Brasile & Sud America
 
 
VENEZUELA (CARACAS)  
Il Venezuela verso la dittatura
di Roberto Lovari – l’Opinione 29/12/2010
L’arcivescovo di Caracas, il cardinale Jorge Urosa in una dichiarazione del giorno di Natale ha affermato: “stiamo andando verso una dittatura comunista, non ho il minimo dubbio”. Di fronte a una realtà di questa natura il cardinale ha respinto la violenza come risposta ma ha anche affermato: “chiedo una resistenza pacifica che però non significa passiva”. Il Venezuela, nei giorni che hanno preceduto il Natale, ha assistito a fatti che segneranno fortemente il futuro del paese. L’Assemblea Nazionale uscente, dove Chavez ha una maggioranza di oltre i due terzi, ha approvato una serie di leggi ed ha concesso al presidente pieni poteri per legiferare per decreto per 18 mesi. Il 5 gennaio entrerà in carica la nuova Assemblea Nazionale eletta il 26 settembre dove Chavez ha solo il 60% dei deputati, l’opposizione il 40%, ciò grazie alla legge elettorale truffaldina che ha assegnato più deputati ai collegi dove Chavez è più forte. L’opposizione ha giustamente gridato al colpo di Stato per le leggi approvate che hanno fatto fare “un passo in avanti verso il socialismo” come ha detto Chavez. La più significativa è sicuramente la “Lei Habilitante”, che per 18 mesi permetterà a Chavez di legiferare per decreto in nove materie, compresa quella della difesa e materie finanziarie. Particolarmente grave sembrano essere i divieti posti alle ONG dalla “legge per la protezione della sovranità politica e della autodeterminazione”, le ONG e   i partiti politici non potranno ricevere più aiuti dall’estero, nemmeno per finanziare la promozione dei diritti politici. La “legge di responsabilità sociale delle radio, tv e mezzi elettronici” crea una vera e propria censura quasi come a Cuba o in Cina. Infatti estende a Internet regole sul controllo del contenuto già in vigore per radio e televisioni. I gestori di servizi di Internet saranno chiamati a rispondere di “messaggi che incitano al disordine”. Le banche private saranno costrette ogni semestre a destinare il 5% del loro fatturato lordo per finanziare progetti dei consigli municipali, i nuovi organismi locali creati da Chavez per controllare il territorio. Chavez ha utilizzato la morente Assemblea Nazionale per colpire uno dei settori dove, negli ultimi anni, si è avuta una dura opposizione ai suoi disegni autoritari, quello universitario e dei suoi studenti. All’alba dell’antivigilia di Natale è stata approvata una nuova legge che attribuisce grandi poteri al ministro della cultura. Professori e studenti hanno accusato la nuova legge di voler fare delle università delle scuole di indottrinamento socialista. A migliaia sono scesi in piazza per protestare cercando di arrivare alla sede dell’Assemblea Nazionale. Migliaia di poliziotti con cannoni ad acqua e proiettili di gomma li hanno respinti duramente provocando decine di feriti. Il rettore dell’Università del Venezuela, Cecilia Garcia Arocha, in una intervista ha definito la legge “un colpo di Stato all’università venezuelana”. Valutazione pienamente condivisa da Diego Scharifker, presidente della federazione degli studenti venezuelani. La “mesa de unidad democratica” (MUD), ossia l’organizzazione che raccoglie tutte le opposizioni, ha invitato tutti i venezuelani a partecipare in tutto il paese a “Caceroladas” ossia i tipici cortei sudamericani dove le pentole da cucina vengono percosse sonoramente. In campo internazionale ha alzato la voce il premio Nobel per la letteratura Mario Vargas LLosa che ha definito Chavez “anacronistico e comico, la regione non seguirà il progetto cubano, che è in un processo di disintegrazione”. L’ex presidente della Colombia Uribe ha condannato “le nuove dittature immature, che si proclamano leader di sinistra e cadono nei peggiori errori del dittature di destra”. La futura presidente della potente commissione esteri della camera dei rappresentanti degli Usa, la repubblicana Ileana Ros-lehtinen, in un comunicato ha detto: “è vergognoso e le azioni di Chavez per usurpare il potere e imporre un controllo stile Castro sui mezzi di comunicazione hanno ricevuto solo un lamento dalla maggioranza degli Stati membri dell’organizzazione degli Stati americani (OEA), una organizzazione che dovrebbe promuovere e proteggere la democrazia nell’emisfero occidentale”.In Europa ad oggi non c’è stato nemmeno il lamento.

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