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ARGENTINA (BUENOS AIRES) |
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Argentina: netta sconfitta dei Peronisti
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di Roberto Lovari - da agenziafuoritutto.it |
Domenica 25 ottobre è una data che rimarrà nella memoria degli argentini. Dopo ben sei ore dopo la chiusura delle urne, il paese ha avuto quelle risposte che i molti sondaggi non avevano avuto la capacità di indicare, l’Argentina il 22 di novembre avrà il secondo turno per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Infatti nessuno dei sei candidati è riuscito a raggiungere quelle percentuali che la complicata legge elettorale argentina richiede: occorre o il 45% dei voti, o superare il 40% purché il secondo arrivato abbia almeno il 10% dei voti in meno. Il grande favorito, Daniele Scioli, è arrivato al 36,85%, incassando una triplice sconfitta. Infatti alle primarie di agosto, il “paso”, ovvero primarie aperte, simultanee ed obbligatorie, aveva raggiunto il 38,5%. Questo dato e alcuni sondaggi lo davano in grado di vincere al primo turno, il fatto avrebbe dato continuità ai dodici anni di governo dei Kirchner, Nestor e Cristina. Per la prima volta la competizione elettorale non ha visto nella scheda il cognome Kirchner, a causa della proibizione della costituzione a consentire un terzo mandato per la Presidente uscente Cristina. Non solo Scioli, da sempre peronista ma non kirchnerista, non ha aumentato i voti, ma ne ha addirittura persi. A ciò si aggiunga la clamorosa sconfitta nel suo feudo, la provincia di Buenos Aires, di cui era governatore uscente e dove candidava Hanibal Fernandez, attuale capo di gabinetto della Presidente. Tutto ciò a fronte del 34,50% del suo antagonista, Luigi Magri, sindaco uscente della città di Buenos Aires. Il “paso” di agosto lo aveva visto con il 30% dei consensi. Occorre dire che Scioli appartiene al campo moderato del peronismo,, mentre la Kirchner e il defunto marito si collocano nell’area di sinistra del movimento fondato da Peron. Le due anime del peronismo si sono sempre scontrate duramente. Nel 1973, quando Peron rientrò dall’esilio, all’aeroporto di Eziaza si spararono addosso, con un bilancio di vari morti. La Cristina solo negli ultimi mesi ha accettato di appoggiare Scioli, imponendogli però come vicepresidente un uomo di sua fiducia, Zannini. Qualunque sia il risultato di novembre, il paese andrà verso il centro destra. Il partito di Macri, il PRO (Proposta Republicana) è sicuramente di centro destra, ma nella coalizione c’è anche l’Unione Civica Radicale, da sempre partito di centro e riformatore. Con questi dati molti osservatori affermano che l’uomo decisivo della partita sarà Sergio Massa con il suo 21,33%. Ex capo di gabinetto della Kirchner, nelle ultime elezioni legislative ha riportato un grande successo che lo ha lanciato verso la presidenza. Prima delle elezioni aveva perso alcuni sostenitori, ma il risultato del 25 ottobre, dove ha ottenuto di più di quanto aveva preso alle primarie, ne fanno un uomo chiave per il ballottaggio. Un altro risultato di questa tornata elettorale è che, dati i risultati, la futura Camera dei Deputati non avrà la maggioranza, qualunque sia il Presidente, per governare dovrà costruirsi una maggioranza parlamentare. Domenica scorsa si è votato anche per eleggere deputati, senatori, governatori, sindaci e consiglieri comunali; la scheda dove ogni partito ha stampato i propri candidati poteva arrivare ad un metro di lunghezza, l’elettore che voleva dare un voto disgiunto non aveva altra soluzione che portarsi nel seggio delle forbici, tagliare i candidati preferiti e metterli nell’urna, ciò è consentito e legale. Molti candidati lo richiedevano sotto banco ai propri elettori. La percentuale dei votanti è stata dell’80%, un ulteriore segno della polarizzazione della politica argentina. |
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