Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
I due volti di Lula
di Roberto Lovari
Il presidente brasiliano Lula si sta avvicinando al termine del suo secondo mandato con una grande popolarità interna ed internazionale. Dando forte impulso alla politica economica e sociale del suo predecessore, il tanto bistrattato da lui e dal suo partito Fernando Henrique Cardoso, Lula ha ottenuto grandi risultati nel campo della crescita economica e nella lotta alle diseguaglianze sociali del Brasile.
Ma, se le lodi internazionali sulla sua politica interna sono convinte e diffuse, lo stesso non si può dire per quella estera del Brasile, anzi. Sono del mese di giugno le critiche delle organizzazioni dei diritti umani che hanno messo allo scoperto come il Brasile sia amico o appoggi dittatori o governi autoritari. In giugno l’intervento di Lula a Ginevra al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite è stato accolto da bordate di critiche di Amnesty International, di Human Rights Watch e di altri importanti gruppi di difesa dei diritti umani.
La sostanza delle critiche era che Lula e il Brasile appoggiano o non si mettono contro gli stati autoritari o che violano i diritti umani. L’anno passato, dopo la chiusura della televisione più importante del Venezuela da parte di Chavez, la RCTV, Lula ha dichiarato a “Spiegel” che “Chavez senza ombra di dubbio è il miglior presidente venezuelano degli ultimi cento anni”.
Nel gennaio del 2008, dopo una visita a Cuba, ha detto che sperava che Fidel Castro tornasse al potere per riassumere il suo “ruolo storico”. Si potrebbe pensare che Lula prenda queste posizioni per non “scoprirsi a sinistra”.
Ma perché allora una serie di astensioni all’ONU su grandi questioni? Sulle indagini e sulle violazioni dei diritti umani nello Sri Lanka, in Corea del Nord, in Congo. Non solo i paesi europei, anche la peronista Argentina avevano votato a favore del monitoraggio. In febbraio, durante l’esame della situazione dei diritti umani a Cuba, il Brasile aveva detto di apprezzare il ruolo di Cuba nel campo dei diritti umani. Il direttore per le Americhe di Human Rights Watch, Jose Miguel Vivanco, ha detto con chiarezza che “il Brasile ritiene che la sua politica di solidarietà al terzo mondo e alle lotte anticolonialiste debbono prevalere sulle questioni delle violazioni dei diritti umani”.
Molti ricordano con una non celata malignità come il gruppo dirigente del PT durante il regime militare che governò il Brasile fino all’85 avesse avuto grande appoggio da Cuba e dai suoi servizi segreti. Sfrontatamente il consigliere per gli affari internazionali di Lula, forse il vero ministro degli esteri Marco Aurelio Garcia, ha difeso in una intervista al giornale “O Estado de São Palo” la linea della “neutralità brasiliana sui diritti civili”.
“Il Brasile non è tenuto a dare certificati di buona o cattiva condotta ai paesi del mondo. Crediamo che sia più importante un’azione di carattere positivo che porti ai paesi in discussione miglioramenti della situazione interna che un’azione di isolamento”.
Inutile ricordare come la sinistra di ogni paese per decenni ha chiesto l’isolamento di paesi autoritari come il Cile di Pinochet o la razzista Sudafrica. Ed è stata forse questa linea terzomondista ad aver fatto fare una gaffe incredibile a Lula proprio in questi giorni. In visita in Kazakistan, interrogato su quello che stava accadendo a Teheran, Lula ha detto “ niente di grave, solo piantarelli di perdenti, è come al calcio, chi perde piange e protesta”. Al suo ritorno in patria il Presidente ha trovato un mare di critiche sulle sue valutazioni sui tragici avvenimenti dell’Iran. Probabilmente non sono giorni fortunati questi per Lula. Infatti, pochi giorni dopo il suo rientro in patria, in una dichiarazione per difendere l’alleato presidente del Senato Sarney coinvolto in vicende di gravi violazioni di legge e di nepotismo, ha testualmente detto:”basta attacchi a Sarney, ha una grande storia, non è un uomo comune”.
L’autorevole rivista Veja ha dedicato mezzo numero per ricordare tutti i corrotti difesi da Lula. Forse anche in Brasile la sinistra ha due morali, una per tutti i comuni mortali e un’altra per quelli di sinistra o per gli amici di Lula.
Non solo l’opposizione chiede l’allontanamento del Presidente del Senato, ma anche partiti alleati come il PDT, addirittura il suo partito, il PT è diviso.
Il PT per anni ha fatto delle denunce per corruzione uno dei cavalli di battaglia della sua azione politica, ora il petista Lula dice “basta con le denunce”.

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