Brasile & Sud America
 
 
VENEZUELA (CARACAS)  
Cancellare le elezioni? A Caracas forse si può.
di Roberto Lovari – Secolo d’Italia 02/07/2010
Uno dei principali oppositori di Chavez, il governatore dello stato venezuelano di Carabobo, Henrique Fernando Salas Feo, ha lanciato l’allarme sul pericolo che le elezioni del 26 settembre per la nomina del nuovo parlamento vengano cancellate. Secondo l’esponente dell’opposizione tutti gli atti recenti del governo di Chavez sono fonte di caos e di un aggravamento della crisi del paese. Chavez sa che l’opposizione ha ritrovato l’unità e non commetterà l’errore di non presentarsi come accaduto nel passato lasciando il parlamento totalmente nelle sue mani. Seguendo un copione classico della presa del potere delle vecchie “democrazie popolari” Chavez ha imposto nelle forze armate venezuelane suoi uomini di fiducia allontanando quelli non fidati. Non solo all’esercito è stato imposto il vecchio slogan castrista “patria, socialismo o morte”, ma i cubani, si parla di 50.000 presenze, sono attivi in vari campi della società venezuelana, ma particolarmente attivi nei servizi segreti. Cuba in cambio del petrolio fornisce a Chavez la sua cinquantennale esperienza nel mantenere un regime repressivo al potere. Non sono senza ragioni gli allarmi lanciati da Catalina Botero, relatrice della CIDH (Commissione interamericana dei diritti umani) della Organizzazione degli Stati Americani (OSA). In Venezuela, secondo la Botero, la stampa libera è aggredita ogni giorno e non è più in grado di svolgere il suo ruolo. Viene ricordato come nel 2007, dopo 50 anni di trasmissioni, viene chiusa RCTV. Nel 2009 ben 240 radio AM e FM vengono chiuse con scuse burocratiche. Nel gennaio di quest’anno Chavez obbliga 24 canali via cavo a trasmettere i suoi discorsi. È di questi giorni la richiesta all’Interpol di arrestare il presidente della Globovision, ultima TV che fa opposizione. Di fronte a questo clima sempre più illiberale l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), per bocca del suo segretario generale, il cileno Jose Miguel Insulza, dichiara che la “democrazia non si impone. Se il Venezuela non ha chiesto osservatori per le elezioni di settembre non si può fare nulla”. Salvo invece essere durissimi con l’Honduras che ha realizzato elezioni democratiche ma non riconosciute da Chavez e da Lula. Se le libertà di stampa e i diritti civili subiscono ferite quotidiane, è nel campo economico che Chavez ha accelerato il suo cammino verso il “socialismo del XXI secolo”. Se l’intervento nel campo dell’informazione produce gravi danni alla democrazia del paese, quello nel campo economico e finanziario arreca danni alla vita pratica dei venezuelani, come la difficoltà crescente di rifornirsi di beni alimentari sui quali pesa una inflazione del 30%. Come è noto Chavez ha nazionalizzato i settori del petrolio, delle infrastrutture, del finanziario (banche e controllo sul cambio), dei prodotti alimentari, ed è in questo campo che si è verificato lo scandalo più clamoroso tra i tanti e i numerosi fallimenti e disastri. Si è scoperto che, mentre i venezuelani devono fare miracoli per trovare il cibo, l’agenzia creata da Chavez per importare prodotti alimentari, la PDVAL, della potente società petrolifera venezuelana, ha lasciato marcire 30mila tonnellate, l’opposizione dice 70mila, di carne e altri prodotti alimentari importati dall’estero nei containers di Porto Cavallo.
In questo scenario di grandi difficoltà di ogni tipo, la denuncia del governatore Salas sulla strategia di Chavez di creare il caos per poter rinviare le elezioni di settembre diventa fortemente credibile. Anche in questo caso il presidente dell’Eni, come ha dichiarato mesi fa al Sole 24 Ore, dirà che “Chavez è un grande politico”?

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