Brasile & Sud America
 
 
COLOMBIA (SANTA FÈ DE BOGOTÀ)  
Amore per la Betancourt? No, è odio per Alvaro Uribe
di Roberto Lovari da L'Opinione del 08/07/08
Dopo esserci goduti la liberazione della Betancourt, dei tre americani e dei soldati colombiani, occorre dire alcune cose che anche la stampa democratica ha sottaciuto o ignorato. La vicenda Betancourt negli ultimi anni si è arricchita di molti risvolti politici. Sulla giusta campagna che si è sviluppata nel mondo per la sua liberazione, si sono innestate vaste manovre da parte della sinistra internazionale e in primo luogo di quella italiana.
Le ragioni della mobilitazione marxista, comunista e di vario conio ha un nome preciso, Alvaro Uribe Velez, presidente della Colombia. Da anni la sinistra comunista, in tutti i luoghi possibili, stampa, assemblee elettive, nel Parlamento Europeo, ha messo sotto accusa il leader colombiano accusandolo di ogni tipo di misfatto contro il popolo colombiano. Le ragioni di questa globale e feroce avversione sono sintetizzabili in tre aspetti, Uribe è l’unico presidente chiaramente di centro destra in un Sudamerica governato dalla sinistra, anche se nel suo ambito vi sono differenze profondissime. Uribe ha stretto un patto di ferro con gli USA, che, dopo l’11 settembre hanno capito che la loro lotta al terrorismo passava anche per quella ai narco terroristi delle marxiste e comuniste FARC e ELN. Uribe aveva vinto le elezioni con un preciso programma di lotta alle FARC e all’ELN. Con una dura azione militare e con gli aiuti militari e finanziari degli USA del “Plan Colombia”, nonostante vari attentati alla sua vita, il presidente è riuscito a riportare sotto il controllo dello stato il paese, costringendo le guerriglie comuniste a nascondersi nelle foreste più profonde. Ma soprattutto il presidente colombiano ha adottato una politica chiara e precisa sul piano delle trattative di pace o per lo scambio di prigionieri con la guerriglia.
È proprio su questo punto che si è scatenata l’offensiva globale dei vari comunismi contro di lui. Con chiarezza Uribe ha definito alcuni punti: le trattative o lo scambio non si svolgeranno, come nel 1998 – 2002, in territori smilitarizzati o passati addirittura sotto il controllo della guerriglia, i guerriglieri rilasciati dovranno impegnarsi a non riprendere le armi. Le FARC chiedevano che fossero assegnati loro alcuni comuni nella foresta e non si impegnavano in nulla per quanto riguardava il futuro impegno dei guerriglieri rilasciati. Su queste posizioni differenti la sinistra colombiana, il venezuelano Chavez, la sinistra nel mondo e in modo particolare in Italia, hanno cominciato ad attaccare Uribe accusandolo di non volere né la liberazione dei sequestrati né la pace.
Il caso Betancourt è stato utilizzato da anni per portare avanti gli attacchi ad Uribe. A Roma parte già nel 2003, quando Veltroni lancia la campagna in Campidoglio per la sua liberazione, guardandosi bene dal dire una sola mezza parola che questa guerriglia è fatta da comunisti marxisti ben conosciuti dagli alleati di Rifondazione Comunista.
Ramon Mantovani ha partecipato alle trattative nel 2000, intervistando anche il numero due, Reyes. Ma l’esempio del furbo Walter è stato seguito per anni da quasi tutta la stampa, le FARC sono diventate semplicemente la “guerriglia” con la quale il cattivo servo degli americani non vuole alcuna trattativa. Certamente qualche dubbio su questa campagna a favore della Betancourt, dopo le immagini apparse in TV, vengono spontanee. Molti, penso, si saranno domandati ma quella signora che pareva uscita da poco da un salone di bellezza, forse bisognosa di ginnastica per una visibile pinguedine, era la stessa Betancourt, emaciata e sofferente, che ci hanno mostrato per mesi per spingere Uribe ad accettare le condizioni poste dalle FARC per trattare? Nelle immagini trasmesseci dalla TV è apparsa la Ingrid che abbracciava la madre, la ex senatrice ed ex miss Colombia, Yolanda Pulecio. Questa signora non ha detto una parola, in compenso aveva parlato molto nei mesi scorsi. Fiumi di insulti e di accuse a Uribe indicato come l’unico responsabile della prigionia della figlia. Senza vergogna la signora Pulecio era stata a Roma a febbraio per partecipare ad un convegno della Fondazione Lelio Basso, con il noto difensore della libertà Gianni Minà.
Sempre la signora Pulecio ha dato alla stampa due perle. Parlando alla Fondazione Basso: “qui c’è il meglio degli intellettuali d’Italia” e ancora: “sono venuta a Roma per chiedere al Papa il miracolo di far cadere Uribe”.
Il suo ufficio stampa aveva anche dichiarato che l’aveva ricevuta il Papa, una nota vaticana aveva precisato che nell’udienza del mercoledì, tra i tanti, il Papa aveva salutato la signora Yolanda Pulecio.
Chi legge in questi giorni il Manifesto o Liberazione coglie lo sgomento che il successo di Uribe ha prodotto, perché la liberazione della Betancourt è il successo della politica portata avanti da Uribe e dagli americani.
Certamente le FARC non sono vinte, è difficile dire quello che farà Cano, nuovo capo della guerriglia, che, per essere stato iscritto  un anno a sociologia, è subito diventato il “sociologo”. Il colpo inferto alle FARC con le varie morti dei loro leaders è pesante, ma soprattutto è pesantissima la caduta in mano dei venezuelani dei computers del loro numero due. In modo incontestabile, l’Interpol lo ha confermato, ci sono stati rapporti stretti e permanenti di Chavez e Correa con le FARC. Sono apparsi anche i legami certi di alcuni “mediatori neutrali” come la senatrice colombiana Piedad Cordoba, sempre pronta ad accusare Uribe, come la Pulecio, di ogni misfatto.
La verità sta lentamente venendo fuori.

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