Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
Duro scontro nel PT: Lula media.
di Roberto Lovari
Alcuni mesi fa una popolare rivista brasiliana si chiese fino a quando Lula controllerà il PS. Poteva sembrare una domanda provocatoria. Molti dicevano alla fine del primo mandato che il PT e Lula erano due corpi e una sola anima, e quest’anima era quella di Lula. Le cose sembravano andare in questa direzione, specialmente dopo le vicende dei dossier su Serra che avevano visto implicati uomini del PT, vicende che a parere di molti avevano costretto Lula al secondo turno. Il prestigio e l’abilità di Lula avevano fatto superare le vicende e assicurato il secondo mandato. Il PT sembrava, travolta dagli scandali ed anche da una certa presa di distanza di Lula, destinato a subire una dura sconfitta. Così non è stato e con i suoi 83 deputati ha dimostrato di essere un partito ben radicato in tutto il Brasile e capace di superare momenti anche molto difficili. Il primo segnale che il PT non era disposto ad essere un docile strumento nelle mani di Lula, ma bensì un partito forte ed indipendente, impegnato a difendere non solo Lula, ma anche i suoi spazi nel Governo e nel Paese viene presto! Il problema della elezione del Presidente della Camera apre una nuova pagina nei rapporti tra Lula e il PT. Sono passati pochi giorni dalla dichiarazione di Lula:”Il PT ha già il Presidente della Repubblica”, per dire che non avanza candidature e che quindi il suo appoggio va all’uscente Rebelo, che i deputati petisti lanciano il proprio candidato Chinaglia. Lula a questo punto si mette a fare il neutrale e assiste alla vittoria di Chinaglia. Sembrava che la vicenda si chiudesse senza grandi conseguenze, quando il ministro Tarso Genro nei primi giorni di febbraio da fuoco alle polveri con un documento intitolato “messaggio al partito”, presentato in vista del terzo congresso del PT di luglio. Il documento fa diverse critiche al “campo maggioritario”, ovvero la corrente del PT che negli ultimi anni ha diretto il partito, propone di “rifondare” il partito e chiede di rilanciare i valori etici che starebbero adesso molto in basso, principalmente tra i membri dell’attuale direzione. In pratica si tratta di un duro attacco al gruppo che fa capo all’ex ministro Jose Dirceu, vero uomo forte del primo mandato di Lula. Il documento vuole inoltre diminuire il peso nel PT dei “paulisti” per spostarlo a favore di gruppi di altri stati del Brasile. Certamente il documento mette anche in risalto diversità di posizioni politiche. Tarso Genro e gli altri leader del PT vogliono modernizzare il partito chiedendo un approccio più liberaldemocratico. Non sono mancate le risposte dure come quella di Valter Pomar, responsabile delle relazioni estere del PT, che chiede invece di introdurre più valori socialisti. Di fronte all’accendersi di un duro confronto interno, Lula ha vietato ai ministri di firmare documenti congressuali. In occasione delle celebrazioni del 27° anniversario della nascita del partito, Lula, in una cena a Bahia, è intervenuto chiaramente e con durezza invitando i duellanti ad abbassare i toni del dibattito. Sembra difficile che ciò possa avvenire. In silenzio Zè Dirceu (zio in portoghese), forte del successo ottenuto con la vittoria di Chinaglia da lui costruita dietro le quinte, forte dell’appoggio di 56 o 60 degli 83 deputati, sta lavorando per vari obiettivi. Primo riottenere i propri diritti politici toltigli con una discussa votazione del parlamento, aiutare il campo maggioritario a mantenere il controllo del partito, mostrare a Lula la sua forza per aiutare i suoi fedeli nella prossima scelta dei ministri. A marzo nascerà il Governo del secondo mandato di Lula, sarà la prova di quanto comanda Lula o quanto “Zè Dirceu”.

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