I rapporti tra Stati Uniti e America Latina hanno avuto negli ultimi anni significativi cambiamenti. La presenza politica ed economica della potenza nordamericana è oggettivamente diminuita a sud del Rio Grande, confine classico con l’America Latina. Il problema è capire se ciò sia avvenuto perché gli USA, presi da altri problemi, abbiano “mollato” il Sudamerica o ne siano stati cacciati dai nuovi governanti della regione. Complessi e difficili sono sempre stati i rapporti tra le due Americhe, quella anglosassone e quella ispano lusitana. Gli USA, quando sostituirono l’Inghilterra nel finire del secolo XIX come potenza egemone delle tre Americhe, pensavano di esercitare un diritto e un dovere. Al di là dei contenuti della sbandierata dottrina Monroe, i nordamericani pensavano cosa normale vendere merci e prestare denaro a quei loro vicini del sud tanto sottosviluppati economicamente e in perenne instabilità politica. Le cose si fecero complicate quando il “cortile di casa” cominciò a guardare a ideologie e a potenze che venivano da lontano e contendevano globalmente il potere e il modello di vita degli USA. Gli anni della guerra fredda videro una stretta alleanza tra forze centriste e di destra con gli USA per arginare Cuba e l’URSS. È proprio con la caduta del comunismo in Russia nel dicembre del 1991 che iniziarono due decadi piene di grandi novità. Dal 1991 al 2000 vede completarsi quel fenomeno del ritorno dei militari in caserma iniziato negli anni ottanta e l’approdo dell’America Latina, Cuba esclusa, a sistemi democratici e su posizioni chiaramente filo USA. Il decennio successivo vede profondi cambiamenti, in molti paesi prendono il potere leaders della sinistra radicale, si va da Correa in Ecuador a Morales n Bolivia, all’accentuazione delle posizioni di Chavez, ai leaders di sinistra moderata come Lula in Brasile e Tabare Vazquez in Uruguay. Solo la Colombia e il Perù restano chiaramente filo USA, mentre l’Argentina continua la tradizionale avversione del peronismo per i nordamericani. Il povero Bush viene ricevuto nel 2005 in Argentina con riunioni ostili a cui partecipano addirittura capi di stato. L’anno successivo il sempre pittoresco Chavez in piena assemblea ONU paragona il presidente USA al diavolo di cui sento l’odore di zolfo. Ricompaiono antiche presenze, quella russa e quella cinese, ne compaiono di nuove ed inquietanti come quella iraniana. La nascita del UNASUL (Unione delle Nazioni dell’America del Sud) sembra dare anima a strutture organizzative al sogno dei latino americani di porre fine all’egemonia statunitense. Ma non tutti gli opinionisti e commentatori dell’America Meridionale pensano, come sbandierano Chavez e soci, che gli USA siano stati “cacciati”, ma ritengono e temono che gli USA abbiano “mollato” l’America Latina. Il primo a lanciare l’allarme è stato Andres Oppenheimer che riporta come Obama abbia annunciato come sia sua intenzione di costruire un largo accordo commerciale con l’Asia e il Pacifico. È chiaro che l’accordo transpacifico porterà non pochi danni per le economie dei paesi latino americani. Gli USA, dopo l’11 settembre, guardano al Medio Oriente, all’Iraq e all’Afganistan; l’America Latina non è un problema e non risolve nessun problema. La riprova del disinteresse dell’America di Obama lo si riscontra nella richiesta di aiuti per l’estero: viene proposto un aumento del 13% per l’Africa, un 7% in più per il Medio Oriente, quasi il 60% per l’Asia, una riduzione del 10% per l’America Latina!! Gli USA rispondono che la diminuzione degli aiuti è rivolta principalmente al settore militare, ma per gli osservatori il dato più preoccupante è l’assenza di qualunque iniziativa per promuovere l’integrazione economica con l’America Latina. Nulla di tutte quelle speranze che si erano accese quando Obama ad inizio mandato al vertice delle Americhe di Trinidad aveva promesso “ un nuovo rapporto con l’America Latina”. Forse Obama aveva acceso troppe speranze tra gli ibero americani, ma una cosa sono i commentatori, un’altra i cittadini. Ce lo conferma un sondaggio di Latino barometro, un serio istituto di Santiago del Cile, in un’inchiesta svolta in 18 paesi dell’America Latina il 74% dei cittadini ha un’opinione positiva degli Stati Uniti, in Venezuela viene visto bene solo dal 44%. Continua l’effetto Obama? Ad oggi nessuno lo sa. |