Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
Obama volerà presto in Brasile
di Roberto Lovari Secolo d’Italia 02/02/2011
Nel suo discorso al paese del 25 di gennaio Barak Obama, nel rilanciare la sua proposta politica, ha dato un annuncio di cui si è parlato poco ma che è di grande importanza politica, a marzo andrà in Brasile, Cile e El Salvador. Il Presidente USA aveva aperto il suo rapporto con l’America Latina con grande successo nel Vertice delle Americhe realizzato nell’aprile del 2009 a Trinidad Y Tobago. Forte simpatia incontrò la sua promessa di promuovere “una nuova alleanza delle Americhe per mettere fine a anni di negligenza degli Stati Uniti con questa regione”. Di recente a Washington Arturo Valenzuela, sottosegretario per gli Affari Emisferici della Segreteria di Stato USA, ha dichiarato “Fin dal primo giorno al potere, il governo di Obama ha lavorato molto duramente per cambiare il bilancio delle relazioni tra USA e America Latina in modo positivo e costruttivo”. Sia gli Hispanos degli USA che i Latino Americani non sono molto d’accordo con le valutazioni positive di Valenzuela. La seconda minoranza degli USA, gli Hispanos con i suoi 40 milioni di cittadini, nel ricordare che il 67% di loro votò per Obama, ha dovuto constatare con amarezza che la promessa fatta in campagna elettorale, di fare una priorità della legalizzazione dei clandestini, circa 11 o 12 milioni di cui 8 o 9 “indocumentatos hispanicos”, è rimasta sulla carta. Obama ha convinto i repubblicani a revocare la legge che proibiva gli omosessuali nell’esercito, non ha fatto lo stesso per sbloccare al Senato la Dream Act, un progetto di legge che avrebbe concesso la cittadinanza a migliaia di studenti universitari e soldati dell’esercito che furono portati negli USA da genitori clandestini. Certamente il taglio della politica estera è stato ben più multilaterale che quella di Bush, le aperture verso Cuba sono state significative, sulle turbolenze politiche che hanno colpito Honduras e Ecuador gli USA hanno sempre tenuto un atteggiamento chiaro di netto rifiuto al vecchio “golfismo” sudamericano. Certamente non molto di fronte alle aspettative accese da Obama. Sicuramente grazie a lui i Latino Americani hanno per il 74% una visione positiva degli USA. Ma nonostante tutto questo l’impressione che si ha in Sud America è quella di abbandono dell’area da parte degli USA. Vedi la mancata ratifica dell’accordo di libero commercio con l’alleato più fedele di Washington in America Latina, la Colombia di Santos, i duri giudizi espressi in fine mandato da Lula su Obama e gli USA. Obama approfittando della presenza di un nuovo presidente ha deciso di giocare la carta di tentare di costruire un nuovo rapporto con il Brasile, che non solo è l’ottava potenza economica del mondo ma anche una chiave che apre molte porte in molti stati dell’area. Ci sono segnali che con il Brasile siano possibili rapporti diversi da quelli decisamente non buoni dei due ultimi anni della presidenza Lula. Sul problema più spinoso, quello del rapporto del Brasile con l’Iran, sembrano esserci novità. Non solo la Dilma Rousseff senza mezzi termini ha definito sbagliata l’astensione all’ONU del Brasile sulla violazione dei diritti civili in Iran, ma anche il nuovo Ministro degli Esteri del Brasile, Antonio Patriota, ha assunto una posizione più moderata. Infatti nell’incontro di mercoledì 26 gennaio a Bruxelles con le autorità della Comunità Europea, ha affermato che il Brasile è disponibile a partecipare ai negoziati sulla questione nucleare iraniana, ma non avanza richiesta alla comunità internazionale per integrare il gruppo dei negoziatori. Proprio in questi giorni brasiliani e statunitensi collaborano attivamente per risolvere i gravi problemi della eterna crisi di Haiti. Molto interesse ha suscitato un discorso recente del Ministro degli Esteri del Brasile sulla volontà del suo paese di “stringere legami con i paesi in via di sviluppo, ma non a danno degli Stati Uniti e dell’Europa”. Sembra inoltre che la Rousseff abbia apprezzato molto la presenza al suo insediamento della Hillary Clinton, a costo di un viaggio faticoso date le feste di fine anno. Gli Usa e il Brasile hanno molto da discutere, sia sul piano economico che politico. Pur non essendo più il partner economico più importante, il primo adesso è la Cina, gli USA sono sempre un grande mercato in ripresa. Gli USA possono fornire Know-how in materia particolarmente utile al gigante sudamericano in vista dei campionati mondiali di calcio del 2014 e delle Olimpiadi del 2016. Un rafforzamento dei rapporti bilaterali sarà sicuramente utile per contenere, tramite l’influenza che esercita su di essi il Brasile, le turbolenze dei Chavez e dei suoi amici bolivariani. Ma a muovere nuovamente a Sud il Presidente USA è anche la scadenza presidenziale USA, gli Hispanos vanno riconquistati, sono un pacchetto elettorale di cui Obama non potrà fare a meno. L’estrema destra repubblicana con i suoi eccessi contro gli Hispanos e gli “indocumentados”, potrebbero spingerli verso l’astensione.
Obama si è difeso dalle critiche per non aver incluso la fidata Colombia nel giro sudamericano affermando che farà una visita di stato al paese, in occasione del vertice delle Americhe a Cartagena, in Colombia nel 2012. Molti guardano con sospetto e preoccupazione l’imprevisto “flirt” tra Chavez e il Presidente colombiano Santos. Gli USA non firmano il trattato di Libero Commercio con la Colombia, Obama è molto sensibile ai sindacalisti americani che non vogliono il trattato, pertanto i colombiani commerciano con il ricco Venezuela di Chavez.
Business is business, ovvero gli affari sono affari anche per i Colombiani.

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