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In Nicaragua torna la violenza
di Roberto Lovari
La maggior parte degli italiani ha sentito parlare poco negli ultimi anni del Nicaragua, è stato solo menzionato per la vergognosa copertura data a uno dei terroristi BR responsabile della morte di Aldo Moro.
Sarebbe bene che tornassero ad occuparsene, visto il ritorno della violenza che rischia di mettere in pericolo la democrazia nel paese centro americano.
“La Prensa”, il maggior quotidiano del paese, ha denunciato proprio in questi giorni il clima di violenza scatenato dai seguaci del presidente della repubblica, il sandinista Daniel Ortega Saavedra, in vista delle elezioni dei sindaci e consiglieri comunali di 146 città indette per domenica 9 novembre.
Sembra una ripetizione del passato, fu proprio l’uccisione del direttore della “La Prensa”, Pedro Joaquim Chamorro, da parte del dittatore Anastasio Somoza Junior, a saldare la borghesia democratica di Managua e i guerriglieri marxisti leninisti del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale. L’offensiva del ’78 – ’79 fece cadere la dittatura e portò al potere il leader sandinista Daniel Ortega. Il regime autoritario instaurato, il collegamento con l’espansionismo sovietico e con Cuba scatenarono la reazione degli USA   e di Reagan che finanziarono la guerriglia dei “Contras”.
Gli anni ottanta furono anni di sangue con i vari tentativi di mediazione dei paesi vicini e dei socialdemocratici europei. Nel ’90 Ortega, costretto dalla situazione di grave crisi economica e dalla guerriglia, accettò libere elezioni che perse sconfitto dalla vedova del giornalista assassinato, Violetta Chamorro.
I tre lustri seguenti hanno visto il paese navigare tra mille difficoltà politiche ed economiche dato i danni arrecati dalla gestione sandinista dell’economia e dalla guerriglia. Anche Ortega è sopravvissuto, anche se in mezzo a turbolente vicende interne al sandinismo e a processo per stupro. Vicenda questa riapparsa nell’agosto di quest’anno, quando Ortega si è recato in Honduras per firmare l’adesione del Nicaragua all’Alleanza Bolivariana della Americhe (ALBA), l’organizzazione creata da Chavez in funzione anti USA.
L’organizzazione femminista di sinistra del “Movimento delle Donne Visitacion Padilla” ha protestato per la presenza di Ortega nel paese. La presidente di questa organizzazione, Gladys Lanza ha dichiarato: “Zola Narvaez, figlia adottiva del presidente del Nicaragua, lo ha accusato pubblicamente e ha dato seguito a questa denuncia per abusi e violenze sessuali durati 10 anni, dall’età di 11 anni. Per queste ragioni questo signore non dovrebbe venire in questo paese”.
Nonostante questa e tante altre vicende politiche, il 2006, in seguito alle divisioni dei partiti nicaraguegni, ha visto ritornare Ortega alla presidenza della repubblica.
Dopo una fase di comportamenti democratici, il sandinismo e Ortega sono ritornati al clima di violenza ed autoritario degli anni ’80, accompagnandoli con una sfacciata corruzione.
A luglio il direttore proprio della “Prensa”, Jaime Chamorro Cardenal, ha accusato Ortega di “essere uguale a Somoza”. La cancellazione giuridica dei partiti di opposizione, le accuse a dirigenti di ONG non ossequienti con il governo sandinista, hanno indotto la UE, che finanzia con ben 500 milioni di dollari all’anno il paese, a una ferma protesta e condanna di questi comportamenti anti democratici.
L’ex presidente USA Jimmy Carter ha dichiarato: “le azioni che in Nicaragua restringono seriamente gli spazi democratici mettono in discussione lo stato di diritto e il sistema pluralista dei partiti”.
La chiesa cattolica ha invitato a non votare candidati che professano “intolleranza e l’assolutismo di un solo partito”. La campagna elettorale si è chiusa a Managua con l’aggressione al candidato dell’opposizione e sindaco della città Montealegre e con il ferimento della moglie a colpi di bastoni e pietre. Lo denuncia ancora una volta “La Prensa” nelle sue pagine del 4 novembre.
Lo scrittore Leon Nunez, in un commento sconsolato, ha detto:”Ortega durerà molto, ha molti soldi, la giustizia, ad ogni livello, sta nelle sue mani, qualunque sia il risultato delle elezioni corromperà tutto e tutti per continuare a governare”.

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