Brasile & Sud America
 
 
SUD AMERICA E LATINA  
Ora la prossima sfida, in favore dei latinos
di Roberto Lovari da Secolo d’Italia 23/03/2010
In questi giorni negli USA la questione sanitaria ha indubbiamente, e a ragione, messo in ombra un altro grande problema, quello della regolarizzazione degli 11 o 12 milioni di Latinos o Hispanos “indocumentados”, ovvero che vivono e lavorano clandestinamente nel paese. La questione è importante per varie ragioni: sui circa 300 milioni di statunitensi circa 45 milioni parlano spagnolo, in piccola parte anche portoghese, diventando così il secondo gruppo etnico negli USA, superando quella degli afroamericani che è di circa 30 milioni. Bisogna ricordare che Obama realizzò un miracolo, quello di prendere il 67% dei voti dei dieci milioni di Latinos che andarono alle urne per eleggere il presidente nel novembre del 2008. Cosa non facile per due ragioni, primo le comunità negre e ispaniche non hanno mai avuto buoni rapporti, ci si aspettava dai Latinos un rigetto del nero Obama, inoltre il concorrente, il senatore dell’Arizona John Mc Cain, era stato protagonista insieme a Ted Kennedy di un tentativo fallito di regolarizzare gli “indocumentados”. In campagna elettorale Obama aveva preso impegno di risolvere il problema nel primo anno di presidenza. Così non è stato e, mentre le Camera è impegnata nel risolvere lo spinoso problema della sanità, nel parco Mall migliaia e migliaia di Hispanos si sono riuniti. Sono stati convocati da più di 100 gruppi di difesa degli immigrati che hanno promesso la partecipazione di più di centomila persone provenienti con tutti i mezzi da tutti gli stati dell’Unione. Sono venuti a ricordare a Obama che non si può più aspettare per risolvere il problema. Le agenzie dell’immigrazione hanno indurito la politica delle retate e delle deportazioni. Nel 2009, che comprende i primi dieci mesi del governo di Obama, ci sono state 387.790 espulsioni, di più dell’anno precedente sotto il governo del tanto (ingiustamente) vituperato Bush (369.221), dati forniti dal portavoce del Dipartimento della Sicurezza Matthew Chandler. Di fronte al Campidoglio di Washington domenica 21 marzo decine di migliaia di Hispanos, legali o no, insieme a migliaia di attivisti hanno chiesto che la bozza di legge del senatore democratico Charles Schumer e del repubblicano Lindsey Graham presentata a dicembre divenga una proposta di legge presentata ufficialmente nei due rami del parlamento americano. Molti osservatori affermano che questa lotta dei “Latinos” richiama quella degli anni ’60 portata avanti dalla comunità afro discendente per i diritti civili.
Obama, pur occupatissimo con la riforma della sanità, giovedì 18 marzo ha fatto una dichiarazione in cui promette che farà tutto quello che è in suo potere per far sì che la riforma della legge sull’immigrazione sia inviata al Congresso entro l’anno. Il comunicato della Casa Bianca afferma inoltre che la bozza di riforma elaborata dal democratico Schumer e dal repubblicano Graham risponde alle esigenze della sicurezza della frontiera e impone responsabilità sia ai clandestini che ai datori di lavoro. La bozza di legge prevede che i clandestini devono riconoscere che violarono la legge, pagare una multa e le tasse arretrate, inoltre fornire i precedenti penali e dimostrare di sapersi esprimere in inglese.
Obama ha avuto nei giorni scorsi contatti separati con rappresentanti dei Latinos e con i senatori Schumer e Graham, in questi incontri ha fatto presente che al momento non ha la maggioranza per far passare la riforma. Molti sono i fattori che indeboliscono la proposta di riforma, ad esempio Heather Mc Donald dell’istituto Manhattan afferma che la legalizzazione dei clandestini sarà un errore che spingerà nuovi “indocumentados” ad entrare nel paese.
Alcune inchieste hanno mostrato come l’America Latina venga vista come un’area poco importante, i vari Castro e Chavez sono considerati più fastidi ridicoli che problemi reali. Due anni fa in una inchiesta il 76% degli abitanti degli USA risposero che il Presidente deve avere come priorità quella di frenare l’immigrazione dai paesi a sud del Rio Bravo, visto non solo come confine con il Messico, ma con tutta l’America Latina. Non sarà facile per Obama mantenere le proprie promesse, fare una riforma dovuta sul piano della giustizia e della cristiana solidarietà senza scontentare la “pancia” del popolo americano.
A novembre si vota per il Congresso e per i Governatori. Vorrà Obama dopo la vittoria della sanità affrontare una nuova difficile battaglia? Lo vorrà e ne avrà la forza?

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