La settimana passata Lula ha fatto il suo primo viaggio in Medio Oriente, in quattro giorni da Domenica 15 marzo 2010 ha visitato Israele, i territori palestinesi e la Giordania. Un viaggio per tentare di concretizzare la più volte dichiarata volontà e disponibilità a partecipare alle trattative per trovare una soluzione alla annosa contesa tra Israele e gli Arabi. Il viaggio era cominciato sotto un diluvio di critiche per la gaffe commessa da Lula che aveva paragonato i dissidenti cubani che digiunano ai delinquenti comuni delle prigioni di S. Paolo. Non solo l’opposizione ma la prestigiosa Organizzazione degli Avvocati Brasiliani (OAB) aveva definito uno “sproposito” la comparazione tra chi si batte contro il regime autoritario di Cuba e i delinquenti comuni. Si aggiungano le critiche dei dissidenti cubani che hanno dichiarato di aver chiesto la mediazione di Lula per il suo prestigio con il governo cubano. La richiesta era stata consegnata all’Ambasciata brasiliana all’Avana ma non inviata per mancanza di firme. Si aggiunga la pesante accusa del dissidente Guillermo Fariñas, ormai in condizioni di salute delicatissime per il lungo digiuno, che ha chiamato Lula “complice della tirannia di Castro”. Il viaggio in Israele, definito da Lula “missione di pace”, era visto da alcuni commentatori come un ulteriore tentativo di acquisire fama internazionale per una eventuale candidatura alla Segreteria Generale dell’ONU. Il viaggio si era aperto sotto un buon auspicio, l’ottima presentazione di Lula fatta dall’autorevole giornale israeliano Haaretz, con una intervista pubblicata il venerdì che precedeva la domenica dell’arrivo in Israele del presidente brasiliano. Il giornale ricorda a Lula come sia stato uno dei primi leaders mondiali a ricevere Ahmadinejad dopo le contestate elezioni, e che in Brasile sia stato tra i cinque paesi che l’anno scorso si astennero nella votazione di condanna nell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica. A questo Lula risponde che ha detto con chiarezza a Ahmadinejad “che non può continuare a dire che vuole la liquidazione di Israele, come è indifendibile la negazione dell’Olocausto, che è un’eredità di tutta l’umanità”. Ha aggiunto che “il fatto di avere idee differenti con Israele non lo autorizza a negare la storia”. Per Haaretz il governo israeliano non gradirà il viaggio di Lula a maggio in Iran e ascolterà con diffidenza la proposta del presidente brasiliano di aggiungere il Brasile tra i mediatori, presenza utile e necessaria dopo gli ultimi fallimenti nelle trattative tra Israele ed Arabi. L’intervista sottolinea che Lula si sente un mediatore, capace di trattare nello stesso tempo con Chavez e Bush. Sicuramente positivo è stato l’incontro con gli imprenditori israeliani. Lula ha ricordato le prospettive economiche del Brasile e come la “il Virus della pace” sia un elemento costitutivo della sua personalità. Tutto negli incontri con Peres sembrava andare bene, ribadita volontà del Brasile di partecipare alle trattative di pace senza però entrare nei dettagli, come ha successivamente dichiarato il ministro degli esteri brasiliano Celso Amorin. Le critiche degli israeliani alla posizione del Brasile sull’Iran sembravano mantenersi su di una normale diversità di opinioni fino a quando Lula non ha parlato alla Knesset, il parlamento israeliano. Aula mezza vuota, i deputati israeliani sono troppo abituati a vedere i potenti del mondo per andare al di là della curiosità per questo ospite, figura molto interessante ma che in Medio Oriente conta poco o nulla. Ma non solo vi sono pochi deputati ma manca addirittura il ministro degli esteri Avigdor Lieberman. Il ministro ha spiegato in una dichiarazione la ragione del suo boicottaggio a Lula: non ha visitato la tomba di Theodor Herzl, fondatore del movimento sionista e considerato il padre di Israele, mentre visiterà la tomba di Yasser Arafat. Per il ministro israeliano Lula ha violato il protocollo. Il portavoce di Lula ha risposto che non vi era stato semplicemente il tempo. Meno formale la risposta di Marco Aurelio Garcia, il consigliere speciale per gli affari internazionali di Lula, da molti visto come il vero ministro degli esteri del Brasile. Senza mezzi termini Lieberman è stato “scortese” nei confronti di Lula, che invece violando il protocollo che gli impone di ricevere solo suoi pari grado, quando il ministro degli esteri israeliano è stato in visita in Brasile è stato ricevuto da Lula stesso. Ritornato in Brasile Lula ha parlato del suo viaggio in Israele, nel programma alla radio “Caffè con il Presidente”. “Il mio viaggio aveva anche l’obiettivo di allargare i rapporti economici con quella area geografica. Tutti in Medio Oriente credono che il Brasile può essere utile nelle trattative. Certamente, dice Lula, è difficile definire un ruolo per il Brasile in una vicenda così complicata e complessa. Dovrebbe essere l’ONU a risolvere la questione”. L’opposizione in Brasile ha detto senza mezzi termini che Lula ha affrontato una cosa molto più grande di lui rischiando di apparire patetico, velleitario e megalomane. L’unico risultato certo è stata la proposta della Autorità Nazionale Palestinese (ANP) di indicarlo per la carica di Segretario Generale delle Nazioni Unite. Peccato che l’ANP non faccia parte nemmeno dell’ONU, ha solo un ufficio di rappresentanza senza voto. |