Domenica 12 si è votato in tutto il Venezuela e all’estero per le “primarie” per scegliere il candidato che alle elezioni del 7 ottobre prossimo affronterà il presidente uscente Chavez, candidato per la terza volta alla presidenza della repubblica bolivariana del Venezuela. In mezzo a mille difficoltà, i 20 e più partiti dell’opposizione, accolti nella MUD (tavolo unitario delle opposizioni), hanno sviluppato un’ampia discussione per sconfiggere Chavez. Questa volta non hanno commesso l’errore del 2005, quando non si presentarono lasciando tutti i posti a Chavez. Nelle elezioni legislative del 2010 ottennero un risultato positivo, non vinsero ma, con i voti ottenuti, impedirono al presidente Chavez di avere i due terzi necessari per fare cambiamenti costituzionali. Chavez vinse manipolando i collegi elettorali, assegnando più deputati ai collegi “chavisti” e meno a quelli dove era forte l’opposizione. L’opposizione ottenne più o meno 5 milioni di voti, come Chavez. La battaglia non sarà facile, infatti Chavez, ripresosi dalla malattia, è rientrato con forza nella campagna elettorale e, a gennaio, ha ripreso i suoi programmi televisivi “Alò Presidente”. Nell’ultima trasmissione di gennaio, durata ben nove ore, ha dichiarato di essere in perfette condizioni di salute ed ha annunciato il varo di grandi progetti, come la nascita di una nuova grande compagnia aerea, la Conviasa, un programma di espropri per 17 milioni di ettari, la minaccia per alcune banche di essere nazionalizzate se non sosterranno la “rivoluzione bolivariana”. Chavez, il presidente “leninista narcisista”, come lo chiama Oppenheimer, il grande giornalista de Il Nuevo Herald di Miami, continua ad essere il politico più popolare del paese. Discordi i dati dei sondaggi, c’è chi lo dà al 60% e chi lo pone sotto il 5%. Le politiche sociali della “Missiones”, fatte con personale cubano, hanno portato sanità, scuola e prodotti alimentari a prezzi bassi, ad esempio in borgate di Caracas, come Patare, con un milione di abitanti. La capitale è un po’ una fotografia del paese, un centro ricco e moderno, contornato da colline di borgate poverissime. Certamente le opposizioni hanno argomenti contro le politiche di Chavez, l’insicurezza è una dei principali, usando l’unità di misura dell’ONU, Caracas è una città dove si muore per morte violenta più di Bagdad o di Kabul. L’inflazione è al 24%, le varie nazionalizzazioni ed espropri hanno prodotto grandi danni al sistema economico venezuelano. I prezzi bloccati producono spesso la mancanza di prodotti alimentari di base, costringendo i venezuelani a peregrinare nei vari supermercati per trovarli. Nonostante questi danni alla vita quotidiana, Chavez è in sintonia con gli strati più popolari del paese, ai quali offre anche sussidi di 100 dollari alle famiglie più povere. Ha astutamente sfruttato la sua malattia dicendo: “Vedete, sono malato ma sono al lavoro per il popolo, guarirò e vincerò le elezioni del prossimo ottobre”. Ma se Chavez non tralascia nulla per prepararsi alla prova elettorale, non minori sono stati gli sforzi dell’opposizione per superare antichi problemi, per esempio le divisioni. Con un lungo lavoro congiunto, i tanti partiti, raccolti nel MUD, hanno costruito tre risultati: un programma unico di tutti i precandidati, un testo di 175 pagine intitolato “Linee per un programma di governo di Unità Nazionale 2013-2019”, un confronto civile e democratico tra i vari candidati, una fantastica partecipazione di venezuelani, circa tre milioni, nonostante le minacce rivolte da varie fonti chaviste alle primarie. Tutti di livello i candidati, da Henrique Capriles Radonski, 39 anni, scapolo, avvocato, governatore dell’importante stato di Miranda, ad un altro governatore, quello dello stato petrolifero del Zulia, Pablo Perez, sposato e con tre figli. Con passato battagliero è la deputata Maria Corina Machado, famosa per i suoi scontri nell’Assemblea Nazionale con Chavez, al quale diceva che espropriare è rubare. Grande esperienza politica è la carta di presentazione di Diego Arria, ambasciatore ed ex governatore di Caracas. Lo stesso dicasi per Pablo Medina, ex deputato ed ex senatore. Alla fine i venezuelani hanno scelto Capriles. Con il suo tono moderato e conciliante è parso il più adatto a prendere i voti dei “chavisti delusi”. Con il suo slogan “C’è un cammino”, ha dato un taglio progressista al proprio programma politico, dichiarandosi ammiratore del modello Lula. Capriles sa che, per battere Chavez, occorre far dimenticare il conservatorismo delle passate classi dirigenti venezuelane. Anche lui, come molti altri, dovrà far dimenticare il suo appoggio al golpe contro Chavez del 2002. Non sarà una campagna tranquilla,la costante presenza dei cubani, specialmente dei servizi segreti, l’incognita del comportamento delle forze armate, fortemente controllate dai fedeli di Chavez, sono solo alcuni degli elementi della difficile campagna elettorale che molti definiscono storica per il Venezuela. I voti ottenuti da Henrique Capriles, ben 1.800.000, circa il 63, 64% secondo gli ultimi dati forniti dalla MUD, daranno una grande spinta e speranza ai venezuelani di riportare il paese alla normalità democratica. Nelle primarie si è votato anche, e questa è l’altra novità, per scegliere i candidati per la carica di Governatore degli stati e di sindaci. |