Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
Lula “strano animale politico”
da Avanti del 22/09/2006
I primi giorni di settembre sono caratterizzati dalla riconferma in tutti i sondaggi del successo al primo turno di Lula nelle votazioni per la Presidenza della Repubblica del primo ottobre.
Con questo risultato Lula diventa l’uomo politico più longevo della repubblica del Brasile dopo il controverso Getulio Vargas. Certamente ne è passata di acqua sotto i ponti dall’operaio metallurgico fondatore del Partito dei Lavoratori (PT in portoghese) nei primi anni ottanta, dalla prima candidatura alle presidenziali dell’89, con un programma di estrema sinistra: rottura con il FMI, un no durissimo all’economia di mercato, fino alla strepitosa vittoria nell’ottobre del 2002. Vittoria che fece diventare per un buon lasso di tempo il sindacalista divenuto presidente una star mondiale che raccoglieva simpatie che andavano dall’estrema sinistra di Porto Alegre ai democratici anche curiosi di vedere come avrebbe governato questo immenso paese di otto milioni e cinquecentomila chilometri quadrati (2,7 volte l’Italia), popolato da circa 180 milioni di abitanti e segnato tragicamente dalla seconda più grande disparità nella distribuzione del reddito del mondo.
Vittoria splendida quella dell’immigrato analfabeta dal povero Nordest del Brasile nella ricca e sviluppata città di S.Paolo. Decine di milioni di brasiliani si riconobbero in lui, povero e venuto su dal nulla. Ma se Lula ottiene un grande successo al secondo turno, la coalizione di sinistra, guidata dal suo PT, non ottiene nei due rami del Congresso la maggioranza e, se vuole far votare le leggi di Lula, dovrà fare accordi con il variegato mondo dei gruppi parlamentari. E’ in questo dato che si ritrovano le radici dei fatti che hanno segnatola seconda parte del mandato presidenziale.
I primi due anni sono facili, tutto sembra andare bene. La politica economica rimane sostanzialmente quella del suo predecessore: rigore nella spesa pubblica, lotta all’inflazione arricchita da programmi sociali di notevole efficacia. Il gruppo dirigente del PT assicura, nonostante un forte dibattito interno, un forte appoggio e una maggioranza, anche se clientelare,nei due rami del Congresso che consente di governare senza grandi difficoltà ottenendo buoni risultati in economia.
Tutto questo subisce un drammatico cambiamento quando, nel maggio del 2005, si scatena la peggior crisi della sinistra brasiliana. Una serie di accuse di corruzione si abbatte sui dirigenti del PT massacrandone mensilmente gli uomini di governo e di partito. Viene fuori un sistema di finanziamenti illegali al PT e ai suoi alleati che avrebbe assicurato grandi mezzi per la campagna elettorale di Lula del 2002 e contributi mensili ai deputati e ai senatori alleati ed amici. Uomini dal lungo passato politico, compresa guerriglia e clandestinità durante gli anni del regime dei militari, come il potente Capo di Gabinetto, vero numero due del Presidente, Josè Dirceu, che prima è costretto a dimettersi, poi, a novembre, con una votazione del Parlamento, viene dichiarato decaduto per indegnità con perdita dei diritti politici fino al 2015. Jose Genoimo, Presidente del PT, si dimette dal Parlamento per mantenere così il diritto di ricandidarsi nel 2006. In questo massacro del Governo Lula la vittima sicuramente più importante e nota nel mondo è il Ministro dell’economia Antonio Palocci, che per anni ha interpretato il rigore economico e finanziario del Governo e di Lula. Il colpo di grazia viene dall’amico ed autore della campagna pubblicitaria del2002, Duda Mendoca, che candidamente ammette di essere stato pagato all’estero con un conto estero del PT. Il colpo è micidiale per Lula e per il PT che per due decenni aveva fatto della lotta alla corruzione politica la bandiera che gli aveva consentito di diventare una forza politica nazionale di grande credibilità e che aveva espresso dalle sue file un presidente operaio e popolare. Nel mezzo dell’inverno australe, nei mesi di luglio e di agosto, si verifica un fatto le cui conseguenze saranno chiare il primo di ottobre del 2006. Il presidente Lula, nonostante le accuse di corruzione abbiano sfiorato persino il figlio, esce indenne dal terremoto che divora i suoi amici. Lui dichiara di non sapere nulla e condanna i “compagni che sbagliano”. Sorprendentemente l’opposizione non affonda il coltello, il PFL e il PSDB, principali partiti di opposizione rinunciano a chiedere l’impeachment. Ci sono due interpretazioni delle ragioni di questo comportamento, una starebbe nella paura di effetti boomerang in una campagna troppo forte contro la corruzione politica, l’altra il ritenere ormai distrutto se non logorato irrimediabilmente il mito di Lula. Valutazione profondamente errata. Dopo un calo momentaneo, la popolarità è ripresa fino a raggiungere quella di questi giorni con il 50% dei consensi e con una netta affermazione al primo turno. Sono stati in molti a sbagliare valutazione su Lula, in Brasile ed all’estero.Lula si è dimostrato uno strano, grande animale politico. Con grande abilità politica si è differenziato, senza abbandonarlo, dal discreditato PT e ha presentato il conto del lavoro sociale e rilanciato agli strati più popolari il Lula povero figlio del popolo arrivato alla Presidenza. Sono gli stessi giornali d’opposizione a dare i dati positivi dicendo che “il Brasile vota con la pancia” (Veja maggio 2006). La popolarità di Lula è nella “Bolsa Familia”, un programma del Governo che distribuisce a circa 11 milioni di famiglie, circa 50 milioni di persone, un contributo mensile che arriva a 93 reais, poco se si pensa che 100 euro sono circa 265 reais, tanto, forse tantissimo per milioni di persone che hanno ancora il problema di mangiare due volte al giorno. Si aggiungano due altri forti elementi, la caduta dei prezzi degli alimenti base e un aumento del salario minimo e del suo potere reale di acquisto. Il riso, alimento sempre presente nella alimentazione dei brasiliani, costa un terzo di meno del 2001. Sotto il governo Lula vi è stata una reale ridistribuzione del reddito. La Folha, il prestigioso giornale brasiliano, il 9 di giugno ci dice che nel 2004 il reddito dei più poveri è cresciuto del 14,1%, quello dei più ricchi del 3,5%. La spesa sociale divenuta il 21,4% della spesa non finanziaria del Governo, vent’anni fa era del 3,1%. I critici di Lula dicono che questo ha comportato una diminuzione degli investimnenti dal 10,1% al 2,9% del Governo Federale. Durissime sono le accuse di puro assistenzialismo ai programmi sociali di Lula. Certamente il consenso di Lula è cambiato sociologicamente e politicamente. Tra le persone che guadagnano fino a due salari minimi la percentuale di consenso sfiora il 60%. Lo stesso dicasi tra consenso e livello di istruzione che sono inversamente proporzionali. L’ultimo Lula ha spaccatola sinistra. Il Presidente uscente non raccoglie solo la crescente opposizione dei ceti medi e moderati ma anche una furiosa avversione di una nuova estrema sinistra che trova nella senatrice Heloisa Helena la sua portabandiera. Molti vecchi quadri del PT o intellettuali di sinistra lo attaccano con disprezzo o sufficienza per non aver fatto grandi riforme o aver tradito gli ideali della sinistra. Salvo un fatto straordinario, il primo di ottobre il “SAPO BARBUDO”(il rospo con la barba) come alcuni avversari lo chiamano, avrà di nuovo la guida del paese e molti commentatori già cominciano a parlare del futuro governo Lula. Si avrà un Lula forte di consenso popolare ma debolissimo nel Congresso. La prestigiosa rivista di sinistra ISTOE finisce il suo editoriale del 6 settembre nel modo seguente:”nel mezzo degli scandali sorge e si sviluppa il Lulismo. Il movimento guadagna proporzioni in ogni nuova inchiesta. Molti già indicano segnali di somiglianza con il peronismo argentino o lo chavismo venezuelano. La minaccia che è presente nell’idea di salvatore della patria è la tentazione autoritaria, il rischio che il nuovo governo flerti con il radicalismo.”
 
Roberto Lovari

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