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ARGENTINA (BUENOS AIRES) |
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Gli argentini vanno a prendere i dollari in Uruguay
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di Roberto Lovari (Agenzia Fuoritutto) |
Gli osservatori politici ed economici hanno una grande certezza, l’Argentina non li lascerà senza notizie, e notizie di rilievo. Crisi economica e crisi politica si rincorrono facendo temere a molti il ripetersi dei tragici giorni di fine 2001 e inizio 2002, quando vennero al pettine i nodi di una politica economica profondamente sbagliata, portando il paese al disastroso default. Il paese regredì di qualche decennio e vaste fasce della classe media scesero nella povertà. I presidenti duravano anche 24 ore. Sembrava che con Nestor Kirchner il paese lentamente si fosse ripreso, con una economia in crescita costante e con una stabilità politica assicurata dalla “coppia presidenziale”, come li chiamavano gli argentini per il loro alternarsi alla presidenza del paese, Nestor dal 2003 fino al 2007, poi la moglie Cristina. Nonostante la rielezione nel 2011 con un ampio 54%, dopo la scomparsa del marito Nestor, la Presidenta Cristina affronta crescenti difficoltà politiche ed economiche. La risposa alle varie difficoltà è stata di crescenti interventi con leggi autoritarie, come quella sui mezzi di comunicazione o quella sulla Magistratura per renderla docile ai voleri del potere esecutivo. Per fermare la fuga di capitali, Cristina ha posto ai suoi concittadini duri ostacoli all’acquisto di dollari. All’aeroporto di Buenos non è inconsueto vedere dei cani che annusano i viaggiatori. No, non cercano stupefacenti, ma bensì dollari! Da anni la moneta nordamericana è il bene rifugio degli argentini per mettersi al riparo dalle contraddizioni cicliche del paese, vedi blocco dei conti come nel passato (il corralito), o dall’inflazione, che per il governo è del 10%, mentre nella realtà è il doppio. La scarsità del biglietto verde ha colpito duramente il mercato immobiliare tradizionalmente abituato ad usare il dollaro. Di fronte all’aumento quotidiano del dollaro parallelo, adesso chiamato Messi perché è arrivato al numero della maglia del famoso calciatore, 10 pesos per un dollaro, il governo, in grande difficoltà, è ricorso ad uno strumento eccezionale, l’amnistia per coloro che riporteranno in patria i dollari, oppure li tireranno fuori dal materasso. In questo contesto, lunghe code di argentini si formano di fronte alle casse automatiche di Colonia, la città uruguaiana più vicina alla frontiera. Cambiare due o trecento dollari pagandoli sei pesos e rivendendoli a 10 vale le lunghe ore di attesa e il traghetto che li porta lì dall’Argentina. L’undici di agosto, come vuole la legge argentina, ci saranno le primarie per le elezioni del 27 ottobre. Cristina Kirchner le deve vincere se vuole tentare di cambiare la costituzione che vieta il terzo mandato. |
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