In questi giorni in Brasile tutti i mezzi di informazione sono concentrati sulla nascita del futuro governo della sua eletta Dilma Roussef. Il governo, secondo quanto dichiarato da fonti della presidenza, dovrebbe essere formato entro il 15 di dicembre. Dilma entrerà in carica il 1 di gennaio del 2011. Senza reticenza alcuna Lula ha smentito il Lula dei giorni passati: “Io non mi occuperò del nuovo governo, dovrà avere “a cara de Dilma””, ossia il volto della sua erede. Intanto vengono scelti i suoi vecchi fedelissimi per gli incarichi più importanti, l’ex ministro Palocci alla Casa Civil, ossia un potentissimo, diremmo noi, sottosegretario alla presidenza, il suo capo di gabinetto diventa ministro delle Relazioni Istituzionali, altro elemento centrale perché tiene i rapporti con le forze sociali e civili del paese, per non dire della riconferma del pezzo forte dell’economia brasiliana, Mantega alla Fazenda. Il vecchio presidente Cardoso lo ha invitato a tacere, almeno per rispetto alla sua Dilma, impegnata in un difficile braccio di ferro con il potente PMDB nella distribuzione dei ministeri che contano.
Tra i tanti interventi, però, il giornale di San Paolo, La Folha del 4 dicembre, ne riporta uno sul caso Battisti, in cui Lula dice di sperare che l’avvocato generale dello stato, a cui ha affidato la risposta da dare al STF, si pronunci entro la fine del suo mandato. Il Supremo Tribunale Federale aveva detto che Battisti è un criminale comune e che deve essere estradato in Italia affidando la decisione esecutiva alla presidenza della repubblica. Lula, di cui è nota la propensione a mantenere Battisti in Brasile, ha dichiarato di aver fatto già la sua scelta e di essere in attesa delle proposte per risolvere il caso dall’avvocato generale dello stato Adams, che, tra l’altro, aspira a riempire un posto vuoto nel STF.
Quando tutto ristagna, ecco una piccola bomba, la rivista più diffusa del Brasile, Veja dell’8 dicembre, pubblica un articolo in cui vengono esposte le argomentazioni giuridiche di Adams per mantenere il terrorista Battisti in Brasile. Prima ipotesi, asilo per ragioni umanitarie, seconda ipotesi, i crimini di Battisti sono caduti in prescrizione, terza, dargli un visto di lavoro o da turista e poi dargli la cittadinanza brasiliana. Per averla basta che uno straniero viva da più di quattro anni nel paese, sappia leggere e scrivere in portoghese, abbia mezzi finanziari per mantenersi. La rivista aggiunge che non mancano “padrini potenti” per aiutarlo, afferma inoltre che a Berlusconi non importa nulla di Battisti. Sulle azioni e i comportamenti del governo italiano o della sua ambasciata a Brasilia non si hanno notizie. Anche a settembre un giornale brasiliano pubblicò notizie su un disinteresse di Berlusconi sul caso Battisti. Nessuna smentita, né dell’ambasciata italiana, né dalla Presidenza della Repubblica, né dal Ministero degli Esteri, dove ogni tanto Frattini sussurra che vuole il terrorista in Italia. Difficile trovare spiegazioni, forse a Brasilia non leggono i giornali brasiliani preferendo il Corriere dello Sport, oppure a Roma non leggono i dispacci dei propri rappresentanti diplomatici. Difficile dare risposte, quello che è certo è che sulla vicenda si è sentito solo l’avvocato del Governo italiano in Brasile, Nabor Bhulhoes: “non ho perso la speranza per l’estradizione di Battisti, qualunque altra decisione sarebbe un atto lontano dalla legge”. L’Italia, in caso di non estradizione, potrà portare il Brasile alla Corte Internazionale de L’Aia. Lo farà, oppure terrà conto dei contratti firmati da Berlusconi nel mese di giugno a San Paolo? |