Brasile & Sud America
 
 
SUD AMERICA E LATINA  
Quale 2007 per l'America Latina
da Avanti del 02/01/2007
Il 2007 si chiude con molte luci e anche con significativi interrogativi, con molto ottimismo, ma anche non poco pessimismo. Dal dicembre del 2005 alla fine del 2006 l’America Latina ha visto succedersi ben tredici prove elettorali. Nonostante i fatti messicani, le tensioni in Bolivia, gli interrogativi su Chavez, si può dire che questa area ha imboccata con decisione la via della democrazia e delle libere elezioni. Parrebbe a prima vista, e molti lo dicono con esultanza, che la direzione è quella di sinistra. Il dato cambia quando si entra più in profondità, perché non sono certamente di sinistra il Messico di Calderon e la Colombia di Oribe, ma sicuramente di centro destra. L’area di centro sinistra ha forti e variegate presenze, come il Cile della Bachelet, il Brasile di Lula, il Perù di Garcia che ha abbandonato il vecchio populismo. Certamente in una sinistra non definita si collocano l’Argentina di Kirchner o l’Uruguay di Vazquez. Sicuramente la vittoria di Correa in Ecuador ha aggiunto forza alle posizioni di sinistra radicale del terzetto Castro – Chavez – Morales. Una sorpresa viene dal vecchio Ortega che si è spostato, dopo la vittoria, su posizioni molto moderate. Accanto alla crescita della democrazia l’America Latina ha visto anche un buon risultato in campo economico con un 4,2% di crescita, e questo sarà il quinto anno di crescita consecutivo, con previsioni per il 2007 del 4,7%. Accanto a questi dati positivi gli osservatori mettono in risalto l’ atteggiamento del Governo di Washington verso il quadro politico emerso dalle recenti tornate elettorali. Sembra, dice Christopher Sabatini analista della BBC, che gli USA abbiano adottato un metodo diverso nel relazionarsi con i nuovi governi dell’America Latina. Un atteggiamento neutrale e distaccato che dimostra con chiarezza l’abbandono della linea storica di forte egemonia ed anche di intervento diretto in questa area. Linea che parte dalla Dottrina Monroe nell’ottocento e che diventa ferrigna ed ossessiva negli anni della guerra fredda. Questo dato non cambierà anche in un prossimo futuro, dato l’impegno USA nelle vicende mediorientali. Forse dei cambiamenti potrebbero venire dalla recente vittoria dei democratici, da sempre diffidenti verso le aperture commerciali verso l’America Latina che potrebbero portare problemi ai lavoratori americani a causa dei costi inferiori di molti prodotti. Certamente questo quadro positivo ha molti contestatori. Quali scelte farà Chavez? La sua dichiarata volontà di costruire il “socialismo del XXI secolo” comporterà la costruzione di uno stato sempre più autoritario? La Bolivia di Morales è sull’orlo della secessione o di uno scontro razziale violentissimo. Il neo eletto Correa dichiara di volere una costituente per cambiare la struttura sociale del paese, ma oggi non ha neppure una maggioranza nel Parlamento. Si, è vero, dicono i critici dell’economia, la crescita c’è stata, ma ciò è dovuto agli elevati costi delle materie prime a livello mondiale. Non si è sfruttata questa opportunità della stabilità economica per investire in educazione, ricerca e tecnologia, elementi indispensabili per dare valore aggiunto alle esportazioni e ridurne così la dipendenza. I critici mettono a confronto l’America Latina e l’Asia. Venticinque anni fa l’America Latina riceveva il doppio degli investimenti dell’Asia, adesso la situazione si è invertita. È vero che l’America Latina è l’area che riceve più rimesse dai suoi cittadini residenti all’estero, ben cinquanta miliardi di dollari all’anno, dato su cui vivono ben 40 milioni di famiglie, ma questo flusso è destinato a decrescere, anche se con il tempo. Certamente la crescita dell’economia è buona, ma è la metà di quella asiatica. Nelle ultime tre decadi l’economia latina è cresciuta del 2,8% all’anno, contro il 3,3% della media mondiale e il 7,7%dell’Asia. La percentuale dell’America Latina nel commercio mondiale negli ultimi venticinque anni è passata dal 4,3% al 4,1%, quella dell’Asia dal 7,6% al 22,7%!
Le esportazioni nello stesso periodo da 109 a 564 miliardi di dollari, quelle dell’Asia da 163,5 a 2354,5! Sono dati che dimostrano una perdita d’importanza dell’America Latina nella scacchiera mondiale. Il 2007 vedrà questa parte del mondo affrontare questa situazione, molti dicono che ne uscirà vincente grazie al tradizionale ottimismo ed al temperamento dei popoli latino americani.
 
Roberto Lovari

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