Brasile & Sud America
 
 
BRASILE (BRASILIA)  
Ecco Dilma Roussef futura "presidenta" del Brasile post Lula
di Roberto Lovari – l’Opinione 01/09/2010
Il 3 ottobre si voterà in Brasile per eleggere il presidente della Repubblica, i governatori dei 26 Stati più il distretto federale di Brasilia , i legislativi dei vari Stati, la camera dei deputati e i due terzi dei senatori. Mentre per sapere i risultati dei vari Stati, dei diversi momenti elettorali, bisognerà aspettare il 3 ottobre o il secondo turno nell'ultima domenica del mese, per la competizione elettorale presidenziale i sondaggi ci danno già il nome del vincitore,Dilma Rousseff, la candidata di Lula. Dopo due mandati, 2003-2006 e 2007-2010, il presidente brasiliano non si poteva ripresentare essendo proibito in Brasile il terzo mandato. Senza sentire nessuno e tanto meno il suo partito, Lula, prima riservatamente poi sempre più apertamente, ha lanciato fin dal mese di gennaio la candidatura di Dilma Rousseff, suo ministro della Casa Civil, che potremmo paragonare in Italia alla carica di sottosegretario alla presidenza. Il personaggio ha destato all'inizio non poche perplessità per non dire anche malignità. La Dilma, in Brasile i politici vengono chiamati più con il nome di battesimo che con il cognome, era una donna di indubbie capacità politiche, con un passato splendido di opposizione al regime militare, opposizione pagata con la prigionia e le torture, ma non veniva dal vecchio PT, il Partito dei Lavoratori di Lula, non aveva mai affrontato prove elettorali, aveva un aspetto e modi un po' intellettuali e freddi ben diversi dai modi franchi e popolari di Lula. Le malignità sono arrivate a spiegare la scelta con due ragioni, se vince Dilma ha promesso che non si candiderà nel 2014 permettendo così il ritorno a Lula, se perde, Lula sarà candidato senza problemi fra quattro anni. Lula non ha dato ascolto al suo partito né ai suoi alleati. Dopo alcune incertezze ha convinto il suo partito, il PT, e gli alleati, che ha raccolto numerosi attorno alla sua candidata, a cominciare dal partito più grande del Brasile, il centrista PMDB, al quale spetterà la carica della vicepresidenza. Senza attendere l'apertura ufficiale della campagna è partito portando la Dilma ovunque e parlando di lei apertamente come suo successore, ciò fino al mese di giugno quando la convenzione nazionale del PT ha ufficializzato la candidatura. Da parte sua l'opposizione non era stata ferma, ma fin da gennaio il PSDB, il principale partito facente parte dell'opposizione aveva scelto, dopo qualche incertezza, il governatore dello Stato di San Paolo Jose Serra. Figlio di un italiano nato a Corigliano Calabro ed emigrato a San Paolo prima della seconda guerra mondiale ha un curriculum di vita e politico di grande rilievo. La famiglia è modesta, il padre ha un banco di frutta del mercato, Serra studia e diventa professore universitario, si esilia quando arrivano i generali nel 64, tornato in patria ha una lunga carriera politica, deputato, governatore, ministro, il tutto svolto con una serietà e capacità riconosciutagli da tutti. Nei primi mesi dell'anno Serra è in testa nei sondaggi con il 40% delle preferenze contro il 25 % della Rousseff, a fine maggio i due candidati si mettono in parità con un 40% dei voti. Per due mesi, giugno e luglio, la parità rimane fissa, anche nella figurazione del secondo turno, mandando in tilt tutti i commentatori e i sondaggisti che ricordano che in genere chi è in testa a giugno e a luglio è poi il vincitore a ottobre. Due mesi di attesa poi ad agosto la svolta, la grande svolta. Prima con qualche punto, poi aumentando ad ogni sondaggio, fatti ogni due o tre giorni, la Rousseff secondo l'ultimo di agosto se si votasse adesso verrebbe eletta con il cinquantanove percento dei voti, Serra si fermerebbe ad un magro 27%, la candidata verde Marina da Silva al 7%. I commentatori non hanno dubbi, è l'effetto Lula, è arrivato in porto il trasferimento di voti che Lula ha operato, grazie alla sua popolarità. L'ultimo sondaggio gli dà un primato storico, il 79% dei brasiliani giudica il suo governo buono o ottimo. Scrive il giornalista della Folha Fernando Canzian: “niente di sorprendente in un paese che ha vissuto una grande distribuzione di reddito negli ultimi otto anni. 30 milioni di persone sono uscite dalla povertà, più crescita e sensazione di benessere tra i più poveri. Per un paese diseguale povero è un effetto monumentale. Nel momento del voto l'elettore non pensa ad altra cosa. Nel Brasile di Lula lo Stato è entrato in casa per la prima volta con la Bolsa Familia o un posto di lavoro nuovo”. La bolsa familia è un piano di assistenza sociale dello Stato che fornisce mensilmente un contributo di circa € 50 a 15 milioni di famiglie povere. Lula ha saputo governare guardando rigidamente alle regole dell'economia del mercato ma portando avanti insieme alla crescita e alla stabilità economica programmi di solidarietà sociale concreti. È normale l'attesa di vedere la”Presidenta” in azione.

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