. Le varie decine di miliardi di dollari di rimesse degli immigrati negli USA e i 12 milioni di “indocumentados”, ovvero gli immigrati illegali, sono due questioni di grande rilievo nelle tre Americhe. Obama, sorprendendo tutti, ha detto al Caucos Hispanico del Congresso (associazione dei deputati di origine ispanica) che entro due mesi intende presentare un disegno di legge per regolarizzare tutti gli illegali, per la maggior parte latinoamericani, perché si tratta di una questione di diritti civili, riforma tentata dal tanto ingiustamente criticato Bush e fallita per le resistenze congiunte di democratici e repubblicani.
Gli osservatori dicono che Obama vuole affrontare adesso che è forte le questioni più difficili.
A raffreddare tanti entusiasmi è intervenuto il coordinatore della Casa Bianca per il vertice di Trinidad e Tobago dell’OSA Jeffrey Davidow che ha detto che Obama non sarà il “Papà Natale dei latinoamericani”, la priorità della Casa Bianca non sarà l’America Latina, ma la crisi economica mondiale.
Vedremo come reagiranno i vari stati come il Venezuela al vertice di aprile.

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