Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
Brasile: lo scenario è cambiato
Roberto Lovari da L’Avanti
Domenica 26 ottobre 27 milioni di elettori brasiliani hanno votato in 29 città con più di 200.000 abitanti per eleggere il sindaco non avendolo fatto al primo turno, 11 erano capitali di stati significativi come San Paolo, Porto Alegre, Rio de Janeiro, Salvador. Già il primo turno del 5 di Ottobre le elezioni per la nomina dei sindaci con il maggioritario e dei consigli comunali con il proporzionale,avevano dato alcune significative indicazioni. La più importante è sicuramente quella che, nonostante tutti i candidati si fossero dichiarati o sostenuti o amici del presidente (chi non poteva fare nessuno dei due semplicemente taceva) Lula non trasferisce la sua stratosferica popolarità. Addirittura i candidati per i quali aveva fatto campagna personalmente come a San Paolo con Marta Supplicy o a Natal, nell’abc paulista per il vecchio amico sindacalista Marino, non erano andati molto bene. Certamente il suo PT è andato molto bene aumentando il numero dei sindaci e dei consiglieri comunali. Ma il PT ha perso in due comuni molto importanti, anche se per ragioni diverse, Porto Alegre, la capitale dello stato di Rio Grande do Sul, è un pezzo di storia della sinistra radicale mondiale e del PT che vi ha avuto grande peso nel recente passato. La petista Maria do Carmo non è riuscita a fermare la rielezione di Jose Fogaça del PMDB. Ma se Porto Alegre è importante, diciamo, sentimentalmente, oltre che per il suo milione e mezzo di abitanti, la perdita di San Paolo rappresenta una sconfitta piena di significati. Con i suoi 19 milioni di abitanti, includendo l’area metropolitana, con il suo circa 80% di quel 33% del PIL nazionale prodotto nello stato dal nome omonimo, il sindaco di questa città rappresenta una delle cariche più importanti del paese. In più il vincitore non è il vecchio avversario delle presidenziali del 2006, Gerardo Alckmin, che eletto avrebbe potuto contestare nel PSDB la candidatura ben più pericolosa per la delfina di Lula, Dilma Roussiff, del governatore dello stato Jose Serra del PSDB, ma bensì il democratico (ex PFL) Kassab sostenitore della alleanza tra Democratici e PSDB. Indubbiamente tutti i partiti che compongono la maggioranza parlamentare di Lula, ben 14, hanno avuto buoni risultati, a cominciare dal più grande il PMDB, senza dubbio il vero vincitore del secondo turno. Porto Alegre, Florianopolis, Rio de Janeiro, Salvador, hanno sindaci di questo partito o hanno visto grandi risultati elettorali come a Belem e a Belo Horizonte. Il partito aggiunge questo risultato alla sua grande forza in Senato e nel Congresso Nazionale dove è in ambedue il partito con il maggior numero di seggi. Erede del vecchio MDB, il partito dell’opposizione al tempo del regime militare, ha goduto di grandissimi successi, come quando nell’86 elesse ben 22 governatori su 23. Ha subito anche scissioni significative come quella che nell’88 dette vita al PSDB, il partito dell’ ex presidente Fernando Henrique Cardoso. Bisogna anche dire che il PMDB è sì il più grande dei partiti brasiliani ma è anche il più diviso al suo interno . Come spenderà la sua grande forza nelle presidenziali del 2010? Scambierà ad esempio una candidatura propria per un consistente numero di ministeri e di quello che in Italia chiamano sottogoverno, e in Brasile ce ne è tanto e conta molto territorialmente, aggiungendovi anche la vice presidenza per il potente governatore di Rio Sergio Cabral, o lancerà un proprio candidato, o addirittura, di fronte alla debolezza del successore di Lula si avvicinerà ai Tucani del PSDB, molto affini per base sociale e posizioni politiche, anche se le posizioni politiche in Brasile hanno un peso relativo? Certamente sono interrogativi a cui non sarà facile per Lula dare risposte. Sicuramente bisognerà anche vedere quale sarà il quadro economico del paese tra un anno, quando comincerà veramente lo scontro elettorale. Senza dubbio Lula in questi giorni si muove bene di fronte alla tempesta monetaria e alla crisi mondiale. L’inflazione bassa, un buon avanzo di amministrazione del governo, l’economia in ordine, ben 200 miliardi di dollari in cassa, consentono al oggi di affrontare le ripetute crisi della borsa di San Paolo e le forti oscillazioni del dollaro.
Bisognerà aspettare un po’ di tempo per vedere quanto la crisi mondiale ha colpito il Brasile e come questo paese sia in grado di recuperare ad esempio rilanciando la già robusta domanda interna. Occorre aspettare per vedere.

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