Brasile & Sud America
 
 
ARGENTINA (BUENOS AIRES)  
La ''Presidenta'' cavalca il nostalgismo
di Roberto Lovari – Secolo d’Italia 26/02/2011
Forse a molti potrà sembrare sbagliato o un po’ ridicolo, ma per parlare del clima complessivo dell’Argentina di questi giorni e farlo capire, sarebbe utile andare nell’elegante quartiere portegno Palermo di Buenos Aires, al ristorante Peron-Peron. In un locale pieno di simboli degli anni ’50, ci sono altari per Evita e Juan Peron. In pochi mesi, ministri, funzionari di livello, deputati e portavoce hanno riempito questo locale per incontrarsi, parlare e celebrare i simboli del peronismo, Evita e il generale Peron, ai quali si è aggiunto il nuovo arrivato nel Pantheon peronista, Nestor Kirchner. La sua scomparsa il 27 ottobre ha cambiato la politica e forse la storia del paese. Fino a quella data, nei caffè e nelle tangherie di Buenos Aires e non solo, era tornata di moda, come nei mesi precedenti le elezioni presidenziali del 2007, la discussione su chi, della “coppia presidenziale”, sarebbe stato il candidato, Nestor Kirchner o l’attuale presidente Cristina Fernandez Kirchner. Le gravi sconfitte subite dalla “Presidenta”, fino alla perdita della maggioranza nei due rami del parlamento, frutto della bassa popolarità della Cristina, avevano spinto tutti a dare per certa la ricandidatura di Nestor Kirchner, vero uomo forte della coppia e del peronismo ufficiale. La sua morte ha destato logicamente una forte emozione nel paese. Gli avversari politici dicevano che, dopo la giusta emozione, gli argentini sarebbero tornati a vedere i guasti e l’incapacità politica di Cristina. Ad oggi , con i sondaggi fatti, sembra non essere così. Una ricerca fatta a metà gennaio per il giornale “Pagina 12” dal CEOP, la Presidenta sarebbe addirittura rieletta al primo turno con il suo 43,3%, contro l’11,8% del sindaco di Buenos Aires Maurizio Macri, il figlio dello scomparso Raoul Alfonsin, e il 10,4% di Ricardo; chiude la lista dei possibili candidati alle elezioni presidenziali di ottobre il vice presidente della repubblica Julio Cobos, con un magro 7,8%. Alcuni commentatori osservano che non è passato molto tempo dalla scomparsa dell’ex presidente Kirchner. Altri invitano a guardare a un fenomeno tipicamente argentino, sintetizzato dallo scrittore Claudio Negrete con la frase: “ in Argentina i morti partecipano alle elezioni”. Con lui è d’accordo lo storico Daniel Balmaceda, autore del saggio “Storie insolite della storia Argentina”, che ricorda come “gli argentini sono abituati all’uso politico dei morti”. Così Nestor Kirchner è entrato nel sacrario dei peronisti insieme a Juan Domingo Peron e alla sua mentore Evita, soggetto di un vero e proprio culto popolare, il cui corpo subì peripezie degne di un moderno thriller, quale la sepoltura segreta in Italia fatta dai militari golpisti. Accanto al risorgere, grazie alle morti antiche e recenti, del peronismo ufficiale, si vede la crisi del peronismo federale, cioè tutto quel mondo del peronismo che da tempo ha preso le distanze dalla “coppia presidenziale”. Il vecchio ras ed ex presidente, autore dell’ elezione di Nestor Kirchner nel 2003, Eduardo Duhalde, non riesce a mettere d’accordo i vari caciques in vista delle primarie ufficiali previste dalla legge elettorale nel mese di agosto per scegliere il candidato per le elezioni di ottobre. Se le cose sembrano andare bene per Cristina Kirchner, lo stesso non si può dire per il paese, né sul piano internazionale né su quello interno. È vero che il nuovo presidente del Brasile ha fatto la sua prima visita all’estero andando proprio in Argentina. Gli osservatori più attenti hanno preso atto delle roboanti dichiarazioni fatte dai due presidenti sul grande ruolo che i due paesi giocheranno nel Sudamerica e nel mondo, ma anche del persistere del dissenso tra i due paesi sulle crescenti barriere doganali argentine per fermare le sempre più competitive merci brasiliane. Nessun sostegno argentino alla richiesta brasiliana per un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Profondo e mal celato è il disagio ed il fastidio degli argentini nei confronti di un Brasile, un tempo paese di negri e di poveri, oggi in permanente crescita economica e politica. L’opposizione ha duramente attaccato il ministro degli esteri, ricordandogli che a marzo Obama andrà in Brasile ma non in Argentina. È in questi giorni che si assiste a un duro confronto tra Argentina e USA per merci non dichiarate e sequestrate su un aereo degli Stati Uniti in Argentina. È intervenuta la stessa Presidenta per chiedere le scuse degli USA. Senza mezzi termini il sottosegretario alla difesa ha detto con parole dure che gli USA non si scuseranno con nessuno. Ad aggiungere sale sulle ferite del nazionalismo argentino ci si è messo Dominique Strauss Kahn, direttore del FMI, che andrà in Uruguay e in Brasile nei prossimi giorni, ma non si fermerà nemmeno un secondo in Argentina. Il paese non riesce ad uscire dall’isolamento finanziario internazionale causato dal default del 2001. È vero che l’economia argentina cresce ogni anno tra il 5 e l’8%, ma c’è il problema della credibilità dei dati. È cosa nota come il governo trucchi i dati sull’inflazione, che sarebbe all’8% all’anno, mentre gli osservatori indipendenti dicono tre volte tanto! Il governo blocca i prezzi dei combustibili, si impadronisce dei fondi delle pensioni con la scusa di statalizzarli, riapre il conflitto con il mondo agricolo fermando le esportazioni per bloccare l’aumento dei prezzi. L’Argentina, a causa dei bassi investimenti nel settore, corre il rischio di veder messo a rischio il tradizionale piatto degli argentini, il chorrasco, cioè le carni allo spiedo. È come se in Italia mancasse la pasta. Il Pantheon dei grandi defunti del peronismo sembra capace di produrre voti, non si può dire lo stesso per l’immagine internazionale ed economica del paese.

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