in questi giorni la stampa italiana ha riportato la notizia dell’accordo “strategico”, come lo ha definito Chavez, con la Russia di Putin. Trenta firme in altrettanti accordi per collaborazioni in campo energetico e per prestiti per l’acquisto di armi per l’esercito venezuelano. È l’ultima mossa della vasta offensiva del presidente venezuelano per riconquistare popolarità in vista delle elezioni legislative del prossimo 26 settembre. Chavez sa che questa volta le elezioni si svolgeranno in una situazione totalmente diversa dall’ultima volta. L’opposizione non commetterà l’errore di non presentarsi come nel passato per mancanza di garanzie democratiche, la sua popolarità è in ribasso a causa della crisi economica, della mancanza di energia elettrica, della repressione scatenata contro l’opposizione e i mezzi d’informazione. L’inflazione, la più alta dell’America Latina, il 40%, erode quotidianamente il potere d’acquisto del bolivar, la cui svalutazione dei giorni passati ha prodotto una gara agli acquisti prima che venissero fissati i nuovi prezzi. Le giornaliere statalizzazioni di ampi settori dell’economia ha prodotto spesso mancanza di beni, compresi quelli alimentari. Per non dire della caduta del 50% del prezzo del petrolio che si è ripercosso in maniera drammatica sulle entrate dello stato sempre più impegnate nelle spese di sostegno agli alleati stranieri, come Cuba, o quelle populiste. Ad aggravare la situazione del paese si è aggiunta una siccità senza precedenti che, essendo la produzione di energia elettrica per il 70% di origine idroelettrica, ha prodotto una situazione difficilissima.
Il Venezuela è il quarto paese del mondo per esportazione di petrolio, ma negli ultimi dieci anni non ha investito nella creazione di nuovi impianti idroelettrici o termici per la produzione di energia. La risposta di Chavez alla mancanza di energia è stato il razionamento, chiunque, privato o impresa pubblica o privata, deve ridurre il consumo del 20%, chi non rispetterà la riduzione richiesta si vedrà sospesa la fornitura di energia elettrica per un giorno intero. Nei giorni passati sono già state comminate un centinaio di queste multe a varie imprese. A Pasqua per risparmiare le vacanza sono cominciate il lunedì 15 tra le proteste dei vari settori, da quello produttivo a quello turistico, per i tre giorni persi di produzione e d’inattività. Ma se la crisi nel campo economico tende ad aggravarsi creando fenomeni che ricordano le democrazie popolari del passato, come il cambio nero tre volte superiore a quello ufficiale, è nel campo politico e delle libertà individuali e collettive che la situazione sta diventando estremamente preoccupante. Chavez aveva dichiarato a fine 2009 che la situazione si sarebbe “radicalizzata”, ovvero occorreva accelerare il cammino verso il socialismo. Non esiste organizzazione internazionale che si occupi di diritti umani che non abbia denunciato l’aggravarsi della repressione in Venezuela. Amnisty International. Human Wright, la commissione interamericana dei diritti civili dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), Reporters senza frontiere, hanno denunciato negli ultimi due mesi come il governo venezuelano stia reprimendo sempre più duramente chi dissente da Chavez. È stato arrestato un deputato che aveva denunciato come il Venezuela fosse coinvolto nel traffico delle droghe, stessa sorte è toccata per alcuni giorni a Guillerme Zoloaga, presidente delle Globo vision, una rete televisiva di opposizione. La Chiesa Cattolica, per bocca della conferenza dei Vescovi, ha duramente denunciato la violazione delle norme più elementari della democrazia. A tutto ciò si aggiunga uno spaventoso dilagare degli omicidi, ben 16000 nel 2009, a Caracas gli indici sono terrificanti, 130 omicidi ogni 100.000 abitanti, nella violenta San Paolo del Brasile sono 29!!
Chavez a tutto questo risponde che si tratta di propaganda contro di lui e contro il “Socialismo del XXI secolo” di cui lui è la bandiera.
L’ultimo atto della repressione è l’arrivo di Ramiro Valdes con la motivazione ufficiale di aiutare il paese ad uscire dalla crisi energetica. In realtà Valdes è, dopo i fratelli Castro, l’uomo che conta di più a Cuba, formato dal KGB e dalla Stasi è stato per anni ministro degli interni ed è esperto di ogni forma di repressione, da quella classica della galera ai complicati mezzi di controllo della moderna internet.
I giorni che mancano alle votazioni di settembre saranno molto pesanti per il Venezuela. |