Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
Lula incorona la Rousseff (in attesa di tornare nel 2014)
di Roberto Lovari – Secolo d’Italia 03/11/2010
La vittoria annunciata da mesi è arrivata con il secondo turno con 55,7 milioni di voti e il 56% per Dilma Rousseff, 43,7 milioni di voti per Serra e il 44% su 99 milioni di votanti. A 10 giorni dal primo turno sembrava che la candidata scelta da Lula per essere la sua erede politica, potesse essere eletta subito .Ma a frenare quel successo che Lula non aveva ottenuto nemmeno lui, , ovvero vincere al primo turno,erano intervenuti due o tre problemi che erano costati cinque o sette punti in percentuale. Uno scandalo aveva colpito Eunice Guerra che aveva ereditato il ministero che era stato di Dilma, un figlio e un fratello del ministro avevano montato una lobby per fare affari, così almeno dice l’inchiesta della giustizia. Improvvisamente settori del mondo cattolico e di quello evangelico avevano accusato Dilma di non avere una posizione chiara sull’aborto. La sorpresa Marina che con la sua bella figura aveva drenato non pochi voti proprio tra quelle fasce della cosiddetta classe c, ovvero quei settori di popolazione che proprio grazie ai successi della politica economica di Lula, erano usciti dalla povertà. Certamente non è mancato lo sconforto e la sorpresa negli ambienti di Dilma e di Lula. A questo punto Lula si è letteralmente scatenato percorrendo in lungo e in largo un paese dove fare campagna elettorale significa la mattina, per fare un esempio europeo, parlare a Roma, la sera stessa a Berlino o a Parigi, il giorno dopo a Lisbona e la sera a Varsavia. Una volta conosciuta la neutralità di Marina, la partita ha cominciato a chiudersi mettendo subito Dilma in chiaro vantaggio. Jose Serra è stato un ottimo candidato, in linea con la sua grande storia personale di serietà e capacità amministrativa e politica, con un grande passato di democratico e di persona nata da una famiglia povera di origine italiana, che ha saputo elevarsi fino a diventare professore universitario. Serra si è battuto bene, non ha fatto sempre lo stesso il suo partito, il PSDB, spesso, come nel secondo collegio elettorale per grandezza del paese, il Minas Gerais, si è lasciato condizionare nel primo turno da fattori locali. La volontà del governatore uscente Aezio Neves di privilegiare più l’elezione del suo successore che la campagna presidenziale è costata cara a Serra. È tipico del Brasile l’intrecciarsi delle vicende politiche degli Stati con quelle della federazione con situazioni a volte contraddittorie. Dilma ha avuto uno sponsor eccezionale: Lula.Non occorrono molte parole per dire come il vero vincitore di questa campagna elettorale del 2010 è lui, con il suo 83% di ottimo, il 14% di buono o regolare, il 3% di pessimo o cattivo di consensi sulla sua presidenza. Bisogna pensare al tesserino esibito nella campagna elettorale gratuita in tv da Dilma con grande enfasi e ripetutamente, è il tesserino della”Bolsa Familia”, un programma sociale che tocca circa 13 milioni di famiglie, cioè 50 milioni di persone. Con un contributo di circa € 60 mensili queste famiglie riescono a mangiare tre volte al giorno. Ma Lula non è stato solo questo, grazie al suo rigore nella politica economica, la lotta all’inflazione, ha portato il Brasile ad essere una calamita per gli investimenti internazionali tanto da dover mettere una tassa del 6% per frenare l’afflusso di dollari. Certamente un voto che è un forte riconoscimento per il presidente più popolare della storia del Brasile, ma che apre anche una nuova pagina nella storia del paese. Il Brasile esce politicamente cambiato dal voto del 31 ottobre e non solo perché esce di scena il fenomeno Lula. La nuova “presidenta”, della quale bisogna dire che è stata molto capace nel cambiare l’immagine del passato di rigida intellettuale di sinistra, si ritroverà di fronte realtà complesse con cui si dovrà confrontare. A differenza di Lula avrà ben 350 deputati su 513 e 51 senatori su 81. Saprà la prima presidente donna del Brasile “governare” le aspettative, alcuni dicono fameliche, dei suoi numerosi sostenitori? È vero che il candidato del PSDB è stato battuto, ma ben tre stati cardine nell’economia, San Paolo, MIinas Gerais e Paranà, saranno governati da un uomo del PSDB, i tre Stati fanno da soli più del 50% del Pil nazionale, e i governatori influenzano molto i senatori e i deputati eletti nel loro stato. Quale sarà l’atteggiamento di Dilma verso un fatto nuovo emerso vistosamente solo nelle elezioni di quest’anno? il voto è evangelico. Pur divisi nel voto tra Serra e la Rousseff, quel 20% e più di Evangelici ha mostrato clamorosamente la sua presenza e il suo peso nel mondo politico brasiliano. Altro tema, ma appena all’inizio, è quello dei rapporti tra Dilma e Lula. Ci sarà ”il potere dietro il potere” come era in Argentina con il presidente Cristina Kirchner e il recentemente scomparso Nestor, ex presidente e marito? In fine di campagna elettorale Dilma a Rio ha detto, sorprendendo i partiti alleati presenti all’incontro, che Lula potrebbe essere candidato nel 2014, come alcuni maligni avevano ventilato quando Lula lanciò la sua candidatura. Frattini il 13 settembre a Roma in una riunione del Pdl aveva detto che avrebbe chiesto a Lula di estradare Battisti prima della fine del suo mandato, cioè il 31 dicembre. Lula accoglierà la richiesta di Frattini in senso contrario, lasciando Battisti in Brasile, ciò al fine di evitare situazioni spinose all’inizio del mandato della sua pupilla, lo dice l’autorevole giornale ”O Estado de San Paulo”.

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