Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
La malattia di Lula diventerà una lotta politica.
di Roberto Lovari – L’Opinione 01/11/2011
In questi giorni le malattie stanno cambiando il corso della storia in America del Sud. Ne abbiamo avuto proprio in questi giorni una riprova con la vittoria di Cristina Kirchner in Argentina. Se non fosse scomparso improvvisamente il marito Nestor proprio un anno fa, la neo presidente adesso sarebbe al massimo la prima dama dell’Argentina o forse senatrice di un lontano collegio della Patagonia, luogo di origine delle fortune elettorali della coppia presidenziale.
Il Paraguay vede tuttora il suo presidente, l’ex vescovo cattolico Fernando Lugo, con i segni della lotta contro un tumore, per non dire del molto più famoso e chiacchierato Chavez. La stessa attuale presidente del Brasile, Dilma Rousseff, ha dovuto lottare, era stata appena lanciata la sua candidatura, con un tumore linfatico. Lo ha vinto con serenità, per poi lanciarsi nella vittoriosa campagna elettorale che è terminata ad ottobre con l’elezione, per la prima volta nella storia del colosso sudamericano, di una donna alla presidenza. Anche con questi precedenti la notizia del tumore di Lula ha colpito veramente in profondità non solo tutto il Brasile, ma il mondo intero. Lula, lo si ami tanto, poco o per niente, è un personaggio che ha segnato profondamente il suo paese e non solo. Dovrà lottare per salvare una delle sue cose più caratteristiche, la voce, sempre un po’ rauca e forte, tipica di chi è abituato a parlare a lungo tra la gente, con il rumore e il fumo.
Prima il sindacato, poi la vita politica che lo ha visto percorrere il vasto Brasile in un fiume di incontri, manifestazioni, riunioni in luoghi chiusi o aperti, per preparare la sua candidatura alle presidenziali, fino a quando, nel 2002, dopo tre sconfitte, portò alla presidenza del suo paese un “terrone”, per dirla all’italiana, uno di quei milioni di poveri giunti nel sud ricco ed industrializzato per sfuggire alla siccità e alla fame delle terre del Nordeste. Appena appresa la notizia è stato un fiume di messaggi e di dichiarazioni, ma non solo il Brasile è rimasto colpito dalla malattia di Lula, tutta la stampa mondiale ha dato ampio risalto alla notizia. Non è mancato chi, come il New York Times, ha messo a confronto il comportamento dell’ex presidente brasiliano con quello del venezuelano Chavez. Appena avuta la notizia degli esami fatti nel prestigioso ospedale Siro Libanese di San Paolo, la vicenda è stata gestita con assoluta trasparenza, dando tutte le informazioni possibili, indicando anche il giorno dell’inizio delle cure; Chavez ha invece comunicato di avere un tumore solo dopo essersi fatto operare e non ha mai specificato dove la malattia lo abbia colpito e non si è fatto curare in patria, ma dai suoi amati cubani.
Il mondo intero ha augurato a Lula una pronta guarigione per poter riprendere il suo intenso lavoro. Lula, infatti, non si è mai fermato dopo aver lasciato la presidenza, da una parte una intensa attività internazionale, ma soprattutto una presenza attiva ed attenta alle vicende politiche interne del Brasile. Da gennaio era in giro per il mondo a raccogliere lauree “Honoris causa” o a partecipare a convegni in cui era una vera star. L’ultimo a Madrid, ad un convegno dei leaders progressisti del mondo, tra Zapatero e il francese Hollande, futuro avversario di Sarkosy. A breve avrebbe dovuto recarsi negli USA per incontrare quell’Obama che gli ha rivolto un saluto calorosissimo nel vertice delle Americhe a Trinidad. Lula dovrà sospendere i suoi impegni per curarsi, come dovrà sicuramente ridurre il suo impegno nelle vicende nazionali. Stava lavorando alacremente in sordina per le elezioni comunali del prossimo anno, le sue energie le spendeva per placare il suo sempre agitato PT e per costruire alleanze elettorali capaci di rafforzare il quadro nazionale. Lula conosce bene il suo paese e il mondo politico brasiliano, sa che buona parte delle vittorie presidenziali si costruisce con il consenso e il potere nei 5000 e più comuni. Dilma è brava e sta imparando a gestire una maggioranza ampia ma litigiosa, spesso colpita da accuse di corruzione, anche nel recente caso del Ministro dello sport, dimessosi dopo molte accuse di malgoverno, ha mostrato di aver appreso la lezione, ma sentirà la mancanza di quella voce rauca e con accento terrone che, nelle lunghe riunioni, sapeva sempre trovare una soluzione ai problemi.
Tutti sono sicuri che Lula vincerà anche questa difficile sfida e tornerà a fare politica a tempo pieno.

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