La settimana passata e i due giorni di sabato 12 e di domenica 13 sono senza ombra di dubbio giorni significativi per l'economia e la politica del Brasile. Infatti i dati dell'economia hanno riservato un dato che non si aveva da 15 anni, il PIL è cresciuto del 9,6 per cento nel primo trimestre dell'anno, solo la mitica Cina fa meglio, è prevedibile che la fine dell'anno significhi un ottimo 6,5% annuo. Ma accanto a questa buona notizia il Brasile ha nel mese di giugno la definizione dei candidati per le elezioni del 3 ottobre e se necessario il secondo turno domenica 24 dello stesso mese. Verranno eletti il presidente della Repubblica con un vice, i 27 governatori degli Stati, la Camera dei deputati e verrà rinnovata una parte dei senatori. I processi di scelta dei candidati in Brasile sono regolati dalla legge, dalle "convenzioni", specie di congressi. Certamente queste convenzioni non partono dal nulla, ci sono già stati vari momenti precedenti in cui i vari candidati hanno annunziato la loro scelta di candidarsi. Per esempio Lula, impossibilitato perché in Brasile non esiste la possibilità di un terzo mandato, ha indicato come suo successore il ministro della Casa Civil, una specie di segretario alla presidenza per voler fare una analogia italiana, Dilma Roussiff. Già nel mese di febbraio durante il congresso celebrativo dei suoi 30 anni di vita politica il PT, "partito dei lavoratori", il partito di Lula l'aveva già acclamata come candidata. Anche il PSDB, "partito della sociale democrazia brasiliana", principale partito di opposizione a Lula, dopo una riunione degli organi del partito nel mese di aprile, aveva lanciato la candidatura di Jose Serra, già governatore di San Paolo. Candidature rese ufficiali nei giorni di sabato 12 nella convenzione svoltasi nella città di Salvador, nel Nord est, per il PSDBE, e a Brasilia per il PT domenica13. Certamente non sono mancate anche altre "convenzioni importanti" come quella tenutasi a Brasilia giovedì 10 dal partito verde che ha lanciato la candidatura di Marina da Silva, già ministro dell'ambiente di Lula. Occorre subito dire senza retorica o spirito agiografico che si tratta di tre candidature di ottimo livello politico e morale. Tutte con un passato democratico e senza ombra alcuna di fenomeni di corruzione o di clientelismo, mali diffusi non poco nel paese. Certamente personalità diverse con alleanze e blocchi sociali di riferimento diversi. La 62 Dilma, in Brasile i politici vengono chiamati preferibilmente con il nome, ha un lungo passato politico prima nell'opposizione al regime militare negli anni ‘64 – ‘85, messa in prigione ha anche subito la tortura, ha partecipato alla lotta armata. Da anni nel governo Lula si è fatta fama di donna capace e molto decisa elemento che le viene imputato insieme al fatto che non si è mai cimentato in una prova elettorale. Al contrario del paulista Serra che ha una esperienza in tutti i campi delle istituzioni, comune di San Paolo, nello stesso stato, al governo federale dove ha fatto il ministro. Bella la sua storia personale quando ricorda di aver aiutato per anni nel banchetto di frutta al mercato di San Paolo il padre Francesco, nato a Corigliano Calabro ed immigrato in Brasile prima della seconda guerra. Professore universitario Serra è stato a lungo esiliato per sfuggire ai militari che governavano il suo paese. Difficile non commuoversi alla convenzione verde, Marina ha detto: "grazie papà se tu non mi avessi detto prendi i soldi della raccolta della gomma e vai a studiare in città, figlia mia". Marina è nata nello stato dell’Acre dove nel profondo delle foreste si raccoglie la gomma dagli alberi per vivere. All'inizio la campagna elettorale è partita calma e tranquilla, Serra guidava la lista delle preferenze con il 37%, con 10 punti di meno veniva Dilma, poi Marina. Poi la rivista Veja, la più diffusa in Brasile, ha fatto un servizio su di un tentativo da parte di un giornalista dello staff di Dilma di costruire un dossier su una figlia di Serra. Denunzie e contro denunce. Nel contempo Lula , forte di un 75% di consensi, parte nella operazione "trasferimento preferenze" su Dilma. Ogni occasione ufficiale è buona, la giustizia elettorale lo multa, è proibito fare campagna prima di una certa data. Ad oggi i due candidati sono alla pari con un 37%, Marina è attestata su un ottimo 12%. Previsioni difficili sul risultato finale, mancano due fattori molto importanti, la distribuzione dei tempi della campagna elettorale in Tv, le vicende elettorali nei vari stati dove spesso le alleanze non sono quelle che i partiti hanno a livello nazionale. In Tv gli spazi sono così distribuiti, un terzo per tutti i candidati in parti eguali, i due terzi secondo la consistenza dei blocchi di partiti che appoggiano i vari candidati. Alla fine di giugno saranno chiare le scelte. Il 17 agosto e fino al 30 ottobre comincerà la campagna elettorale che conta veramente, quella in TV. |