Brasile & Sud America
 
 
SUD AMERICA E LATINA  
Le conseguenze della vittoria repubblicana in America Latina.
di Roberto Lovari
In questi giorni fiumi di inchiostro sono corsi sulla situazione creatasi negli USA con la vittoria dei repubblicani che si sono assicurati il controllo di tutti e due i rami del Parlamento. Pur tuttavia ha ragione Angelo Panebianco nel suo articolo del 9 novembre, quando scrive che Obama può ancora stupire, raggiungendo risultati positivi nelle aree calde del mondo, in Medio Oriente, nelle trattative sull’atomica con l’Iran, con lo “stato islamico”. Nel suo articolo Panebianco non dedica nemmeno una riga all’America Latina. I perché possono essere diversi. L’area geografica ha grosse tensioni, scarsa importanza agli occhi dei nordamericani, in questa regione Obama potrebbe trovarsi di fronte ad atteggiamenti molto duri da parte dei repubblicani. Credo che quest’ultima possibilità sia quella più vicina alla realtà. Da tempo i repubblicani hanno chiesto scelte politiche chiare e decise su alcune realtà e problemi politici del Sudamerica. Il “Bolivarismo”, ovvero la versione del XXI secolo del massimalismo terzomondista in Sudamerica, le vicende del Venezuela, la crescente presenza economica della Cina, hanno spinto varie volte esponenti repubblicani del Senato e della Camera dei Deputati a chiedere atti di condanna e di contrasto. Per non dire del vecchio problema di Cuba, del problema se mantenere o rimuovere le storico blocco economico, se permettere il ritorno di Cuba dell’OSA (Organizzazione degli Stati Americani) da cui era stata esclusa negli anni sessanta dopo la sua adesione al blocco sovietico. E proprio Cuba sarà all’attenzione del VII vertice delle Americhe dell’OSA a Panama nell’aprile del 2015. La questione è stata aperta dai paesi “bolivariani” (Venezuela, Ecuador, Bolivia e Nicaragua) che hanno dichiarato che non andranno al vertice di Panama se non sarà presente Cuba. Da parte sua, il paese ospitante, Panama, ha già invitato Cuba. Che farà Obama? Non parteciperà, lasciando fuori gli USA dall’OSA, da loro creata e da sempre loro creatura? Oppure sarà presente al vertice potendosi così trovare a fianco dell’ottantenne dittatore cubano Raul Castro? Cosa faranno e diranno i repubblicani, storici e ferrigni critici del castrismo e punto di riferimento dell’esilio cubano in Florida e in tutti gli USA? Su Cuba entrerà in campo anche il Brasile, che, dalla presidenza Lula, è grande sostenitore del regime dell’isola dei Caraibi. Obama, nel precedente vertice dell’OSA a Trinidad, ha dichiarato che avrebbe tolto il blocco economico a Cuba. Dicono alcuni analisti che è sulla base di questa dichiarazione di Obama che il Brasile ha investito ben un miliardo e mezzo di dollari nel porto di Mariel, adatto ai nuovi rapporti economici tra USA e Cuba. Molti guardano con attenzione i vari articoli del New York Times favorevoli all’annullamento del blocco. È difficile prevedere la reazione dei repubblicani ad una mossa di Obama in questa direzione, certamente useranno tutti il potere in loro possesso per impedire qualunque beneficio all’odiata dittatura comunista cubana, anche a costo di impedire una ripresa dei rapporti con il “grande fratello del sud”, il Brasile. Alcuni osservatori ricordano come sia ancora in piedi la teoria della “terziarizzazione dei bolivariani” affidata al Brasile, ossia un accordo tra USA e Brasile affinché quest’ultimo svolga una funzione di moderazione delle azioni e dei comportamenti di Venezuela, Ecuador, Bolivia e Nicaragua. Le prossime settimane ci diranno come Obama e i nuovi padroni del Congresso sapranno muoversi nella complessa realtà Sudamericana.

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