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VENEZUELA (CARACAS) |
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Venezuela: un futuro complesso dopo la dura sconfitta chavista
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di Roberto Lovari – da agenziafuoritutto.it |
Un paese particolare il Venezuela, per anni grazie alle sue rendite petrolifere, è stato per gli italiani la “Merica” degli anni sessanta e settanta. Si pensi che tuttora tra i suoi trenta milioni di abitanti c’è un milione di italiani o di persone di origine italiana. Purtroppo è stato costruito uno stato profondamente ingiusto, cosa che ha portato al potere il populista Ugo Chavez. Il “Socialismo del XXI secolo” è diventato la bandiera sotto la quale ha stretto una alleanza di ferro con i fratelli Castro. Milioni di cubani, medici, professori e militari, hanno portato il Venezuela al superamento di ritardi vergognosi. A queste “mixiones”, ovvero programmi sociali, Chavez ha affiancato una politica di nazionalizzazioni e interventi di ogni tipo nell’economia. Dopo alcuni anni la sua politica economica ha mostrato i frutti avvelenati: crisi economica, inflazione, corruzione. Il prestigio e l’indubbio carisma di Chavez, le enormi entrate petrolifere hanno fatto sopportare la situazione, ma, quando nel 2013 Chavez è venuto meno, il prezzo del petrolio si è dimezzato e la crisi del paese è divenuta drammatica. La maggior parte dei beni era importata, ma, con la caduta delle entrate petrolifere, sono cominciati a scarseggiare i beni primari. Maduro, succeduto a Chavez, ha scatenato violente polemiche contro la “destra economica venezuelana” alleata agli USA, responsabile a suo dire, di tutti i problemi del paese. L’inflazione in poco tempo è diventata la più alta del mondo, il cambio del dollaro, fissato dal governo a 6,60 Bolivares, al cambio parallelo è arrivato a 600 Bolivares per un dollaro. Un clima di corruzione tra lo chavismo è diventato un fenomeno diffuso, per non dire delle accuse di alleanze con i narcotrafficanti ai massimi livelli. È in questo clima, che vede i venezuelani fare lunghe file di ore ed ore davanti ai negozi, spesso per non trovare nulla, che si svolgono le elezioni legislative. Maduro usa tutti i mezzi a sua disposizione per raggiungere quella vittoria che invece tutti i sondaggi danno alla opposizione del MUD (Tavolo Democratico Unito). Maduro senza mezzi termini dice: “La rivoluzione vincerà, sia quello che sia”, spesso dice che andrà nelle strade con i militanti e i militari a difendere la rivoluzione. Quasi tutti gli osservatori vedono nelle sue parole l’annuncio di un “autogolpe” in caso di vittoria dell’opposizione. È in questo quadro di grande incertezza che vi è una sorprendente dichiarazione del Ministro della Difesa, Vlamir Padrino: “il 6 di dicembre non ci sarà né golpe né autogolpe, né tantomeno violenza terroristica o politica, ma una festa democratica”. Pur in un clima di grande tensione, il 75% dei venezuelani assegna all’opposizione del MUD ben 99 seggi dei 167 in ballo, al partito socialista di Maduro solo 45, dopo alcune ore di incertezza i seggi dell’opposizione sembrano arrivare a 112, ovvero i tre quinti dei seggi. È chiaro che con la maggioranza dei due terzi l’opposizione potrà fermare meglio Maduro, ma anche introdurre significativi cambiamenti al potere chavista. Qualunque siano i voti definitivi, quelli già certi assicurano una amnistia per i prigionieri politici.
L’opposizione del MUD, unita ma anche composta da molte anime politiche, avrà un compito difficile, riattivare l’economia, fermare l’inflazione, affrontare la rabbia degli sconfitti.
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