Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
La criminalità organizzata all'assalto di Rio de Janeiro
di Roberto Lovari
Anche alla televisione italiana sono apparse le scene di scontri, quasi a livello di guerriglia che si stanno verificando a Rio de Janeiro. Da sabato sono costati più di venti morti, oltre a grandi danni materiali come l’incendio di bus e di auto private e la distruzione, a colpi di mitragliatrice, di una garitta della polizia militare. Già due anni fa a Rio vi erano state scene simili di attacchi della malavita organizzata contro la vita della città. Nel 2006 la più grande città del Brasile, cuore economico del paese, San Paolo, si era addirittura fermata per un giorno, compresa la potente Borsa, per gli attacchi di delinquenti. Ben 83 morti, di cui la metà poliziotti, decine di mezzi pubblici e privati distrutti. La cause di questo fenomeno sono ormai note e chiare, la malavita organizzata attacca lo stato per intimidirlo e tentare di fermare la sua azione, vendicare ad esempio il trasferimento verso carceri più dure o lontane di alcuni loro capi, come è stato il caso di uno dei capi dalla malavita paulista. Marcola.
Durante gli anni ’70 e ’80 la malavita esistente nel grande universo delle prigioni brasiliane, ben 500.000 detenuti, spesso prendendo esempio dall’opposizione armata al regime dei militari, si è data una struttura organizzativa come il “Comando Vermelho” (Comando Rosso) o gli “Amigos dos Amigos”. Queste organizzazioni, oltre a controllare le prigioni del paese, hanno esteso il loro controllo sulle aree più povere e degradate delle grandi aree urbane, le favelas. Il loro potere e forza si è enormemente allargato per due ragioni, la diffusione del consumo di cocaina e marjuana e la chiusura, da parte degli USA, della via dei Caraibi per far arrivare gli stupefacenti nel loro paese, con la conseguenza che il Brasile è diventato la base di partenza della cocaina del Perù e della Colombia verso tutto il mondo. Questa nuova realtà ha prodotto un dilatarsi del traffico delle armi necessarie alle organizzazioni criminali per difendersi dalla polizia e spesso per scontrarsi tra di loro per il controllo del traffico e dei punti di spaccio, detti a Rio “Bocas de Fumos”. Gli ultimi anni hanno visto le circa 700 favelas di Rio, dove abitano milioni di persone, cadere sotto il controllo dei trafficanti. Gli scontri tra i gruppi criminali, gli omicidi, le vittime innocenti di “balas perdidas”, le reazioni della polizia con conseguenti scontri, sono entrati nel vissuto quotidiano di quella che viene chiamata non ingiustamente “a cidade meravighlosa”, cioè la città meravigliosa. Al fenomeno dei narcotrafficanti si sono aggiunti negli ultimi anni i gruppi delle “milicias”, organizzazioni composte da ex poliziotti, pompieri, ex militari, o anche poliziotti ancora in servizio, che, con le armi e attraverso scontri spesso sanguinosi, hanno imposto il loro controllo su decine di favelas scacciandone i criminali dediti allo spaccio di droga. Esse si mantengono imponendo tasse, ad esempio sulla vendita di bombole di gas, o offrendo “protezione” alle attività economiche. Le scene di un elicottero abbattuto dai narcotrafficanti, o della polizia che entra solo con il “caiverao”, il grande teschio, un mezzo blindato, hanno dato il segno della gravità della situazione. Da un paio d’anni è partita la controffensiva dello stato di Rio. La strategia costruita a Rio si chiama “unità di polizia pacificatrice” (UPP), gruppi di poliziotti che riconquistano le favelas e vi si insediano creando un forte e pacifico rapporto con i suoi abitanti. È stato proprio un successo della polizia pacificatrice che in 12 operazioni è riuscita a riportare la legge e ad allontanare i trafficanti di droghe. Gli assalti agli autobus, le aggressioni e rapine in zone centrali, il mitragliamento di un posto di polizia, sarebbero il risultato di una tregua e dell’alleanza dei due grandi gruppi criminali per fermare l’azione dello Stato di Rio contro di loro. Le autorità politiche e di polizia hanno risposto con l’invio di carri armati e di ogni tipo si polizia nelle favelas dove, si dice, si nascondono i capi del narcotraffico. È difficile dire cosa succederà, sembra di poter dire che lo Stato di Rio de Janeiro sia fortemente determinato a por fine al potere dei grandi gruppi organizzati dei narcotrafficanti. Ricordiamoci che nel 2014 ci sanno i campionati del mondo di calcio e nel 2016 le Olimpiadi.

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