L’improvvisa malattia di Chavez e le modalità della sua cura hanno accresciuto le preoccupazioni dei venezuelani e degli osservatori per il futuro del paese. La misteriosa operazione a Cuba di Chavez, negata in un primo tempo poi resa nota con il tipo di malattia, ma anch’essa non chiarita completamente, hanno dato il quadro della situazione del Venezuela e risvegliato antichi ricordi. Nel mondo comunista, quando la salute dei leaders dei vari paesi era un segreto gelosamente custodito dai servizi segreti, i leaders, quando si ammalavano, andavano a curarsi a Mosca, come Chavez che si è fatto operare a Cuba dove va a fare le sedute di chemioterapia. Il presidente venezuelano non si è smentito, appena ripresosi ha dichiarato che vincerà la sua malattia e vincerà le elezioni presidenziali del 2012. L’incertezza del futuro ha scatenato Chavez in affermazioni allarmanti e piene di minacce. La sua rivoluzione bolivariana ”independe” dalle elezioni presidenziali dell’anno prossimo, Chavez ci dice che la sua rivoluzione non è legata ai risultati delle urne perché “Questo processo è previsto nella Costituzione”. Adesso Chavez dice questo dimenticandosi tutte quelle dichiarazioni dei mesi passati che affermavano che i militari non avrebbero mai accettato un “presidente borghese”. Per rendere ancora più preoccupante il futuro Chavez ha denunciato “un piano di violenza internazionale in caso vincesse le elezioni con un piccolo margine”. Per calmare e dare sicurezza ai suoi seguaci e ai membri del Partito Socialista unitario del Venezuela, ha cominciato a lanciare, non lo aveva mai fatto nel passato, il suo vicepresidente Elias Jaua. Al suo esordio in sostituzione di Chavez ,doveva dare il benvenuto a centinaia di atleti , il corpulento vicepresidente si è impappinato nel leggere il suo discorso. Pessimo esordio per un uomo a cui Chavez aveva delegato parte delle sue funzioni prima di sottoporsi alle cure per il tumore che lo ha colpito. Logicamente l’opposizione non ha lasciato perdere l’occasione per attaccarlo. Il deputato Juan Jose Caldera lo ha definito un ”uomo per nulla brillante, molto lontano dalla figura di un vicepresidente”. Il vicepresidente Jaua non sarà brillante come dicono gli oppositori, ma è sicuramente un esempio tipico di quei militanti fedeli che piacciono tanto a Chavez, quando lo nominò lo definì “un giovane votato alla rivoluzione”. Ma tra una cura e l’altra, il presidente venezuelano guarda con attenzione alla situazione economica del paese e ai primi sondaggi sulle elezioni presidenziali del prossimo anno. Il Venezuela è l’unico paese petrolifero che non è cresciuto negli ultimi due anni, e adesso per di più il prezzo del barile di petrolio sta scendendo paurosamente. L’inflazione non dà segnali di scendere sotto il 24% annuo, la più alta del Sudamerica, il tessuto produttivo privato è in crescente difficoltà per gli innumerevoli interventi dello stato e per le nazionalizzazioni. I venezuelani sono costretti a continue peregrinazioni per trovare alcuni beni come carne, caffè o zucchero. Il populismo di Chavez costa sempre di più, eccolo allora ricorrere a tutti i mezzi per finanziare alcune spese che gli oppositori dicono elettorali. Ad Agosto l’Assemblea Nazionale ha approvato con urgenza la possibilità di indebitare lo stato venezuelano per altri 45 miliardi di dollari. Secondo l’esperto della BBC Jessus Casique, il debito consolidato del paese è arrivato a 136 miliardi di dollari, mentre quello esterno è cresciuto del 66% tra il 2008 e il 2011 arrivando a 46 miliardi di dollari, dati che spingono Chavez a due mosse. Usando la legge Habilitante, ossia la possibilità di legiferare, nazionalizza le riserve e l’estrazione dell’oro in Venezuela. Secondo il Banco Centrale del Venezuela si tratta di 364 tonnellate del metallo giallo. Insieme a questo annuncia che ritirerà dagli USA e dall’Europa tutte le valute estere del paese. Le riserve internazionali insieme all’oro verranno collocate in banche cinesi, russe e brasiliane, dice, per metterle al riparo delle manovre degli “imperialisti”. Osservatori neutrali ritengono che il tutto potrebbe essere una misura preventiva nei confronti delle cospicue richieste di risarcimenti delle compagnie petrolifere Exxon Mobile e Conoco Phillips per gli espropri subiti in Venezuela. L’opposizione, riunita nel MUD (tavolo di unità democratica) vede aumentare ogni giorno le sue preoccupazioni anche per la presenza di gruppi forniti di armi da Chavez. Il lavoro del MUD e dei 17 partiti che ne fanno parte, sarà rivolto a trovare un candidato forte e rappresentativo per le elezioni del 2012. |