Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
Una donna al comando del Brasile
di Roberto Lovari - Avanti! – 17/09/2010
Il Brasile con i suoi otto milioni e mezzo di chilometri quadrati e i suoi duecento milioni di abitanti rappresenta non solo il 40% dell’America del Sud, ma soprattutto, con il suo PIL che sta dietro a quello italiano, è una grande potenza economica regionale ed emergente. Otto anni di governo di Fernando Enrique Cardoso e soprattutto gli ultimi otto di Luis Iñacio Da Silva, meglio conosciuto come Lula, hanno cambiato in positivo la storia del Brasile. Mentre altri paesi come l’Argentina, che dopo la seconda guerra mondiale era il paese più ricco dopo gli USA e tra le 10 economie più grandi del mondo, adesso non riesce a superare il disastro del 2001 tra crisi politiche ed economiche, il Brasile ha visto la sua economia crescere per anni del 5% all’anno e cominciare ad accorciare le distanze vergognose nella distribuzione del reddito.
Se il riformista Cardoso con il suo “piano real” e la legge della responsabilità fiscale, i comuni e gli stati non possono spendere più delle entrate pena la responsabilità personale, ha tirato fuori il Brasile da una devastante inflazione, Lula ne ha continuato la politica economica di rigore affiancandola da un poderoso piano di assistenza sociale chiamato “bolsa familia”, un contributo di circa 50 euro a dodici milioni e seicentomila famiglie povere. Sembrerà piccola cosa a un europeo, ma per circa cinquanta milioni di brasiliani significa poter mettere insieme pranzo e cena.
Il Lula espressione di un partito di sinistra estrema, il PT, partito dei lavoratori, una volta insediatosi il 1 di gennaio del 2003 ha dimostrato grande pragmatismo e capacità di direzione politica non esitando a far cacciare dal partito l’ala insoddisfatta della sua politica economica rispettosa dell’economia di mercato. I risultati ce li dicono i dati dell’ONU, ben 30 milioni di persone uscite dalla povertà estrema, un generale aumento del potere di acquisto e della condizione economica delle classi più povere del paese. Nonostante qualche gaffe e sonori insuccessi in politica estera, Lula è diventato un fenomeno mai esistito nella storia del paese, un presidente che al termine del suo mandato ha indici di popolarità altissimi, ad esempio il 78% dei brasiliani ritiene il suo governo buono o ottimo, il 18% regolare e solo il 4% cattivo. Bisogna premettere questi elementi per spiegare cosa stia accadendo nel paese. Lula ha fatto di una quasi sconosciuta, Dilma Roussef, suo ministro della “casa civil”, una specie di sottosegretario alla presidenza, la sua erede e, a pochi giorni dalla sua elezione alla presidenza, si vota il 3 di ottobre, Lula, salvo imprevisti, riuscirà a fare quello che non è mai riuscito a fare per sé stesso, l’elezione al primo turno. Anche nel secondo mandato, pur essendo arrivato al 48,5% dei voti, gli toccò attendere il secondo turno. Dilma Roussef è al 53%, l’opposizione più significativa, quella del PSDB con Jose Serra, è al 27%, il terzo candidato, la verde Marina da Silva, all’11%. In questi giorni la campagna elettorale si sta arroventando a causa della rottura del segreto bancario e fiscale della figlia di Serra e di alcuni dirigenti del partito di opposizione PSDB da parte di alcune persone legate forse al partito di Lula, il PT. La cosa ha scatenato l’opposizione e i mezzi di informazione. Lula, memore di quando, nel finale della campagna del 2006, furono tirati in ballo alcuni scandali del suo partito, cosa che gli costò la vittoria al primo turno, ha accentuato il suo impegno accanto alla sua erede. Non contento di averla sostenuta con ogni mezzo, nonostante le multe delle autorità elettorali, Lula è intervenuto addirittura nella campagna elettorale gratuita in TV difendendola dai sospetti ed attaccando duramente Serra. Il fatto ha suscitato perplessità ed attacchi, Lula è tuttora presidente e, dicono, dovrebbe astenersi almeno nella propaganda ufficiale della Roussef. Ma Lula, con le sue molte campagne elettorali, sa che gli ultimi giorni sono molto pericolosi, ha il risultato in tasca e vuole che ci rimanga, protestino pure.

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