Brasile & Sud America
 
 
CILE (SANTIAGO DEL CILE)  
Persino in Cile la destra si fa
Di Roberto Lovari – Secolo 18/02/2010
Non occorrono studi per affermare che l’America Latina è quasi dimenticata dall’informazione e dal dibattito politico pur sempre pronto ad utilizzare ogni spunto anche di politica estera. Si pensi che nessun giornale italiano ha un corrispondente fisso in America Latina e la potente RAI si limita ad una presenza fissa a Buenos Aires.
Forse è utile ricordare che parliamo di un’area di circa 500 milioni di abitanti e 19 milioni circa di chilometri quadrati, ovvero quasi il doppio della superficie della vecchia Europa. Nel governo italiano esiste un sottosegretario con delega per l’America Latina, ma purtroppo nemmeno l’ottimo Scotti è riuscito a trarre fuori dall’oblio questa area geografica. Probabilmente nel futuro non sono prevedibili cambiamenti. Ciò che sta accadendo o che potrà verificarsi in futuro imbarazzerà il centro sinistra, ma anche l’area di centro destra.
Per la sinistra le cattive notizie non giungono solo dal crescente peggioramento degli indici di democrazia nel Venezuela di Chavez e dei suoi alleati, ma anche dall’amato Cile. Qui, dopo vent’anni di governo, il centro sinistra è stato battuto da un uomo di centro destra, Sebastian Piñera. Subito si è tentato di gridare al ritorno di Pinochet e dei suoi uomini. Peccato che il nuovo presidente nel non lontano ’89 si schierò pubblicamente contro Pinochet nel referendum ed ha detto a chiare note che avrebbe scelto per governare uomini nuovi ben lontani dal passato.
Ma se il centro sinistra non ha sorriso per i risultati elettorali, nemmeno il centro destra sembra impazzire di gioia per Piñera. Certamente il “Giornale” di Feltri ha subito salutato il probabile ritorno dei “Chicago Boys”, gli allievi di quel Milton Friedman, teorico di un liberalismo molto spinto, che avevano governato l’economia cilena. Il “Giornale” farebbe bene a documentarsi meglio, una delle caratteristiche degli ultimi anni del Cile è che chi prende il governo è molto attento a fare cambiamenti. La “Concertacion”, ovvero l’alleanza di partiti di centro sinistra che ha ereditato la guida del Cile da Pinochet, ha fatto pochissimi cambiamenti in politica economica, facendo invece ampliamenti delle politiche sociali. Ma il “Giornale” nella sua esaltazione di Piñera si guarda bene dal dire che il nuovo presidente nella sua campagna elettorale si è presentato ad un dibattito con una coppia di omosessuali chiedendo per loro una legge adeguata e chiedendo inoltre che l’uso della pillola RU486 sia reso possibile per tutte le cilene. Ma i segnali che il centro e la destra non chiedono solo Dio, Patria e Famiglia non vengono solo dal Cile, l’altra settimana un altro partito di centrodestra, il Partito di Liberazione Nazionale (PLN) del Costarica, ha eletto una donna come suo presidente. La signora Chinchilla ha subito detto che governerà con “il dialogo e la trasparenza”. Ma Cile e Costarica rischiano di non essere soli nella pratica di idee realmente liberali e un po’ laiche, novità arrivano anche da un paese tra i più conservatori e cattolici, il Perù. Qui l’anno prossimo si vota per le presidenziali, l’attuale presidente, Alan Garcia, non può ripresentarsi e pertanto si è aperta la gara tra i candidati. Con grande sorpresa il presidente Alan Garcia ha dichiarato che vede con simpatia la candidatura dello scrittore Jaime Bayly. Bisessuale confesso, a gennaio, nel lanciare la sua candidatura alla presidenza, ha detto di essere a favore della riduzione delle spese militari, del matrimonio tra gay, della legalizzazione dell’aborto e delle droghe.
Nonostante la “simpatia” di Garcia, Bayly difficilmente sarà eletto presidente, ma riuscirà a far discutere il suo paese su temi fino ad oggi quasi tabù. In Italia i suoi libri sono stati pubblicati, forse andrebbero letti anche da qualche esponente del PDL.

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