Brasile & Sud America
 
 
SUD AMERICA E LATINA  
America Latina, l'equilibrio è appeso a un filo sottilissimo
di Roberto Lovari da l’Avanti
L'America del Sud è in subbuglio, il pericolo di uno scontro militare tra Colombia, Venezuela e Ecuador è reale e crea una situazione totalmente nuova. Non sono molte le guerre tra Stati di questa regione, l'ultima fu quella del secolo scorso tra Bolivia e Paraguay per il possesso della regione del Gran Caaho.
In genere gli eserciti sono sempre stati usati contro i propri cittadini. diverso è l'atteggiamento dei vari Paesi sudamericani verso la crisi apertasi tra Uribe e il duo Chavez-Correa. Il socialista Pavarè Vazquez, presidente dell'Uruguay, chiede la convocazione del Mercosul, l'argentina Cristina Kirchner condanna la Colombia e appoggia Chavez, il gigante Brasile condanna sì l'incursione della Colombia in Ecuador, ma avverte che l'esercito brasiliano ha l'ordine ferreo di sparare a vista contro eventuali sconfinamenti delle Farc in territorio brasiliano.
Molti commentatori si domandano le ragioni di una reazione così violenta di Chavez, con la rottura delle relazioni diplomatiche e l'invio di truppe alla frontiera, il tutto accompagnato da un mare di insulti. La nota impulsività dell'uomo, la sua perdita di credibilità interna, non bastano a spiegare i suoi comportamenti; l'ultimo episodio è la commemorazione del terrorista ucciso Raul Reyes. Il successo del bombardamento e conseguente morte del numero due delle Farc hanno inferto un duro colpo a Chavez.
Il presidente venezuelano aveva chiesto il riconoscimento politico per i terroristi delle Farc, sostenendo che era impossibile batterli e che bisognava trattare, offrendosi come possibile mediatore. Uribe, però, a più riprese aveva chiesto a Chavez di non trattare direttamente con i generali colombiani ma esclusivamente con lui "per problemi di sicurezza". Quando Chavez era stato esonerato dall'incarico di mediatore, le Farc lo avevano aiutato continuando a consegnargli ostaggi che erano nelle loro mani per fargli recuperare un ruolo di primo piano, ma Uribe, con l'azione in Ecuador, ha dimostrato che la guerra control le Farc si può vincere.
Quando Uribe prese il potere nel 2002, il 40 per cento del territorio colombiano era in mano della Farc o a rischio. Adesso le Farc sono ridotti a nascondersi nelle foreste ai confini di Stati (amici) come il Venezuela e l'Ecuador. Questa situazione, che vede in ballo il problema delle centinaia, o migliaia, secondo le fonti, di sequestrati, a cominciare da Ingrid Betancourt. Le Farc in questi ultimi tempi hanno adottato la tattica di Hamas contro Israele, usando le sorti di questi poveri disgraziati come scudo contro l'azione dell'esercito colombiano. Tra i documenti trovati nel computer di Raul Reyes ci sono documenti che provano i rapporti tra i narcoterroristi delle Farc e i governi dell'Ecuador e del Venezuela. Uribe ha dichiarato che li metterà a disposizione dell'Onu e dell'Unione europea, che da tempo hanno definito le Farc un'organizzazione terrorista. In questo contesto, dunque, risultano ancora più sorprendenti gli atteggiamenti assunti da alcuni esponenti politici italiani, come ad esempio quello di Walter Veltroni, leader del Partito democratico, e quello ancora più grave del ministro dimissionario degli Esteri, Massimo D'Alema.
In questi giorni, inoltre, nel nostro Paese era venuta in visita la madre della Betancourt, Iolanda, ricevuta varie volte proprio da Veltroni e D'Alena, ai quali non ha chiesto di intercedere con le Farc per la liberazione della figlia, ma anzi si è abbandonata a dichiarazioni tipo: "Vado dal Papa a chiedere il miracolo della caduta del potere del presidente Uribe". Forse il suo gesto si è rilevato addirittura giusto, perchè molti esponenti della sinistra nostrana conoscono molto bene le Farc: da Raul Mantovani di Rifondazione comunista, che partecipò sul finire del 2000 alle trattative tra le Farc e l'allora presidente della Colombia, Pastrana, al vice ministro Sentinelli, che regala milioni di dollari ai sostenitori del presidente boliviano Morales, anche lui noto amico delle Farcs. Per non parlare del sempre buono Veltroni che, nel 2002, partecipò al Social forum di Porto Alegre, dove erano presenti molti osservatori delle Farc.
Si potrebbe continuare a lungo, ma chi in questa situazione drammatica riesce ad essere anche incredibilmente buffo è Massimo D'Alema. Con una dichiarazione si dice pronto ad entrare nel gruppo dei Paesi mediatori tra le Farc e il Venezuela, poi, con un altro commento, si dice "profondamente colpito e preoccupato per l'uccisione di Reyes". I venezuelani dovrebbero farsi mediare da un uomo che dice queste parole per la scomparsa del numero due di una organizzazione di comunisti, terroristi e trafficanti di droga?

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