Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
Il giorno della coscienza negra
di Roberto Lovari da l' "Avanti"
A Salvador de Bahia, in Brasile, lo scorso martedì si è celebrato “il giorno della coscienza negra “. Il venti novembre del 1695, infatti veniva ucciso Zumbi, che con gli anni è divenuto il simbolo della lotta degli afro brasiliani contro il razzismo e la discriminazione razziale. Fu Zumbi a guidare la lotta del Quilombo di “Palmares “, che attualmente si trova nello stato di Alagoas. I “Quilombos” erano delle comunità di schiavi negri che, fuggiti dai loro padroni portoghesi, si rifugiavano in luoghi lontani e di difficile accesso dove davano vita a piccole comunità nelle quali vivevano in libertà.
Fu un fenomeno che durò quasi quattro secoli quello del padrone che inseguiva il suo schiavo e questi che fuggiva e si nascondeva, spesso resistendo con le armi. Quello di Palmares durò quasi tutto il secolo diciassettesimo . Una piccola e libera repubblica di negri che arrivò ad avere anche venticinquemila abitanti e a trattare accordi con i padroni portoghesi. Dopo molti tentativi i portoghesi riuscirono a far cadere Palmares e, successivamente, in seguito ad un agguato, ad uccidere il loro capo Zumbi, la cui testa salata fu esposta in pubblico a lungo a Recife. Ed è per questo che in questa data il ministro della cultura del Brasile, il cantante negro Gilberto Gil, ha inaugurato”il Memoriale del Quilombos del Palmares”, il primo parco culturale afro brasiliano del paese e l’unico complesso architettonico di ispirazione africana delle Americhe.
Il parco culturale è uno dei luoghi che videro la lotta degli afro brasiliani per la loro libertà. Fu una tragedia immane quella della tratta degli schiavi dall’Africa verso le Americhe. Per quasi quattrocento anni milioni e milioni di uomini vennero ridotti in schiavitù e portati nelle colonie europee delle Americhe.
Il Brasile non saprà mai quanti furono. All’abolizione della schiavitù nel 1888, il ministro delle finanze, Ruy Barbosa, nel timore che i proprietari chiedessero il rimborso del “bene perduto”, ovvero la liberazione dello schiavo, fece distruggere tutti i registri cancellando così anche la memoria storica. Vicenda non solo tragica, ma anche complessa e difficile, materia di grandi discussioni e dibattiti nella società brasiliana quella della presenza, del ruolo e della realtà odierna del negro brasiliano, con difficoltà anche terminologiche: chi sono e come chiamare i brasiliani dai mille colori della pelle?
Ci sono molti che vogliono, esigono, rivendicano sempre più di essere chiamati negri, altri quasi si offendono. La lingua portoghese in Brasile ha forse dieci parole per definire i mulatti: mulatto chiaro, mulatto scuro, mulatto di capello liscio, mulatto di Capoverde, etc. E dov’è il confine tra bianco e “moreno”, come chiamano in Brasile i mulatti? Il presidente del Brasile Nilo Pecanha aveva inconfondibili caratteri afro brasiliani, ma era da tutti considerato un bianco.
Se il Brasile non è quella democrazia razziale che i grandi saggi di Gilberto Freyre presentavano, non è nemmeno un paese dove il razzismo e la discriminazione contro i negri e i neri impera. C’è stata e c’è una grande discriminazione razzista, ma il Paese ne ha consapevolezza e coscienza, vi è una grande mobilitazione affinché, accanto alla costruzione di un maggior rispetto della multietnicità del Paese, vi siano anche azioni concrete delle amministrazioni pubbliche.
Per la prima volta nella Costituzione del 1988 il Brasile ha dato dignità a tutti i popoli che hanno contribuito a costruire la propria terra: gli europei (portoghesi, ma anche italiani), gli indigeni precolombiani e i negri dell’Africa. Nel 2003 il governo federale ha creato il primo organismo per combattere le disuguaglianze razziali, il Seppir, con un livello di ministero.
A Salvador, dove il 70 percento della popolazione è negra o mulatta, è stato istituito un assessorato contro il razzismo; lo stesso ha fatto il governo dello Stato di Bahia. Nei giorni scorsi, cortei, dibattiti e manifestazioni hanno ricordato a tutti i brasiliani i terribile dati dell’Ibge, l’istituto di statistica brasiliano. Tra il dieci per cento dei più poveri, il 65 per cento è negro, tra il dieci per cento dei più ricchi, l’85 percento è composto da bianchi.
Spesso i negri con lo stesso titolo di studio dei bianchi ricevono il 50 percento in meno di salario. Il 45 per cento dei 182 milioni di brasiliani è negro o nero, ma questa percentuale non si ritrova minimamente tra i dirigenti delle 500 imprese più grandi del Brasile, dove solo il 3,5 per cento è negro o nero.
I pochi dati indicano il lungo cammino da fare; ecco perché dalle quote per i negri nelle università ai cortei pacifici arriva il segnale della volontà del popolo brasiliano di costruire un Brasile di tutti, di tutti i suoi bellissimi colori.

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