Brasile & Sud America
 
 
VENEZUELA (CARACAS)  
La malattia di Chavez getta il Venezuela e gli alleati nell'incertezza
di Roberto Lovari
Prima della campagna elettorale del 7 di ottobre che lo avrebbe riportato alla presidenza, Chavez si era dichiarato guarito dal tumore che lo aveva colpito nel 2011 e che gli era costato già tre operazioni e vari ricoveri per cure a Cuba. Ciò fino ai primi di dicembre, quando Chavez annuncia che si dovrà operare di nuovo e, fatto mai accaduto nel passato, dice che, se fosse impossibilitato a riprendere il potere, l’uomo che sceglie per continuare la sua rivoluzione bolivariana è il vice presidente Nicolas Maduro e che i venezuelani lo dovranno votare. L’undici di dicembre avviene l’operazione che genera una situazione complessa e foriera di ogni sviluppo. Il gruppo dirigente chavista, da Maduro all’altro uomo forte del chavismo Deosdato Cabello, presidente del PSUV e dell’Assemblea Nazionale, in un andirivieni con Cuba gestiscono la situazione dando scarse notizie sulla condizione postoperatoria del presidente venezuelano. Il vero problema è il giuramento del presidente che dovrebbe avvenire il 10 di gennaio. Con una forzata interpretazione della Costituzione avallata del Supremo Tribunale di Giustizia, Chavez può continuare ad essere presidente anche senza giuramento, lo farà quando vorrà, anche di fronte al Supremo Tribunale di Giustizia. Le opposizioni protestano, ma tutti i governi della regione appoggiano la scelta fatta e perfino gli USA sono prudenti e si dichiarano rispettosi della decisione del governo venezuelano. Il gruppo dirigente chavista si porta a Cuba dove si trova Chavez e vi risiede per giorni facendo continue riunioni con Raoul Castro che governa Cuba dopo il ritiro del fratello Fidel, addirittura Chavez nomina un nuovo ministro degli esteri nella persona di Java, già suo vice presidente. L’opposizione chiede inutilmente di vedere la firma di Chavez sul decreto di nomina.
Ad essere preoccupati della salute di Chavez non sono solo i suoi fedeli, ma anche quei numerosi paesi che ottengono aiuti economici, alcune volte essenziali per la loro economia, vedi Cuba: i sei miliardi dollari che i castristi ricevono ogni anno da Chavez sono determinanti per la sopravvivenza del paese. Formalmente sono pagamenti per i vari servizi che i circa 40 o 50 mila cubani prestano al Venezuela, dalle “missiones” di tipo medico o educativo a quelli un po’ meno noti nel settore militare e dei servizi. La domanda più semplice e naturale che circola nella vasta area dell’America Latina e non, è: “lo chavismo sopravvivrà a Chavez? È in grado il Partito Socialista Unificato del Venezuela di continuare la “rivoluzione bolivariana del socialismo del XXI secolo senza la figura forte e carismatica di Chavez?”. Queste domande hanno risposte difficili e complesse che al momento attuale non è possibile avere. Bisognerà attendere e non è nemmeno possibile dire quanto.

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