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ARGENTINA (BUENOS AIRES) |
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Argentina: l’opposizione conquista la Presidenza
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di Roberto Lovari - da agenziafuoritutto.it |
L’Argentina è senza ombra di dubbio un paese particolare, un Sudamerica già di per sé stesso pieno di contraddizioni e singolarità. Per ricordarne solo una, alla fine della seconda guerra mondiale era la quinta potenza economica del mondo, mezzo secolo dopo è stata protagonista del più grande fallimento della storia del mondo moderno. Certamente si è ripresa dalla crisi del 2001, ma tuttora l’autorevole UCA (Università Cattolica Argentina) dice che il 30 % della popolazione è sotto la soglia della povertà. Dal 2003 il peronismo, nella versione di sinistra di Nestor Kirchner e della moglie Cristina, hanno governato il paese con il tipico DNA di Peron: forte intervento dello stato in economia, piani di intervento dello stato nel sociale, metodi autoritari di governo, scontro con le altre istituzioni statali, forte corruzione anche ai massimi livelli. Sembrava che il modello continuasse, le primarie di agosto avevano assegnato al candidato peronista Scioli un margine tale da far sperare in una vittoria al primo turno del 25 ottobre. Ciò non è stato, anche se il candidato peronista è arrivato prima del candidato dell’opposizione Maurizio Macri, sindaco di Buenos Aires di origine italiana. Di fronte al possibile successo di Macri indicato da tutti i sondaggi, il peronismo ha scatenato la guerra della paura. Lo slogan è stato: “Patria o Macri”, la sua foto era stampata su quella degli USA, “vi privatizzeranno la felicità, tutti i sussidi, luce e trasporti vi verranno cancellati dal neo liberista Macri. Vi sarà con Macri una spaventosa svalutazione del peso argentino”. Non si possono negare i risultati di questa “campagna dell’odio”, ma Macri ha vinto, anche se di poco, il 51,4% contro il 48,6% del peronista Scioli. Questo risultato apre uno scenario dagli sviluppi complessi, difficili se non preoccupanti. Le elezioni legislative del 25 ottobre hanno dato una Camera dei Deputati senza una maggioranza, il Senato è tuttora sotto il controllo peronista. Il giornale peronista Pagina 12 ha titolato: “ un Presidente, due paesi”. Chiara l’intenzione dell’Argentina peronista di opporsi duramente a Macri. Il nuovo presidente dovrà fare scelte difficili in economia, si pensi all’inflazione stimata al 30% annuo, per anni manipolata dall’INDEC, attaccato per la sua inaffidabilità da organismi internazionali. Le enormi spese dello stato, l’Argentina ha 40 milioni di abitanti e ben 4 milioni di impiegati pubblici, ben due milioni e mezzo di argentini hanno ricevuto una pensione pur non avendo mai versato un peso, il che costa allo stato argentino il 17% del suo PIL. Si aggiunga che un altro 4% del PIL del paese serve per i sussidi per l’energia e i trasporti, per non dire del 150 milioni di dollari che il governo spende annualmente per il programma “futbol para todos”, che non è possibile tradire! L’economia è ferma da anni, vi sono duri controlli sull’uscita di dollari dal paese. In seguito allo contro con i proprietari di titoli “Holdouts” l’Argentina non ha accesso al mercato finanziario mondiale. Quante riserve ci siano nella Banca Centrale del paese nessuno lo sa. Questo è parte del quadro che Macri dovrà affrontare dal 10 dicembre, quando sarà insediato il nuovo Presidente dell’Argentina. |
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