L’inizio del mandato non era stato facile, l’errore di nominare solo uomini del suo partito nel Comitato per la transizione, organismo che nelle repubbliche presidenziali accompagna il passaggio di poteri tra il presidente uscente e l’eletto, aveva aperto la prima crisi con il grande alleato, il PMDB, che esprime il vice presidente Temer. Le difficoltà si erano acuite nella distribuzione dei ministeri e degli altri incarichi: banche, società dello stato, fondazioni, molto ambiti da tutti i partiti alleati, quasi tutti afflitti da quello che in Brasile chiamano “fisiologismo”, che in Italia può essere tradotto con clientelismo. Sembrava che le tensioni dovessero riversarsi anche nelle nomine dei presidenti della Camera dei Deputati e del Senato, nonostante maggioranze molto ampie, con numeri ben diversi da quelli del primo e del secondo mandato Lula. Ma, quando la situazione sembrava farsi complicata, ecco, a inizio febbraio, una inversione di tendenza nella capacità politica del nuovo presidente. Sia al Senato che alla Camera la tela tessuta con grande discrezione dalla Dilma e dal Ministro della Casa Civil, una specie di sottosegretariato alla Presidenza, tiene, dando ben 70 voti su 81 a Jose Sarney e 375 su 513 al candidato del PT Marco Maia. Ma, mentre lavora con Palocci anche per risolvere i nodi delle 20.000 nomine degli incarichi federali, Dilma comincia a mostrare uno stile presidenziale che lentamente, ma costantemente, acquista non solo modi di comportamento, ma anche di sostanza politica, diversi da Lula. Parca e misurata negli interventi, nel numero delle apparizioni pubbliche, appare diversa da un Lula amante degli interventi “a braccio”, per riscuotere e scatenare l’applauso. Uno stile che a molti apparirà sicuramente più freddo di quello di un Lula sempre accalorato e passionale. La diversità comincia però ad apparire non solo nei metodi e nello stile di governo. La Dilma si è recata alla riunione congiunta della Camera e del Senato, con stile asciutto e chiaro, in venti minuti ha esposto il suo programma presidenziale, in grande rilievo la lotta alla povertà, ma anche grande attenzione al contenimento della spesa pubblica, che negli ultimi anni del governo Lula è cresciuta paurosamente. Lula, in nove anni di governo, era stato solo una volta all’inizio dei lavori del Parlamento, poi aveva solo mandato un messaggio letto dal Ministro della Casa Civil. A fine gennaio il presidente del STF, Cesare Peluso, ha fatto una dichiarazione polemica con la Presidenza della Repubblica. Peluso ha ricordato che il STF è incompleto da quando il giudice Eros Graus è andato in pensione nel mese di agosto dell’anno passato. Questioni vitali per la democrazia del paese, come la legge che regola l’eleggibilità di candidati con condanne (ficha limpa), o questioni delicate per ragioni internazionali, come il caso Battisti, in procinto di essere esaminate, non hanno trovato risposte data la parità del risultato. Diversamente da Lula, che non si era preoccupato del problema, Dilma non solo il primo febbraio è andata alla ripresa dei lavori del STF, ma, il giorno dopo, ha indicato l’undicesimo membro del STF, mostrando una seconda diversità dal suo mentore Lula. Dilma ha dimostrato di agire rapidamente, diversamente da Lula, molto presente in ogni tipo di riunioni ma lento nel prendere decisioni difficili. Si ricordi che la decisione del Supremo Tribunale Federale di annullare la concessione dell’asilo politico a Battisti e di rimandare a Lula la decisione finale nel rispetto del trattato di estradizione con l’Italia, era del novembre 2009! La Dilma non solo è stata rapida, ma ha fatto una scelta di livello, Luiz Fux, ben diversa dall’ultima nomina di Lula nel STF, infatti il nome indicato da Lula nel settembre 2009, l’avvocato Toffoli, aveva scatenato una marea di proteste. Toffoli era stato bocciato a vari concorsi pubblici ed era indagato per turbativa d’asta in due stati, in più non aveva alcun titolo accademico, ad adiuvandum, aveva fatto una festa faraonica per la sua nomina a spese dello stato. Alle polemiche Lula ha risposto che “da quando un tornitore meccanico è diventato presidente della repubblica, in Brasile i titoli accademici non contano più nulla”.L’undicesimo membro del STF è un giudice di carriera, con notevole patrimonio giuridico ed accademico, attualmente presidente del TSJ (Tribunale Supremo di Giustizia). Unanime il consenso, dall’ordine degli avvocati del Brasile, sempre diffidenti, ai magistrati, che hanno salutato con favore la nomina di un magistrato di carriera e non di un “politico” come l’avv. Toffoli che per anni era stato l’avvocato di Lula e del PT. Dopo l’approvazione del Senato, con la nomina di Luiz Fux, il STF sarà al completo e potrà affrontare la questione Battisti, il relatore ha detto che non c’è ancora una data. Gli osservatori ricordano che due membri del STF, Toffoli e Celso de Mello, non parteciparono alla riunione che ha esaminato il caso Battisti aducendo ragioni diverse, tendenzialmente erano pro rifiuto estradizione. Dovrebbero quindi essere 9 i membri che affronteranno il discusso caso, pare difficile che un giudice come Fux possa appoggiare il non rispetto di una sentenza di magistrati, anche se di uno stato lontano. Tutti questi fatti, oltre il nuovo atteggiamento moderato sull’Iran, hanno fatto scrivere all’autorevole Financial Times che l’inizio del governo Roussef è incoraggiante, segna uno stile diverso da quello di Lula, che parteciperà al Social Forum Mondiale di Dakar.
Infine una buona notizia per il ministro Frattini, il Presidente del Senato brasiliano vuole cambiare la data di insediamento del Presidente della Repubblica, dal primo al dieci di gennaio, per consentire anche a coloro che fanno festa il 31 dicembre di essere presenti. |