Brasile & Sud America
 
 
COLOMBIA (SANTA FÈ DE BOGOTÀ)  
Ottimismo per le trattative di pace tra la Colombia e la guerriglia comunista delle FARC
di Roberto Lovari – da agenziafuoritutto.it
E’ un anno che all’Avana una delegazione del governo della Colombia e delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) stanno trattando un accordo per mettere fine ad uno scontro che in 50 anni ha prodotto più di 200.000 morti e milioni di sfollati. Dopo una fase che aveva visto raggiungere un accordo su due punti qualificanti, quali la questione agraria e il futuro politico delle FARC, la fine dell’anno sembrava indicare grandi difficoltà per un esito positivo della trattativa. Ciò nonostante gli sforzi dei quattro paesi “facilitatori”, ovvero Cuba, Venezuela, Cile e Norvegia dove si era svolto il primo incontro. Purtroppo la storia della Colombia è piena di tentativi di pace andati a vuoto. L’ultimo sotto la presidenza Pastrana aveva visto ben tre anni di trattative (1999-2002) a San Vicente del Caguan. Lo stato colombiano, per favorire le trattative, aveva addirittura smilitarizzato 40.000 chilometri quadrati lasciandoli in mano alle FARC. Purtroppo, il Governo aveva dovuto interrompere le trattative perché le FARC non solo continuavano le loro azioni terroriste, ma utilizzavano i territori sotto il loro controllo per riorganizzarsi e rafforzare la produzione e il commercio della cocaina, fonte, insieme ai sequestri di persone, di finanziamento per le loro forze. Questa volta il Governo ha detto chiaramente che, mentre avrebbe trattato, avrebbe anche continuato a colpire la guerriglia comunista. Infatti il 2013 ha visto le FARC subire duri colpi che hanno indebolito la loro dirigenza. Il 2014 sembrava aprirsi con le FARC che avevano dichiarato un cessate il fuoco unilaterale, chiedendo nel contempo una Assemblea Costituente a cui sottoporre l’accordo di pace. Il Governo colombiano, mentre non accettava il cessate il fuoco, proponeva invece di sottoporre il risultato delle trattative ad un referendum in concomitanza con le votazioni previste nel 2014. Ma la vera difficoltà della nuova riunione prevista per il 13 di gennaio, era quale soluzione dare per le coltivazioni illegali di droghe delle FARC. Nonostante ambedue le delegazioni, FARC e Governo, avessero fatto dichiarazioni ottimiste sul futuro della trattativa, negli osservatori regnava il pessimismo, essendo presente a tutti l’importanza del punto droga. Improvvisa ed inattesa la svolta. In un documento reso noto martedì, le FARC propongono un “Programma nazionale di sostituzione dell’uso illecito della coltivazione della foglia di coca, papavero da oppio e marihuana e che sostituisca la proibizione e il divieto con la sostituzione volontaria”. Quindi fine delle fumigazioni e smilitarizzazione delle zone in discussione. Il documento chiede che questo programma di sostituzione volontaria sia incluso nel Piano Nazionale di Sviluppo. I territori dove si realizzerà la sostituzione delle coltivazioni illegali saranno definiti con la partecipazione diretta delle FARC e delle comunità coinvolte. I territori saranno esclusi dalle attività minerarie e petrolifere. Sicuramente una svolta su un tema tanto delicato.

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