Brasile & Sud America
 
 
URUGUAY (MONTEVIDEO)  
Il piccolo Uruguay sfida il mondo sulla marihuana
di Roberto Lovari
Per gli italiani il nome Uruguay richiama immediatamente il nome del nostro eroe nazionale, Giuseppe Garibaldi. È in questo piccolo paese che Garibaldi, combattendo per l’indipendenza dai grandi e scomodi vicini, l’Argentina e il Brasile, creò a Montevideo le mitiche camicie rosse. Ogni tanto ci si ricorda che il 40 % della popolazione dell’Uruguay è di origine italiana. Ma da mercoledì 31 luglio i tre milioni e mezzo di abitanti, su una superficie pari al 60% di quella italiana, saranno sotto lo sguardo incuriosito e preoccupato del mondo. Infatti la Camera dei Rappresentanti ha approvato una legge che ad oggi è unica nel mondo. Salvo una non prevista sorpresa in Senato, l’Uruguay ha una legge che delega allo stato la coltivazione e la commercializzazione e vendita della marihuana. Ogni cittadino del piccolo paese sudamericano, previa registrazione, potrà comprare 40 grammi di “cannabis” in farmacia, oppure potrà coltivare sei piantine o riunirsi in cooperative con quote prefissate. Verrà creato un organismo statale con il compito di regolare i molti punti della legge. Forse chi segue il Sudamerica non si sarà sorpreso molto pensando che l’Uruguay ha di recente approvato una legge su un tema tabù per tutta la regione, esclusa Cuba, l’aborto. Infatti da pochi giorni il paese ha una legge su un tema che anche le sinistre più radicali che governano molti paesi dell’area tengono ben lontano dalla loro attività amministrativa. Altri parleranno di una tradizione liberale che il paese coltivò agli inizi del secolo XX, con uno stato laico fin dal 1917, unico ad ammettere il divorzio per la sola volontà della donna, o ammettere le donne al voto, come avvenne con un plebiscito nel 1927. Questo processo fu interrotto dal regime militare che governò il paese dal 1973 al 1985. La legge sulla marihuana cade in una America Latina che vede democratici, come l’ex presidente del Brasile Fernando Henrique Cardoso, o conservatori, come il presidente del Guatemala Medina, chiedere un cambiamento profondo delle politiche sulla droga. Le stragi spaventose provocate dal narcotraffico in tutta la regione mettono a repentaglio la stessa democrazia. Ed è proprio il narcotraffico la base del ragionamento sull’appoggio alla legge del presidente uruguaiano Mujica. Il vecchio guerrigliero Tupamaro, ha 77 anni, ha sorpreso tutti dopo la sua elezione nel 2009, ha invitato a Punta del Est ben 500 operatori economici. Senza peli sulla lingua ha invitato tutti ad investire nel suo paese perché “i loro investimenti e i loro profitti avranno il massimo rispetto”. Inutile dire che le sue parole erano da mettere a confronto con tanti paesi della regione che pensano di risolvere i loro problemi espropriando o nazionalizzando beni e servizi di proprietà di stranieri. Il vecchio presidente, in una intervista alla BBC, ha detto: “non ho mai fumato una “canna”, non è la droga che mi preoccupa, ma il narcotraffico, anche da noi sono cominciate le morti per gli scontri tra trafficanti di droga”. Il premio Nobel Mario Vargas Llosa ha detto al giornale spagnolo El Pais: “chi lo avrebbe detto che un vecchio guerrigliero sarebbe diventato un modello di legalità, libertà, progresso e creatività”. Certamente non saranno pochi quelli che ricorderanno anche il monito di papa Francesco contro la liberalizzazione delle droghe.

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