Per le edizioni del settimo sigillo è uscito un saggio dal titolo apparentemente strano “ANAUÊ”, che in Tupi, una delle lingue degli indigeni brasiliani, vuol dire “tu sei mio fratello”. Il sottotitolo è “la tentazione fascista del Brasile negli anni trenta”. Il libro è il risultato delle ricerche di Vincenzo Fratta, sindacalista, politico e di recente appassionato studioso del Brasile e della sua storia, tanto bella quanto complicata. “ANAUÊ” è un libro importante sia per l’Italia che per il Brasile. Infatti, i due Paesi hanno subito entrambi un fenomeno di rimozione di una parte della loro storia. Ci sono volute le fatiche e il coraggio di Renzo De Felice per far capire l’esatta dimensione e la realtà del fascismo, sommerso e solo vilipeso per le tragiche vicende della guerra mondiale e i sanguinosi anni del tardo fascismo della Repubblica Sociale e della Lotta di Resistenza. Anche in Brasile si è avuto un fenomeno di quasi rimozione per decenni del “suo fascismo”, l’AIB di Plino Salgado (azione integralista brasiliana) che senza aver mai preso il potere ha, pur tuttavia, un ruolo di rilievo nella storia del Paese tropicale negli anni trenta. Il contesto in cui nasce il movimento integralista brasiliano è quello dei primi anni trenta che vede il regime di Mussolini godere di grande consenso, la sua visione del mondo, il suo modello economico sono studiati ed apprezzati nel mondo ed in particolare in America del Sud. Nel ’32 un gruppo di persone di varia estrazione sociale e culturale, si riunisce attorno ad un intellettuale e scrittore, Plinio Salgado. E’ nato nello stato di San Paolo nel 1895 a Sao Bento di Sapucai da una famiglia di formazione cattolica e di sentimenti nazionalistici e con la passione per la politica. Dopo una intensa attività di giornalista e di scrittore, Salgado fa un viaggio in Italia. Nel 1930 basta leggere il libro scritto al suo ritorno in patria per comprendere i contenuti e le azioni del movimento che fonderà due anni dopo. Salgado è affascinato dall’Italia fascista, dallo spirito latino, da Roma, dall’entusiasmo popolare di quegli anni per il fascismo. L’incontro con Mussolini è sicuramente un fatto che lascerà profondi segni in Salgado. Nel suo libro “Come ho visto l’Italia”, di Mussolini scrive: «L’uomo era venuto dal segno delle moltitudini con la luce del genio latino, mediatore supremo di nazionalità, profeta delle nazioni e contemporaneo del futuro». Il movimento integralista brasiliano si propone come forza rivoluzionaria, sviluppa una forte critica al liberalismo sia che al comunismo marxista. Un’affermazione forte del valore della nazione. La convinzione che il Brasile si potesse affermare come nazione soltanto attraverso un progetto politico messo in atto da un governo forte. L’organizzazione della società brasiliana secondo un modello corporativo nazionale. La mobilitazione del maggior numero possibile di brasiliani per l’arduo compito di ricostruzione nazionale da realizzarsi attraverso la libera adesione attraverso all’AIB. Come in altri movimenti di ispirazione fascista, l’ideologia dell’integralismo brasiliano si basa su di una concezione spirituale del luogo e del mondo. Si aggiunga un forte collegamento alla dottrina sociale della Chiesa cattolica. Bisogna però dire anche che nonostante il richiamo al cattolicesimo, Salgado afferma con forza che l’AIB è aperta a tutti i fedeli della religiosità del Brasile, dai protestanti ai fedeli della Ígreja Espirita ai seguaci delle religioni tradizionali africane. Pur fortemente nazionalista, l’AIB non ha mai sposato il razzismo, nonostante qualche polemica con gli ebrei. Non sono rari militanti afro-brasiliani, tra cui il famoso Joáo Candido, promotore nel 1910 della rivolta che mise fine alla pratica delle punizioni corporali nella Marina brasiliana. Il gruppo dirigente che si raccoglie attorno al Salgado, nominato Chefe Nacional (capo nazionale), era composta da uomini di altissimo livello che avrebbero occupato posti di rilievo nella storia del Brasile anche dopo la fine del movimento integralista. Per citarne solo alcuni tra i più famosi si pensi al giurista di origine italiana Miguel Reale. Giurista dell’AIB, è il teorico dello stato integrale, professore universitario di fama mondiale varie volte deputato statale e federale, nel 1975 entra a far parte dell’Accademia Brasiliana delle Lettere, rettore della prestigiosa università di San Paolo. Quando muore novantasettenne ha anche l’elogio di Lula che ne piange la scomparsa. In Gustavo Barroso invece il movimento integralista troverà l’uomo che darà la struttura organizzativa all’AIB. In breve, decine di migliaia di brasiliani si raccoglieranno attorno alle bandiere, al simbolo, alle uniformi, agli inni e ai rituali tipici di ogni movimento di ispirazione fascista. L’AIB fu il primo partito brasiliano organizzato e presente in tutto il vasto territorio brasiliano. Il movimento e la sua crescita impetuosa raccoglieva militanza anche tra le forze armate e tra il clero, nel cui ambito spicca Don Herder Camera, che dopo la fine dell’AIB diventa famoso per la sua adesione alla Teologia della Liberazione e un mito per tutti i cattolici di sinistra nel mondo. Un capitolo estremamente interessante sono i rapporti tra il movimento integralista e l’Italia fascista. Naturalmente il movimento attrae simpatie dentro la consistente comunità italiana in Brasile. Dopo un momento di diffidenza, l’Italia fascista cercava di creare propri nuclei di fascisti tra gli italiani del Brasile, poi a Roma si capisce la forza e l’importanza dell’integralismo brasiliano e si arriva a veri e propri finanziamenti. Poi quando Getulio Vargas si impadronisce del potere e dissolve per legge l’AIB, Roma con grande cinismo abbandona l’integralismo per scegliere il nuovo padrone del Paese, che dopo pochi anni non esiterà a fargli guerra alleandosi con gli USA. Tra i tanti paradossi che spesso la storia offre vi è quello della strana vicenda di Getulio Vargas e dell’AIB. Vargas sale al potere con un Putsch miliare nel 1930, poi si fa eleggere nel ’34, ma quando nel 1937 ci si preparava alle elezioni presidenziali del 1938 con un colpo di stato scioglie il parlamento, i partiti e assume tutti i poteri creando un nuovo regime, l’Ostado Novo, sistema politico e sociale ispirato alla destra conservatrice e populista. Gli integralisti, nonostante la forte presenza nelle forze armate, non reagiscono e si dissolvono. Tenteranno sì l’anno dopo un debole tentativo di colpo di stato. Il suo fallimento segna la fine definitiva dell’AIB. Il suo gruppo dirigente si dissolve in mille espedienti, Plino Salgado va in esilio in Portogallo. Tornato nel ’45 in Brasile si impegna di nuovo in politica con un certo successo, appoggia il “Golpe” dei militari del ’64 che abbatte la democrazia brasiliana, sperando di essere utilizzato dai nuovi padroni del Paese. Ancora una volta Salgado si dimostra un debole politico come con Vargas, i nuovi padroni del Paese vogliono governare senza l’aiuto di nessuno. Nonostante questo ulteriore fallimento quando Salgado muore nel 10975 si spenge con lui un fine intellettuale che ha scritto pagine importanti nella storia del suo Paese, che non dovranno più subire l’oblio dei faziosi e degli smemorati. |