Mercoledì 27 ottobre sarà una data molto importante per l’Argentina, la scomparsa del suo uomo “forte” Nestor Kirchner , ex presidente e marito dell’attuale presidente Cristina, apre una nuova pagina politica del paese dal futuro molto incerto. Ma chi era realmente Nestor Kirchner, al di fuori delle commemorazioni ufficiali e delle biografie d’occasione? È senz’altro una sorpresa per la vita politica dell’Argentina pur abituata a novità e vicende improvvise scaturite da morti improvvise, come il caso di Isabelita, diventata presidente dopo l’improvvisa scomparsa del suo mentore e marito Juan Domingo Peron. Seguirono una presidenza di caos e una sanguinosa repressione militare. Da modesto amministratore di una regione della lontana Patagonia, durante gli anni tempestosi seguiti al disastro della spaventosa crisi economica e politica del 2001, Nestor Kirchner, appoggiato dall’allora uomo forte del peronismo e presidente uscente Eduardo Duhalde, era diventato presidente della Repubblica nel 2003. Elezione singolare la sua, con poco più del 20% al primo turno, vinse al secondo turno per mancanza di avversari. L’oppositore Menem , nel timore di una sonora sconfitta, si era ritirato. Per nulla intimorito dalla vicenda Kirchner, dopo la rottura con il suo padrino Duhalde, si è impegnato in un duro lavoro politico. In pochi anni ha saputo conquistare spazi e molto potere affrontando duri scontri sempre affiancato dalla moglie Cristina, allora senatrice. Dopo essersi impadronito del partito peronista e aver stretto un saldo patto con il tradizionale alleato del peronismo, il sindacato del CGT(confederazione generale del lavoro), Kirchner ha affrontato duri scontri con gruppi economici e multinazionali, il FMI, i creditori internazionali dell’enorme debito accumulato dal paese con sperperi decennali, la stampa del suo paese. Il TG2, nel parlare della sua morte, ne ha lodato la sua lotta al “neoliberalismo”, forse sarebbe stato meglio anche parlare della “rapina” di diversi miliardi di dollari fatta alle centinaia di migliaia di piccoli e medi risparmiatori italiani costretti ad accettare un rimborso del 30% dei loro sudati risparmi investiti in obbligazioni argentine. Il mancato pagamento di ben 100 miliardi di dollari di debiti, una risalita dell’economia dalla voragine della crisi economica del 2001, disinvoltura ed autoritarismo hanno portato a Kirchner popolarità e controllo del paese, dati che gli hanno consentito senza fatica di eleggere la moglie Cristina alla presidenza della Repubblica nel 2007. Certamente la Cristina non ha avuto bisogno di molto tempo per accumulare insuccessi e impopolarità. Si parlava già apertamente che nell’ottobre del 2011, data della celebrazione delle elezioni presidenziali, il candidato sarebbe stato di nuovo il marito Nestor. La sua scomparsa pone fine ad un’esperienza nuova per l’Argentina, le “coppie presidenziali”, come le chiamano gli argentini, Peron ed Evita , di nuovo Peron ed Isabelita , Cristina e Nestor Kirchner. Gli osservatori sono molto prudenti nel descrivere il futuro del paese. Certamente La Cristina il lunedì successivo è tornata ai suoi compiti di presidente, non trascurando di darne l’annunzio in tv in mezzo a fiumi, sicuramente sincere, di lacrime, anch’esse portatrice di voti. Il popolo argentino è stato certamente colpito e sono sincere le esternazioni di dolore popolare che si sono viste e lette sui mezzi di comunicazione. È cominciato subito un processo di celebrazione dello scomparso con l’intitolazione di strade e luoghi di vario tipo, di tornei di calcio tanto amato dagli argentini. Già due giorni dopo la morte, il ministro degli esteri, Hector Timerman, ha affermato che Cristina Fernandez de Kirchner si ricandiderà nel 2011. Subito i grandi alleati peronisti , come il segretario generale del potente sindacato CGT Hugo Mojano e il Governatore della grande Buenos Aires (12 milioni di abitanti su 37 dell’Argentina) si sono fatti sentire garantendo il loro appoggio alla Presidenta. Ma sono subito ricomparsi anche i peronisti dissidenti, che amano chiamarsi “federali”. In una riunione hanno annunciato la “precandidatura” di vari nomi, tra cui il vecchio ed ancora potente Duhalde. Nello stesso lunedì della ripresa dell’attività politica della Cristina, il sindaco di centro destra di origine italiana Maurizio Macri, anche lui forte candidato, aveva detto senza peli sulla lingua di non scambiare il dolore degli argentini per la morte di Kirchner per consenso, la proposta del peronismo è ormai esaurita. Da non trascurare è anche la candidatura del figlio di Raul Alfonsin, primo presidente della rinata democrazia argentina nel 1983, dello storico partito UCR (unione civica radicale). L’offensiva negli ultimi tempi contro la stampa, in particolare contro il gruppo imprenditoriale Clarin, ha spinto la SIP (associazione interamericana della stampa) ad emettere una dichiarazione che forse in Italia abbiamo già udito: “percepiamo una situazione di irritazione e di rivincita di un governo che ha scelto la stampa come nemico”.
L’Argentina forse non è così lontana nonostante i 10000 chilometri che ci separano. |