Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
Lula, storica ambiguità.
di Roberto Lovari da l’Avanti 07/04/09
Conservatore in casa e progressista all’estero.
 
La fine di marzo e i primi di aprile sono stati giorni molto intensi per il Brasile e per Lula. Per la prima volta dalla sua elezione ha visto la sua popolarità scendere dai livelli stratosferici di più dell’80% a un pur sempre buono 64%, perdita di popolarità anche per il governo che supera di poco il 50%.
Le ragioni sono chiare e alla luce del sole. L’opinione pubblica, i giornali, i mezzi di informazione non hanno tralasciato di ricordare e di imputare a Lula le dichiarazioni sulla crisi al suo nascere. Con un sorriso di sufficienza rispondeva ai giornalisti che gli chiedevano cosa sarebbe accaduto al Brasile a causa della crisi economica mondiale di fare la domanda agli USA, al massimo in Brasile sarebbe arrivata una “piccola onda”. Invece è arrivata una crisi che, se anche non è recessione, ha comunque generato un forte calo del PIL con licenziamenti di migliaia di lavoratori.
Lula, secondo uno schema classico, quando le cose non vanno bene in casa cerca il successo all’estero. Eccolo allora partecipare a Doha, nel Qatar, al vertice tra paesi arabi e paesi sudamericani. Invece di raccogliere successi, riesce con tempismo ad evitare di sedere accanto al ricercato Omar Al-Bashir, il presidente sudanese accusato dal Tribunale Internazionale per i massacri in Darfur. Lula, sedutosi per una cena, accortosi che il suo vicino era il sudanese, si è alzato con una scusa e non è più tornato al tavolo.
Miglior sorte ha avuto a Londra, al G20 sulla crisi mondiale.
Su Lula all’estero ha scritto un pezzo molto sintetico il prestigioso “O Estado de S.Paulo”. Il giornale paulista ha ricordato un dato di Lula permanente, conservatore e liberale in patria, progressista nei consensi internazionali. La sua politica economica ultra liberale ha assicurato al Brasile grandi risultati economici negli ultimi anni, in politica estera prevalgono le posizioni di sinistra del suo consigliere per gli affari internazionali Marco Aurelio Garcia. Al ministro degli esteri ufficiale, Celso Amorim, viene lasciato tutto il lavoro ufficiale di ricerca di spazi per l’ambito posto permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Certamente con la sua affabilità si è meritato gli elogi di Obama che lo ha chiamato amico mio e lo ha definito l’uomo più popolare del mondo. Obama però, nella sua conferenza, parlando dei paesi che hanno avuto ruoli importanti al G20 di Londra, ha parlato dell’Europa, della Cina e dell’India, non del Brasile. Poco male, Lula, nella sua conferenza stampa, lo ha ringraziato in modo singolare: “Obama è simpatico, è uno di noi, se lo incontrassi a Salvador direi che è un baiano”. A Salvador il 70% della popolazione è negra o mulatta. Nessuno ha avuto da ridire che Lula abbia dato a Obama del negro o del mulatto. Ma Lula nella stessa conferenza stampa, oltre a definire le scelte del G20 storiche e positive, ha toccato con forza le corde del nazionalismo brasiliano in merito ai fondi da fornire al FMI per un trilione di dollari per riaccendere l’economia mondiale. Per un secolo il Brasile ha avuto bisogno, ed ottenuto, prestiti dall’estero per sostenere la sua economia e spesso per sfuggire al fallimento stesso dello stato. Lula, nel ricordare come abbia passato una vita con cartelli contro il FMI, ha detto con un sorriso quanto sarà bello vedere il Brasile prestare soldi al FMI. La mossa è stata di grande abilità, anche se in patria molti aspettano di vedere da dove Lula prenderà i soldi. Guido Mantega ha detto che 10 miliardi di dollari per il FMI verranno dai 200 miliardi di dollari di riserve del Brasile. Non saranno certamente contenti i tanti comuni che in questi giorni vedono crescere i loro problemi per la riduzione di trasferimenti dello stato a causa della crisi.
Né si calmeranno le critiche di chi gli ricorda che “ se uomini dagli occhi azzurri e dalla pelle bianca hanno provocato la crisi, sono stati uomini dagli occhi azzurri e dalla pelle bianca che per anni hanno guidato il boom economico degli USA che ha permesso al Brasile e ad altri paesi grandi risultati economici e sociali”. Lula non faccia del razzismo alla rovescia!
A chiusura, in questi giorni per Lula vale l’antico proverbio latino “nemo profeta in patria”.  
Il presidente brasiliano sta tornando a casa, sicuramente non starà fermo di fronte allo scarso successo del suo successore designato, il ministro Dilma Rousseff!.

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