Brasile & Sud America
 
 
VENEZUELA (CARACAS)  
Bogotà non è Cuba: brutta sorpresa per il caudillo Chavez
di Roberto Lovari – Secolo d’Italia 29/09/2010
Dopo circa sei ore dalla chiusura dei seggi elettorali, e non c’erano ancora i risultati, è apparso chiaro che le cose non erano andate come voleva il Partito Socialista Unificato Venezuelano e il suo segretario Hugo Chavez, Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Quando sugli schermi televisivi del Venezuela, da noi è possibile prendere Telesur creata da Chavez per diffondere le sue idee nel mondo, è apparsa alle due di notte, da noi le 8,30 del mattino, Tibisay Lucena, presidente del Consiglio Nazionale Elettorale per dare i dati delle elezioni è emerso subito il dato più atteso: Chavez non ha ottenuto i due terzi dei seggi dell’Assemblea Nazionale composta da 165 seggi. Il Presidente del CNE tentava di nascondere la propria delusione elogiando l’alta partecipazione alle urne dei venezuelani, il 66%, per poi dare i tanto attesi risultati elettorali, in Venezuela non sono ammessi gli exit-poll, i sondaggi fatti all’uscita dei seggi.
Non tutti i risultati sono sati dati, alcuni seggi sono ancora in via di conteggio, ma è apparso subito che, con i suoi 95 deputati del PSUV, Chavez non avrà la maggioranza dei due terzi tanta da lui richiesta per “radicalizzare il cammino verso il socialismo del XXI secolo”. Quindi l’opposizione, non solo rientra nell’Assemblea Nazionale, ma vi rientra anche con grande con grande forza. La conferma dei dati del CNE e venuta da una dichiarazione di poche parole di Aristobolo Ostoriz, responsabile della campagna elettorale del PSUV. In mezzo a centinaia di sostenitori di Chavez urlanti, ha semplicemente detto: ”Abbiamo vinto, siamo il partito più grande e più forte del Venezuela”. Subito dopo è sceso dal palco, qualcuno ha anche applaudito, Telesur ha cominciato a trasmettere un documentario. Pochi secondi dopo sono arrivate poche righe di una dichiarazione di Chavez dello stesso tenore. Una volta conosciuto il risultato finale ci potremmo trovare di fronte ad un risultato ancora più clamoroso, l’opposizione potrebbe prendere più voti. Il MUD (tavola dell’opposizione unita) lo ha dichiarato subito dicendo che il fatto che non sono stati dati i risultati di stati come Miranda e Tachira, dove l’opposizione è forte, è la riprova che il 52% dei cittadini ha votato contro Chavez. Grazie al madornale errore dell’opposizione di non presentarsi alle elezioni del 2005, lasciando in mano a Chavez l’Assemblea Nazionale, questi ha potuto cambiare la legge elettorale a suo vantaggio. In Venezuela si eleggono i 165 membri dell’AN con due metodi: il 60% con l’uninominale, il restante 40% con il proporzionale, ma Chavez ha cambiato il numero dei deputati attribuiti ai 23 stati che compongono il paese, assegnando più seggi agli stati dove è più forte e meno a quelli dove l’opposizione ha dimostrato forza nelle ultime elezioni locali. Così quasi sicuramente avremo un risultato che dà la maggioranza dei deputati a Chavez e la maggioranza dei voti all’opposizione.
Questi dati aprono uno scenario completamente diverso per le elezioni presidenziali del 2012, alle quali Chavez ha ripetutamente detto di guardare. Non occorrono raffinate analisi sociologiche per comprendere le ragioni del risultato elettorale che apre un pagina tutta nuova ma anche molto complessa. Bastano poche righe per ricordare cosa ha pesato sul voto, e non solo su quello dei cosiddetti ceti medi, l’insicurezza, la crisi economica ed energetica, la corruzione degli ambienti chavisti. Il New York Time titolava l’altro mese: “si muore di più in Venezuela che in Iraq”. I dati parlano chiaro, mortalità ogni 100.000 abitanti, Venezuela 54 (a Caracas 200), Colombia 32 (vedi guerriglia), il tragico Messico 12, l’agitato Brasile 20. Economicamente il PIL perde il 3,5%, l’inflazione con il 30% è la più alta del Sud America, la corruzione è volgarmente visibile in quella che è chiamata la “Chavez borghesia”. Si potrebbe dire che in questo quadro Chavez ha ottenuto un risultato formidabile. Per capire meglio bisogna analizzare l’opposizione. È vero che ha ritrovato un minimo di unità, la MUD raccoglie circa 12 partiti e 20 organizzazioni regionali, ma sarà in grado di fronteggiare Chavez e soprattutto elaborare una proposta politica che non si limiti a dire no a Chavez, no al comunismo? Per avere un futuro in grado di fronteggiare la furiosa reazione di Chavez, l’opposizione dovrà elaborare proposte e programmi sociali per quei milioni di chavisti. Le politiche sociali delle Missiones fatte con personale cubano, in mezzo a tanti fallimenti, hanno portato sanità, scuola e prodotti alimentari a prezzi bassi in borgate di Caracas come Patarè, con un milione di persone. Le classi medie e dirigenti nei decenni passati hanno solo pensato a sé stesse, lasciando nel più totale abbandono le classi più deboli e disagiate. Certamente la soluzione non è Chavez, ma la nuova opposizione del veterano Copei Mendoza, del popolare governatore Falcon, della capace organizzatrice Maria Corina, dovranno dire che, anche senza Chavez ,non solo ci sarà più democrazia, ma anche servizi sociali e un uso del petrolio, non da emirato arabo, ma per tutti i venezuelani.

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