È già scontro nella maggioranza del nuovo presidente del Brasile. Nelle repubbliche presidenziali vi è un particolare spazio di tempo, chiamato “ transizione “, dalla data delle elezioni al giorno dell’insediamento del nuovo presidente, nel caso del Brasile essendosi votato il 31 ottobre passeranno due mesi prima del fatidico 1 gennaio del 2011 quando con una grande cerimonia il presidente Lula passerà la fascia presidenziale alla neo eletta Dilma Rousseff. Viene creato un comitato che dovrà curare gli aspetti burocratico amministrativi relativi al passaggio delle consegne, ma soprattutto assistere il neo eletto nel compito più difficile, preparare il nuovo governo. Compito mai facile per nessuno, ma, a quanto si vede dai primi giorni, particolarmente difficile per la Dilma, anche se certamente sarà aiutata dal suo grande mentore Lula. Molti e complicati i nodi che dovranno essere sciolti per formare il governo e assicurarne uno cammino tranquillo. Ha cominciato a metterli sul tavolo nell’aereo che riportava in Brasile la Rousseff il neo eletto governatore di Rio grande del Sud, l’ex ministro della giustizia, quello che ha concesso l’asilo al terrorista Battisti,Tarso Genro. Rispondendo alle domande del giornale ”Estado de S. Paulo” sono subito emersi i problemi futuri della presidenza Dilma. Quale sarà il peso del grande alleato centrista, il PMDB, che esprime anche il vice presidente, quale sarà il ruolo del PT (partito dei lavoratori) il partito di Lula e del presidente? Dilma per la sua formazione intellettuale di sinistra sposterà a sinistra il suo governo? Lula, per la sua esperienza di sindacalista e di fondatore, sapeva tenere a bada sia il suo PT che gli alleati, Dilma come si muoverà? In Parlamento il nuovo presidente avrà un problema totalmente diverso da quello avuto da Lula nei suoi due mandati: non avere una maggioranza. Lula con grande pragmatismo, alcune volte eccessivo, ha sempre costruito, anche se faticosamente,la maggioranza per far approvare l’azione del suo governo. Ministeri, posti in quelli che in Italia si chiama “governo”, cioè aziende come la Petrobas ( il nostro ENI ), lo hanno aiutato in questo lavoro. Il grande scandalo del “Mensalao” (grande mensile) scoppiò proprio perché alcuni deputati furono accusati di ricevere contributi mensili dal PT per approvare le leggi di Lula. Gli ultimi calcoli le danno più di quattrocento deputati su 513 e ben 60 senatori su 81. Come accontentare tutti i 10 partiti che l’hanno sostenuta sarà un problema non facile da risolvere. Anche due partiti che non l’hanno appoggiata, come il PP e il PTB, vogliono adesso ministeri e potere. Per non dire dei problemi della presidenza dei due rami del Parlamento. Seguire il vecchio criterio, che la presidenza sia data al partito con più membri, con rotazione biennale, oppure procedere con accordi tra i partiti che compongono la maggioranza? Un calcolo fatto per accontentare tutti i partiti nelle loro richieste di ministeri ci dice che bisognerebbe portare il numero dei ministri dagli attuali 37 a 58. Si aggiunga che alcuni ministeri, come quello delle città o dei trasporti, acquisteranno molta importanza e molti fondi a causa della Coppa del calcio nel 2014 e delle Olimpiadi nel 2016. Le ostilità sono cominciate subito grazie ad un errore della Rousseff. IL giorno dopo le elezioni, nella creazione del comitato di transizione, ha messo tre uomini, tutti del suo PT, dimenticando il partito del suo vice presidente, il PMDB. Le proteste del PMDB, violente anche se non pubbliche, hanno indotto la Dilma ad includere nel comitato Michell Temer e ad affidargliene la guida. Passati una decina di giorni il PMDB ha compiuto un gesto eclatante, ha costituito con altri quattro partiti, il PR, il PP, il PTB e il PSC, il “BLOCAO”, cioè un nuovo gruppo forte di ben 202 membri della camera dei deputati. Gruppo in grado non solo di condizionare l’elezione del presidente della camera, ma anche il futuro governo di Dilma. Dura e rapida la reazione del presidente del PT Jose Eduardo Dutra, che ha definito l’atto non legittimo e non naturale. Lula ha subito convocato nella notte di martedì 16 una riunione con la Dilma e con l’ex ministro Palocci per mettere in piedi la contromossa. Ad accrescere la tensione nella maggioranza ha certamente dato il suo contributo la riunione della direzione nazionale del PT di venerdì 20. Non vi è solo un pesante attacco alla stampa e al sistema politico, ma viene reso noto anche che il PT vuole il giusto spazio nel governo, anche per accontentare le sue correnti interne, adesso ha 17 ministri su 37. Il problema quindi che la Rousseff dovrà risolvere sarà quello di accontentare tutti: i partiti, le correnti del PT, le richieste di Lula di mantenere alcuni uomini di sua fiducia nel governo, mettere, come ha detto lei stessa, qualche tecnico nei ministeri più delicati come quello della sanità. Un lavoro che forse sarebbe difficile anche per un Cencelli di democristiana memoria. |