Brasile & Sud America
 
 
SUD AMERICA E LATINA  
L'America del Sud ora guarda al Pacifico.
di Roberto Lovari – L’Opinione 06/01/2012
L’America Latina e i Caraibi nel 2012 cresceranno solo del 3,7%, meno di quel 4,3% registrato nel 2011. La commissione economica per l’America Latina e i Caraibi dell’ONU (CEPAL) ha avvertito che un peggioramento della situazione economica della zona EUR potrebbe colpire l’economia mondiale e pertanto anche la regione. Già l’America Latina e i Caraibi hanno visto un rallentamento dell’economia rispetto all’anno scorso, che è stato del 5,9%. Certamente i dati non spingono a festeggiare, anche se sono buoni rispetto ad altre zone del mondo. Tutto sembra indicare che la “decade dell’America Latina”, i dieci anni dal 200 al 2010 che hanno visto crescere costantemente tutti i paesi della regione, potrebbe essere alla fine. I prezzi alti di materie prime, minerali e produzioni agricole, spinti anche dagli acquisti crescenti della Cina e dell’India, hanno generato un sentimento di trionfalismo in varie capitali sudamericane. Nonostante questo, Standard and Poors hanno indicato la possibilità di un significativo rallentamento della crescita, anche se questo avvertimento della prestigiosa agenzia di rating non dovrebbe creare grande allarme, perché, anche se le economie della regione stanno perdendo forza, continueranno a crescere con indici maggiori del mondo industrializzato. Per alcuni analisti il vero dato preoccupante è quello che vede questi paesi, esclusi il Cile e in parte il Brasile, dissipare in consumi invece di investire nell’educazione, elemento vitale e determinante per vincere le diseguaglianze economiche e sociali tuttora spaventose in America Latina. È in questo quadro economico che stanno maturando lentamente alcuni fenomeni di aggregazione e integrazione politica ed economica capaci di creare, nei prossimi anni, una geografia politica ed economica di grande novità. Il tutto parte dalla proposta del presidente Obama di creare un accordo commerciale che includa i paesi bagnati dal Pacifico, creando il più grande blocco commerciale del mondo. Recentemente Obama ha dichiarato che gli Stati Uniti sono un paese del Pacifico, poco prima la Clinton su Foreign Policy aveva scritto un articolo dal significativo titolo: “Il secolo del Pacifico degli USA”. Washington ha annunciato che lavorerà per allargare significativamente il TPP, l’accordo di associazione transpacifica, che ad oggi comprende nove paesi, tra cui USA, Nuova Zelanda, Singapore, Viet Nam, Cile e Perù e si allargherà a Giappone, Messico, Canada e Corea del Sud. Il nuovo blocco Asia-Pacifico prevede di eliminare i dazi e creare una legislazione comune per gli investimenti, il mercato del lavoro e regole per l’ambiente. Il Messico, il Cile, il Perù e la Colombia si muovono in questo scenario, preparandosi con la creazione di una forte integrazione economica regionale. Infatti, mentre al vertice di Caracas del 3 dicembre nasceva il nuovo organismo dei paesi latini e dei Caraibi, il CELAC, accompagnato da grandi dichiarazione sull’unità della regione, ma senza nessun accordo concreto, a Merida, in Messico, il 5 dicembre accadeva il contrario. Cile, Perù, Colombia e Messico davano vita alla “Alleanza del Pacifico”, Panama ne fa parte come osservatore. Una serie di accordi concreti daranno vita all’area economica più grande e vitale della zona. È prevista per il 4 giugno prossimo la riduzione delle barriere doganali per beni e servizi, con l’obiettivo della loro totale eliminazione entro il 2020 o 2025. Da adesso i presidenti dei paesi membri si incontreranno ogni due mesi per seguire i lavori. È stata già creata una Borsa comune tra Cile, Perù e Colombia, conosciuta come MILA (Mercato Integrato Latino Americano), Il Messico è intenzionato a parteciparvi. I paesi latino americani dell’alleanza del Pacifico vogliono costruire un’area economica che possa servire come piattaforma per le imprese asiatiche che vogliono esportare nel Nord America e creare un ponte tra l’Asia e le Americhe. I paesi latini del Pacifico vogliono anche creare un contrappeso alla crescente influenza del Brasile. Il blocco dell’Alleanza del Pacifico, con la possibile adesione dei paesi centro americani, si integrerà con il TPP.
Dall’altra parte, Brasile, Argentina, Uruguay e Venezuela continueranno ad esportare materie prime verso Cina ed India, senza alcuna prospettiva di integrarsi in un’area commerciale più vasta. Sicuramente continueranno i grandi discorsi retorici per una integrazione dell’intera America Latina, ma in pratica crescerà la diversificazione tra un’America Latina del Pacifico e un’America Latina dell’Atlantico.

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