L’ex presidente Lula, appena tornato da un lungo viaggio in Europa con conferenza a Londra e incontro con Zapatero In Spagna, è stato invitato ad una riunione il 18 di Aprile con il gruppo dirigente del PT. La ragione dell’incontro era chiedergli il suo impegno per far approvare la “riforma Politica”, una serie di cambiamenti delle leggi elettorali e soprattutto, quello che sta più a cuore al PT, l’adozione nel proporzionale della lista bloccata e del finanziamento pubblico ai partiti per le elezioni. Il Brasile ha due metodi di votazione per eleggere i suoi rappresentanti ai vari livelli. Per il presidente, i senatori, i governatori e i sindaci con più di 200.000 abitanti maggioritario con secondo turno. Per i deputati federali, statali e i consiglieri comunali proporzionale con una sola preferenza. È unanime la valutazione negativa del sistema che ha dato vita a molte incongruenze e a paradossi come quella dei due supplenti dei senatori. Le soluzioni sono state sempre diverse, così tutto è rimasto immutato per decenni. Si pensi che il regime militare nel 1977, per sostenere la sua declinante influenza nel Congresso, stabilì un numero minimo di deputati per i piccoli stati, dove era ancora forte, e uno massimo per i grandi dove la sua influenza era in calo. Così ogni stato deve avere un minimo di 8 deputati federali e un massimo di 70, con il risultato che nelle elezioni del 2011 per fare un deputato nello sperduto stato di Roraima bastarono 33.986 voti, in quello di San Paolo ne sono stati necessari ben 432.877! Ma all’assurdo non manca il ridicolo offerto dai due supplenti dei senatori. Quando i senatori assumono un incarico nel governo o in altro livello, vengono sostituiti nel Senato da uno dei due supplenti, quando lasciano l’incarico rientrano in carica nel Senato. In caso di morte non succede quello che viene dopo nel consenso, ma il supplente, che è in genere un parente stretto o un grande finanziatore. Ma dove il dibattito diventa acceso è nella elezione proporzionale dei deputati federali e statali. Per capire i problemi che il metodo della preferenza unica genera bisogna ricordare le dimensioni degli stati. Alcune volte sono grandi cinque volte l’Italia, come l’Amazzonia, o quattro come il Parà, o il doppio come Minas Gerais o Bahia. In un paese dove le strutture politiche dei partiti sono deboli, la ricerca della preferenza diventa una spesa di notevole entità che ha sviluppato quello che in Brasile chiamano “Fisiologismo”, che in Italia potremmo tradurre con clientelismo, per non dire del fenomeno della “Caixa Dois”, cioè il finanziamento illegale della politica, se non della corruzione. Nella prima riunione congiunta del Senato e della Camera dei deputati la neo eletta Dilma Rousseff ha lanciato un fermo invito a fare la “riforma Politica”, assicurando che il governo non sarebbe intervenuto. Subito i due rami del Parlamento hanno creato ed insediato due commissioni ad hoc. È partita prima quella del Senato che il 13 di Aprile ha consegnato al presidente Sarney i risultati di due mesi di appassionate discussioni. La Commissione ha approvato a maggioranza un progetto di “riforma politica” che tocca tutti gli aspetti della realtà politica brasiliana. In primo luogo l’abolizione del secondo mandato per il presidente della repubblica, dei governatori e dei sindaci, portandolo però a cinque anni. Varrà dopo le elezioni del 2014. Accordo unanime sulla limitazione del supplente che sarà uno solo e non potrà essere un parente. Le divisioni sono apparse invece sulla proposta del PT di eleggere nel proporzionale i deputati federali, statali e i consiglieri comunali su liste bloccate dei partiti, ”lista fechada”. Il partito dell’opposizione PSDB di Serra ha controproposto il metodo del collegio uninominale, lasciando la porta aperta ad una soluzione. mista. Alla fine è passata la lista bloccata . Stessa divisione sul finanziamento pubblico della campagna elettorale proposta dal PT, il PSDB ha obiettato che non vede le ragioni perché i cittadini debbano pagare la campagna elettorale ai partiti. Anche qui è passata la proposta del PT. Altri elementi di novità sono la fine della possibilità per i partiti di collegarsi tra di loro, cosa che favoriva i piccoli partiti, la quota del 50% di donne nelle liste bloccate, la possibilità di candidare sindaci indipendenti dai partiti se espressione del 10% della loro città. Sarney ha fissato la data del 20 maggio per le controrelazioni, poi ci sarà l’aula. Anche la Camera sta lavorando, poi ci dovrà essere l’unificazione delle proposte. Il PT non confonde la maggioranza che sostiene la Dilma nei due rami del Parlamento con quella necessaria per l’approvazione della “Riforma Politica”. Non c’è solo il PSDB con il suo uninominale, ma anche il PMDB,il grande partito alleato che esprime il vicepresidente della repubblica Michel Temer. Ed è proprio questi che, già da febbraio, ha fatto la proposta della lista unica e non dei partiti, nella quale vengono eletti quelli che hanno riportato più voti. Lula è consapevole che dentro la maggioranza dei 402 deputati su 503 e dei 59 senatori su76, le opinioni sono molto diverse da quelle del suo partito, per non dire delle opposizioni del PSDB, del DEM e del PPS, si è messo subito al lavoro lanciando un video dove spiega gli aspetti positivi della lista e del finanziamento pubblico delle elezioni. Ha detto che incontrerà tutti di persona, partiti e persone compresa l’opposizione.
Saranno necessari alcuni mesi per sapere se il Brasile diverrà eguale all’Italia in materia elettorale.
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